Con una missione in programma dal 19 al 23 settembre a Beit Jala, promossa dal Comune e guidata dal sindaco Luca Vecchi e dall’assessore a Welfare e Migranti Daniele Marchi, Reggio Emilia aggiunge un ulteriore tassello alla relazione che da decenni la lega alla Palestina. Il viaggio istituzionale sarà infatti l’occasione per rinnovare il Patto di gemellaggio e approfondire alcuni dei progetti solidali e di collaborazione sviluppati in questi anni tra Reggio Emilia e la città della Cisgiordania, situata a una decina di chilometri da Gerusalemme. La sottoscrizione del gemellaggio a Beit Jala segue la prima firma, avvenuta a Reggio Emilia il 27 febbraio 2019.
LA DELEGAZIONE – Alla missione, che si sviluppa in collaborazione con Fondazione E35, prenderanno parte rappresentanti delle istituzioni cittadine, tra cui la presidente della stessa Fondazione E35 Alessia Ciarrocchi, il presidente della Fondazione per lo Sport Mauro Rozzi e rappresentanti di Reggio Terzo Mondo (Rtm), Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (Unimore), Reggio Children e Fondazione Mondinsieme.
IL PROGRAMMA – Il programma della missione reggiana è particolarmente denso. Momento principale del viaggio istituzionale sarà, mercoledì 20 settembre, la sottoscrizione del Patto di gemellaggio nel municipio di Beit Jala.
Nel pomeriggio, è previsto l’incontro con il Parents Circle – Families Forum (Pcff), un’organizzazione congiunta israelo-palestinese composta da oltre 600 famiglie che hanno perso un familiare a causa del conflitto in corso, creata nel 1995 per promuovere dialogo, tolleranza, riconciliazione e pace tra i due popoli. Per l’occasione sarà presente l’attivista per la pace Robi Damelin, israeliana, il cui figlio ventottenne David venne ucciso nel 2002 da un cecchino durante il servizio militare obbligatorio nei Territori palestinesi. La donna, autrice insieme a Bushra Awad del libro Le nostre lacrime hanno lo stesso colore, porterà il suo messaggio di pace e impegno per il dialogo e la convivenza civile.
L’indomani, giovedì 21 settembre, la delegazione reggiana visiterà il Centro educativo per il riuso creativo dei materiali di scarto di Betlemme (Bcrc), creato da Rtm in collaborazione con il ministero palestinese dell’Educazione: un’esperienza pilota unica in Palestina, in cui vengono promosse politiche di sostenibilità ambientale con la collaborazione del Centro di riciclaggio creativo ReMida di Reggio Emilia e di Fondazione Reggio Children.
Successivamente, la delegazione prenderà parte alla cerimonia di inaugurazione del Festival della Pace 2023, promosso dal Comune di Beit Jala: nel corso della manifestazione verrà proiettata la mostra “Life of Beit Jala” – frutto di una collaborazione tra il Comune di Reggio Emilia, il Municipio di Beit Jala, Rtm, Fondazione E35 e Power Group, una associazione di giovani artisti locale – allestita anche in occasione di Fotografia Europea 2023.
Oltre a Beit Jala, la missione toccherà altri luoghi particolarmente simbolici di Israele e Palestina, tra cui il Muro del Pianto, il Santo Sepolcro e lo Yad Vashem di Gerusalemme; le città di Betlemme e Ramallah, dove la delegazione visiterà il Mausoleo di Arafat, al cui interno è custodita la salma del leader della resistenza palestinese Yasser Arafat.
UN LEGAME LUNGO DECENNI – Il rapporto con il Governatorato di Betlemme e la Municipalità di Beit Jala risale alla firma del Patto di Gemellaggio con la Provincia di Reggio Emilia, sottoscritto il 28 aprile 1999, e del Patto di Amicizia con il Comune di Reggio Emilia siglato nel 2005: un documento, quest’ultimo, che prevedeva lo sviluppo di progetti in ambito educativo, sportivo, artistico e culturale, nonché sul tema del capacity building dei servizi comunali e della rigenerazione urbana.
In anni recenti il rapporto tra i territori è cresciuto portando alla firma di un Patto di Gemellaggio tra Reggio Emilia e Beit Jala, avvenuta in Sala del Tricolore il 27 febbraio 2019. Il Gemellaggio, per essere operativo, necessita di una firma effettuata in entrambe le città coinvolte: la missione a Beit Jala che si sarebbe dovuta tenere nell’aprile 2020, è stata rimandata a causa della pandemia.
Il Gemellaggio ha individuato gli ambiti prioritari di collaborazione: promozione dei diritti umani; cittadinanza attiva, promozione e tutela dei diritti dell’infanzia in ambito culturale e socioeducativo; tutela dei diritti nell’ambito dei servizi alla persona e dell’innovazione sociosanitaria; rafforzamento degli scambi giovanili e in ambito sportivo; valorizzazione dell’imprenditoria giovanile e promozione di iniziative di turismo responsabile.
A rafforzare l’accordo tra i territori è stata la costituzione di un Comitato di Gemellaggio Beit Jala-Reggio Emilia, coordinato dalla Fondazione E35, che si occupa di sviluppare questa relazione e di promuovere progettualità e iniziative ad essa collegate, mantenendo così vivo il dialogo tra le due città.
La relazione con Beit Jala si è articolata, portando avanti progetti di sviluppo agricolo, cooperazione culturale, educazione, gestione rifiuti e ambiente. Progetti che hanno visto protagonista non soltanto il Comune, ma tante realtà del territorio reggiano, che hanno attivato relazioni sia a Beit Jala che in altri contesti della Palestina.
Nel corso degli anni realtà come Cgil, Nexus, Anpi Reggio Emilia, Fondazione Manodori, Boorea hanno sostenuto diverse progettazioni. Particolarmente attivi anche nell’area di Beit Jala sono state l’Associazione Giorgio La Pira, la società sportiva Santos e numerose altre realtà che hanno sviluppato azioni di solidarietà con il popolo palestinese e azioni di cooperazione in Palestina.
Beit Jala è stata tappa anche dei Viaggi della memoria promossi da Istoreco che fanno tappa anche ad Haifa dove sono conservati gli antichi manufatti e i testi sacri della Sinagoga di Reggio Emilia.
Altri progetti e attività hanno coinvolto Arci Solidarietà, Reggio Terzo Mondo, Ancescao, mobilitatesi, assieme a singoli cittadini, a sostegno della promozione di scambi con la Palestina, e in particolare con realtà quali il teatro Al Arah di Beit Jala, la società polisportiva di Beit Jala, il Patriarcato latino.
Reggio Emilia è inoltre invitata annualmente al Festival della pace di Beit Jala, che si tiene in settembre.
Ad oggi il Comune di Reggio Emilia è coinvolto insieme a Reggio Terzo Mondo (soggetto capofila), Istituzione scuole e nidi dell’infanzia, Fondazione Reggio Children e Fondazione E35 nel progetto Pace, che coinvolge direttamente la scuola dell’infanzia del Patriarcato latino, per la formazione di insegnanti e tecnici del Ministero palestinese sui temi dell’educazione all’infanzia; la ristrutturazione di 30 sezioni prescolari in tutta la Cisgiordania; il supporto al ministero dell’Educazione palestinese per la creazione di un ufficio ad hoc sull’Educazione all’infanzia; la realizzazione a Betlemme di un centro di riciclaggio creativo analogo a ReMida.
Il progetto di sostegno all’educazione prescolare, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, che ha visto il coinvolgimento diretto della Scuola dell’Infanzia del Patriarcato latino.
Il Comune di Reggio, infine, ha sviluppato a Beit Jala nel 2021 il progetto Oasi che sarà una delle tappe della missione: con questo progetto si è realizzata la riqualificazione di uno spazio verde urbano, di proprietà del Municipio di Beit Jala, al fine di promuovere la partecipazione dei cittadini, la promozione di stili di vita sani e sostenibili, ed il rafforzamento del Municipio di Beit Jala in termini di competenze di pianificazione partecipativa, valorizzando ruolo e competenze dei giovani.
CENNI GEOGRAFICI, SOCIALI ED ECONOMICI – Beit Jala è una città della Cisgiordania, a circa 10 chilometri a sud di Gerusalemme, sul lato occidentale della strada per Hebron, di fronte a Betlemme. La città, nel 2017, contava 13.367 abitanti secondo l’Ufficio centrale di statistica palestinese. Circa l’80% della popolazione erano cristiani (per lo più greci ortodossi) e circa il 20% musulmani.
Beit Jala, come Betlemme, è sede di strutture educative appartenenti a diverse confessioni.
La storia della città ha le sue origini tra il VI e VII secolo, con l’Impero romano d’Oriente. Durante l’Impero ottomano la comunità di Beit Jala risulta avere una forte e florida comunità cristiana, spesso in disaccordo con i metodi di tassazione dei funzionari ottomani e in grado di far sentire la sua voce con le autorità centrali.
Tra Ottocento e Novecento, con l’insorgere della questione israelo-palestinese, la posizione geograficamente intermedia ha spesso visto la città in prima linea nei movimenti di truppe; ma la sua peculiarità di città cristiana l’ha mantenuta al di fuori di scontri a sfondo etnico e religioso.
Attualmente, in seguito alla costruzione del muro per dividere la Cisgiordania da Israele, circa 50 famiglie di Beit Jala si trovano isolate dalle terre che coltivavano in passato. In questo senso, la comunità locale e i suoi leader politici e religiosi si sono fortemente spesi contro la costruzione del muro e tutt’oggi ne criticano gli effetti negativi sulla popolazione.
Beit Jala ha un ospedale e tre istituti per disabili: la Bethlehem Arab Society, il Lifegate Rehabilitation, un progetto di riabilitazione tedesco-palestinese, e la Casa Jemima, un centro per bambini disabili fondato da associazioni olandesi. La città è famosa per l’artigianato in legno d’ulivo, ma esistono anche industrie tessili, del tabacco e farmaceutiche.