Prosegue il cammino che si snoda attraverso le commemorazioni di tragici fatti accaduti in quel fatidico 1944 anno cruciale per gli esiti della guerra e per la Resistenza, segnato da efferate stragi e rappresaglie nazi-fasciste nel nostro territorio e non solo.
Tra i terribili avvenimenti dell’estate del 1944 siamo ora a ricordare l’Eccidio dei Boschi di Ciano di Zocca, avvenuto il 18 Luglio, che vide il martirio di venti uomini (il più giovane di appena 18 anni), tra partigiani e civili innocenti, torturati ed impiccati, per mano dei fascisti unitamente ai Nazisti. L’efferato avvenimento valse al Comune di Zocca, alcuni anni fa, la Medaglia d’Oro al Valor Civile.
Nelle motivazioni fu ricordato il contributo dato dai cittadini di Zocca alla lotta partigiana, i brutali rastrellamenti e tutte le vittime di quei terribili venti mesi della Repubblica di Salò. Il territorio, infatti, fu teatro di scontri durissimi dovuti anche alla posizione strategica essendo a ridosso della linea Gotica e dell’area bolognese.
Lo storico e giornalista Rolando Balugani, cui nell’eccidio dei Boschi di Ciano vennero trucidati il padre e due zii, con le sue indagini ha contribuito alla ricerca della verità, alla ricostruzione dei fatti e dei responsabili come si può leggere nel suo libro “La Repubblica Sociale a Modena”.
In quel volume emerge un nome: Enrico Zanarini, Capitano della G.N.R., comandante della famigerata Compagnia della Morte, che nella notte tra il 17 ed il 18 luglio 1944 operò Il rastrellamento di quaranta antifascisti in collaborazione con i tedeschi, nelle località Castelletto di Castel di Serravalle (BO) , Montombraro e Montalbano di Zocca (MO), in base ad una lista fornita dalle autorità fasciste della zona. Venti di loro furono poi rilasciati mentre gli altri vennero destinati al patibolo.
Zanarini, che si rese responsabile complessivamente di un’ottantina di omicidi nel 1950 fu condannato all’ergastolo, poi condonato a 30 anni, ma non scontò neppure un giorno di carcere poiché, alla fine della guerra, si rese latitante fino al 1959, quando l’ennesima amnistia cancellò la sua condanna.
Nell’aprile del 2006, Balugani presentò una denuncia con la quale chiedeva alla Procura Militare di La Spezia che venisse identificato e perseguito l’ufficiale tedesco ( Hager o Hagel), che aveva collaborato con la Compagnia della morte nell’eseguire la rappresaglia dei Boschi di Ciano. Responsabilità emersa sia dalle risultanze processuali che dal cosi detto “Armadio della vergogna”, ma le autorità tedesche non riusciranno mai ad identificarlo.
L’Eccidio dei Boschi di Ciano rappresenta uno dei tanti momenti bui del nostro passato, un momento in cui l’odio e la violenza hanno oppresso la nostra società, senza riuscire, però, a sopraffarla e questo grazie al coraggio ed al sacrificio di donne e uomini che hanno lottato per la libertà e la giustizia e che poi hanno contribuito alla ricostruzione del nostro Paese.
Per ANPI, ricordare questi eventi non è solo doveroso nei confronti delle vittime e i loro familiari, ma è anche un impegno per noi stessi e per le future generazioni. È un monito a non dimenticare, a non ripetere gli errori del passato, a costruire una società basata sul rispetto, la tolleranza e la pace. Questi sono i valori espressi nella nostra Costituzione che l’ANPI, da sempre, difende.