Guardando ai dati degli ultimi quattro anni, “le nostre cooperative”, in Emilia-Romagna più o meno 1.500, “hanno incrementato il volume di produzione (+24%, portando il totale a sfiorare i 17 miliardi di euro) e gli occupati (+4,8% superando quota 90.000, con oltre 4.100 nuovi posti di lavoro), confermando la propria vocazione di attori protagonisti dell’economia sociale”.
Così Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia Romagna, oggi nella sua relazione all’assemblea di Confcooperative Emilia-Romagna “Lavoro Comunità Futuro. La cooperazione protagonista nella transizione verso l’Economia Sociale Europea”. Ricordando un contesto 2020-2023 caratterizzato da “emergenza pandemica, guerre, squilibri geopolitici e commerciali, carenza di materie prime, crisi energetica e inflazione”, Milza, che si prepara ad essere rieletto oggi pomeriggio per un terzo mandato di altri quattro anni, grazie al voto qualificato di due terzi dei delegati, aggiunge su altri dati (riduzione del numero di cooperative aderenti, -1,6%, e contestuale contrazione della base sociale, al -4,3%): “È vero che c’è un tema di base sociale che si contrae. Noi abbiamo spinto parecchio sul tema delle fusioni tra cooperative- ricorda il presidente anche a margine dei lavori- perché pensiamo che sia uno strumento di rafforzamento della cooperazione”.
Più in generale, continua Milza, “dobbiamo anche lavorare per rilanciare un modello che negli ultimi anni è stato un po’ vituperato da qualcuno e da qualcuno abusato. Il tema delle false cooperative- ricorda il presidente- è un tema che stiamo superando anche attraverso controlli più rigidi, che chiediamo alle autorità. Certamente abbiamo bisogno di coinvolgere giovani rispetto a che cos’è la cooperazione e a cosa significa stare in cooperazione”.
Sulle richieste al Governo e alla Regione, prosegue il cooperatore piacentino: “Per le risorse, il tema vero è come vengono allocate, la spendibilità delle stesse e che tipo di beneficio danno rispetto al territorio e alla comunità. In questa regione abbiamo problemi importanti, come quello della viabilità, perché siamo centrali rispetto a tutti gli assi logistici del territorio. Abbiamo un tema forte sull’alluvione- rimarca Milza- e pensiamo che una parte di quelle risorse debba essere allocata rispetto a questi bisogni di sostenibilità idrogeologica del territorio”. Condivide il presidente nazionale di Confcooperative, Maurizio Gardini: “Le cooperative hanno tenuto bene a livello nazionale in questi anni difficili, garantendo tanti servizi. Non chiediamo aiuti al Governo, vista anche la difficoltà della finanza pubblica. Bisogna calare a terra tutti i progetti Pnrr con grande efficacia, la rimodulazione con l’Ue era necessaria e ha allungato i tempi. Adesso- invita Gardini- bisogna velocizzare e non farsi frenare dalla burocrazia, oltre a gestire i fondi complementari e di coesione”.
Crede nella cooperazione anche il sindaco Matteo Lepore, che osserva (nel campo sociale in primis) a margine e nel corso dei saluti istituzionali all’assemblea regionale di Confcooperative: “Bologna sta portando avanti come città metropolitana un piano per l’economia sociale, da due anni abbiamo istituito una delega su questo. Questo significa essere in linea con le direttive europee, ma soprattutto valorizzare il lavoro. L’economia sociale è un’economia che mette al centro i soci lavoratori, le persone che si uniscono per realizzare la soddisfazione dei propri bisogni, come l’abitare. Noi abbiamo molte aspettative sul fronte dell’abitare da parte dell’economia sociale della città”.
In questi anni, completa Lepore, “abbiamo sperimentato molto le clausole sociali degli appalti e sono ormai centinaia i lavoratori che sono stati inclusi anche con condizioni di fragilità, disoccupazione o altri tipi di problematiche. Bologna è un esempio di come si possa collaborare tra mondo delle imprese e istituzioni per dare risposte ai bisogni sociali”. Condivide il presidente della Regione, Stefano Bonaccini: “Il rapporto con la cooperazione in questa regione è ottimo, in que sti in questi nove anni e mezzo abbiamo condiviso praticamente tutto. Il rapporto è stato virtuoso e la cooperazione ha contribuito tanto alla definizione delle politiche regionali, tra capitale umano, formazione continua, economia sociale e investimenti su welfare e servizi”