Reggio Emilia ricorda Giovanni Palatucci, il Funzionario di Pubblica Sicurezza italiano che salvò tante vite ebraiche durante la seconda guerra mondiale, prima di morire in un campo di concentramento nazista.
Sabato 10 febbraio, anche in questo capoluogo è stato ricordato Giovanni Palatucci, grande rappresentante della Polizia di Stato a cui è intitolata anche la più rappresentativa delle sale della sede della Questura di Reggio Emilia in via Dante Alighieri. Alla mattinata di riflessione e approfondimento hanno preso parte le maggiori Autorità cittadine, i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato, studenti di due classi degli Istituti Secondari di Primo Grado “Leonardo Da Vinci” e “Marco Emilio Lepido” oltre che semplici curiosi.
La cerimonia è stata scandita da tre momenti: dapprima è stata posata una corona commemorativa all’interno del Parco Santa Maria alla stele in pietra collocata ai piedi dell’albero piantumato in ricordo del Questore Palatucci, seguita da un momento di preghiera alla presenza del Cappellano della Polizia di Stato; a seguire, i presenti, in modo assorto ed interessato hanno ascoltato l’approfondimento dello storico Massimo Storchi (di ISTORECO) che ha delineato la figura del Questore di Fiume nel contesto Storico in cui è vissuto; a conclusione della iniziativa con la collaborazione del conservatorio musicale Achille Peri -Claudio Merulo grazie alla presenza di un giovane musicista sono stati eseguiti brani musicali tratti dalla colonna sonora Schindler’s list e, dalla tradizione Klezmer, un brano iconico della cultura musicale ebraica.
Un momento prezioso, che il Sig. Questore di Reggio Emilia, Dott. Giuseppe Maggese, ha voluto per ricordare, anche alle nuove generazioni, l’impegno per la giustizia di Palatucci, giovane funzionario di Pubblica Sicurezza che nel 1937, fu assegnato alla Questura di Fiume, quale responsabile dell’Ufficio Stranieri. Malgrado rivestisse solo la qualifica di Commissario, dopo i tragici eventi successivi all’8 settembre del ’43, divenne Questore reggente di quella Questura.
Il Funzionario ebbe così modo di conoscere il tragico impatto che le leggi razziali ebbero sulla comunità ebraica e creò quindi una “rete” di supporto, grazie alla quale riuscì a salvare molti appartenenti a quella confessione religiosa.
Gli storici, hanno determinato che il sostegno di Palatucci per la salvezza degli ebrei, si concretizzò nell’alterazione di registri, nel fornire loro informazioni utili per sottrarsi agli arresti, nella consegna di documenti falsi, ovvero indirizzandoli presso amici e conoscenti, allo scopo di metterli in salvo.
Giovanni Palatucci arrestato il 13 settembre del 1944 da militari tedeschi fu tradotto nel carcere di Trieste. Lì rimase per circa un mese, esattamente fino al 22 ottobre 1944 , per essere deportato a Dachau, come internato politico di nazionalità italiana.
In quel campo, a poche settimane dalla fine del conflitto mondiale, perse la vita, probabilmente per aver contratto il tifo e gettato nella fossa comune del campo.
Nel 1990, è stato proclamato Giusto fra le Nazioni, il riconoscimento che lo Stato di Israele conferisce ai non ebrei che durante il conflitto salvarono persone di origine giudaica. Nel 1995 è stato insignito della Medaglia d’oro al merito civile della Repubblica Italiana e nel 2004 viene nominato Servo di Dio dalla Chiesa cattolica.