Trentasei sindaci della provincia di Reggio nell’Emilia – gli altri, oggi impossibilitati a essere presenti, lo faranno nei prossimi giorni – hanno sottoscritto questa mattina in Provincia un “Patto straordinario per la legalità”, strumento che oltre ad alcuni impegni morali, dà anche alcune importanti indicazioni concrete. Contestualmente, i sindaci hanno sottoscritto anche la nuova Carta di Avviso pubblico, forse il più avanzato strumento volontario di autodisciplina sui temi della lotta per la legalità, contro le mafie e la corruzione.
“Si tratta di un atto volontario, che i sindaci sono stati chiamati a sottoscrivere a titolo personale. Non si tratta di un protocollo di legalità, che ha effetti amministrativi, ma di un accordo di principio generale, in cui si stabilisce una linea politica al di là delle appartenenze partitiche”, hanno spiegato il presidente della Provincia, Giorgio Zanni, e il coordinatore provinciale Anci e delegato regionale per la legalità, Emanuele Cavallaro, sindaco di Rubiera. Scritto alla luce delle esperienze di questi ultimi anni mettendo nero su bianco impegni che vanno al di là delle norme e che dunque potevano essere assunti solo in questo modo, il “Patto straordinario per la legalità” era stato sottoscritto la prima volta – sempre contestualemente – lo scorso anno: oggi, dopo la tornata di elezioni amministrative dello scorso giugno, una nuova firma, con l’adesione dei nuovi sindaci a partire da quello del capoluogo, Marco Massari.
L’adesione impegna i primi cittadini reggiani a promuovere i valori del Patto e della Carta di Avviso pubblico all’interno dei municipi come codici di comportamento ai quali ispirare l’azione amministrativa. In particolare, i sindaci reggiani si impegnano personalmente “ad applicare, difendere ed innovare costantemente il sistema dei protocolli di legalità sviluppato di concerto con la Prefettura per prevenire e combattere l’infiltrazione mafiosa sul territorio” nonché “straordinarie cautele per la tutela dell’integrità delle amministrazioni comunali, esigendo le dimissioni o l’astensione dai procedimenti decisionali da parte di amministratori o funzionari che siano interessati da interdittive o da esclusione dalle white list, nonché da quanti siano colpiti da provvedimenti per reati connessi alla criminalità organizzata, applicando un “principio di precauzione”, nel rispetto delle norme vigenti”.
Il Patto prevede inoltre che i sindaci individuino “le migliori procedure per raccogliere e far pervenire segnalazioni dal territorio e dai sindaci su situazioni meritevoli di approfondimento”, offrano “la più ampia e franca collaborazione alle forze dell’ordine, alla Procura della Repubblica e alla Prefettura per le rispettive azioni di indagine, repressione e prevenzione del fenomeno mafioso sul nostro territorio” e si attivino “sempre ed in ogni caso, anche tramite l’ufficio legale convenzionato della Provincia, per valutare la proposta di costituzione di parte civile dei Comuni in caso di processi relativi a reati di mafia che riguardino il proprio territorio”.