Parte giovedì 18 luglio la prima azione di sciopero dei lavoratori delle imprese che applicano il Contratto Nazionale degli Autoferrotranvieri. Lo sciopero nazionale, proclamato dalle Organizzazioni Sindacali di settore, Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Uil, Faisa Cisal e Ugl Fna, riguarderà nella provincia di Modena il personale di Seta, delle società private che operano in sub-concessione a Seta e delle altre società che applicano il Contratto Nazionale degli Autoferrotranvieri.
Lo sciopero verrà svolto con l’astensione dal lavoro degli autisti dalle ore 12.29 alle 16.29 di giovedì 18 luglio prossimo (ai fini del rispetto delle fasce di garanzia previste dalle legge 146) e per il resto del personale nelle ultime 4 ore del turno.
Nonostante tutti i tentativi delle Organizzazioni Sindacali per ricercare un accordo, si è dovuto prendere atto delle indisponibilità delle Organizzazioni Datoriali a rinnovare un contratto nazionale, ormai scaduto lo scorso 31 dicembre 2023, con un incremento economico in linea con l’aumento del costo della vita, teso a rimodulare la parte normativa per consentire una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nonché ad individuare soluzione atte a contrastare il fenomeno delle aggressioni.
Gli atteggiamenti attendisti e dilatori portati avanti dalle Organizzazioni Datoriali (Asstra, Agens e Anav) durante le trattative degli ultimi mesi sono state giudicate inaccettabili. Di fatto i lavoratori del settore stanno assistendo a un costante peggioramento delle condizioni lavorative e retributive. Inoltre si registra una strutturale carenza degli organici aziendali, un aumento degli episodi di aggressioni fisiche e verbali ai danni degli operatori a contatto con il pubblico e una cronica difficoltà a reperire nuovi conducenti e altre figure specializzate.
Il trasporto pubblico locale, che dovrebbe essere un settore strategico per il Paese, vive uno dei suoi peggiori momenti sia per il sottofinanziamento del Fondo Nazionale per il Trasporto Pubblico Locale (al quale mancano circa 900 milioni di euro) sia contestualmente per la mancanza di politiche locali di rilancio del settore.