“Un fatto grave e inaccettabile, che colpisce al cuore il distretto biomedicale di Mirandola e contro il quale è iniziata immediatamente dopo l’annuncio la protesta delle lavoratrici e dei lavoratori che, ne stia certa l’azienda, renderemo la protesta di un intero territorio e di una intera regione. Da queste parti abbiamo combattuto e vinto contro un terremoto e contro una pandemia, rendendo il biomedicale il motore europeo della ripartenza e del riscatto. Di sicuro non ci fermerà il diktat di una multinazionale che pretende di rottamare la vita di oltre 350 lavoratori e l’intero indotto”.
Così Lisa Vincenzi di Filctem Cgil Modena e Alberto Suffritti di Femca Cisl Emilia Centrale alzano lo scudo a difesa dei dipendenti di Mozarc-Bellco, una delle più grandi realtà del distretto biomedicale dell’Area Nord modenese, i cui vertici aziendali annunciando l’intenzione di chiudere la parte produttiva dello stabilimento di Mirandola.
Proposta a cui i lavoratori hanno risposto col gesto più semplice e più forte: l’uscita istantanea dalla fabbrica, primo step di una lotta che si annuncia a tempo indeterminato. Per ora l’unica certezza dopo lo shock dell’annuncio.
Appena un anno fa veniva dato l’annuncio dello spin off, frutto dell’investimento congiunto di due colossi del settore come Medtronic e Da Vita. Oggi lo showdown, con la multinazionale che decide di abbandonare al loro destino centinaia di persone e il distretto mirandolese.
In questo momento l’azienda produce filtri e dispositivi per il trattamento delle patologie renali. “E’ un azienda con grandi potenzialità, sia in termini di infrastrutture ma sopratutto in termini di competenze professionali”, proseguono Vincenzi e Suffritti.
Per il momento la leadership di Mozarc-Bellco ha comunicato che vorrebbe mantenere operativo a Mirandola solo il reparto di ricerca e sviluppo e alcuni servizi a supporto, una strategia che aggiunge al dramma la presa in giro. “Perché non può esserci ricerca se si blocca la produzione”, attaccano Filctem Cgil e Femca Cisl, che rimandano al mittente “nel modo più duro e netto questo pacco avvelenato. Ora è il momento che tutta la Comunità delle forze politiche, del mondo imprenditoriale e delle Istituzioni, a cominciare dalla Regione e dal Governo col suo Ministero del Made in Italy, facciano una scelta di campo netta: oggi non dobbiamo solo difendere un’azienda che pure è enorme. Oggi siamo tutti chiamati a sbarrare la porta ad un modo di fare impresa tossico che può ammalare il biomedicale. Quindi, non lasciate soli le lavoratrici e i lavoratori, tenete insieme a noi altissima l’attenzione e portate questo tema anche in Europa. Non possiamo essere una volta di più il terreno di caccia per manager senza scrupoli”.