Una stagione estiva caratterizzata da elevate temperature (con picchi anche di 40 gradi) su tutta l’Emilia-Romagna; la prolungata scarsità o addirittura l’assenza di precipitazioni significative sull’intero territorio (con rare eccezioni di scarsi fenomeni piovaschi che, pur se talvolta di elevata intensità, risultano limitate sia nel tempo che nello spazio); e la presenza dell’anticiclone nordafricano che – innalzando il tasso di umidità in maniera prolungata (notti tropicali) durante l’intero arco della giornata – non favorisce un’adeguata traspirazione dei terreni sono i fattori che stanno contribuendo, in maniera decisiva, al progressivo e graduale abbassamento del livello medio della falda freatica ipodermica (cioè la porzione di acqua libera contenuta nel suolo entro i 3 metri dal piano di campagna) nei territori dell’Emilia-Romagna.
Le rilevazioni di Acqua Campus CER-ANBI, campionate da un sistema di rete costituito da sensori di monitoraggio sull’intero territorio – grazie alla delibera 239 del 20 Febbraio 2023 che ufficializza, di fatto, la raccolta dei dati in convenzione con la Regione Emilia-Romagna – evidenziano, nel corso di questa stagione estiva, una marcata differenza fra la parte occidentale (dove, con l’eccezione del Modenese, si riscontrano quote medie di falda inferiori a quelle storiche) e le zone orientali della regione (Ferrarese e Romagna, dove invece perdurano quote medie più elevate). Colpisce il livello medio di falda rilevato di Reggio Emilia, provincia che, in passato, segnava uno dei dati più elevati a livello di falda superficiale nel periodo estivo: un dato sintomatico del fatto che la ricarica avvenuta fra ad aprile ed inizi di giugno, ad opera di quasi 250 mm di pioggia (fonte dato: ARPAE), è riuscita a controbilanciare solo parzialmente le importanti perdite avvenute nel siccitoso 2022.
Dunque, dopo l’anomala risalita di falda registrata a maggio (causata, come già osservato, dalle precipitazioni di carattere straordinario che hanno interessato prevalentemente il territorio della Romagna), oggi è possibile riscontrare una netta differenza tra le zone occidentali di pianura – ove si è giunti a quote medie di falda inferiori a quelle storiche – e quelle orientali (essenzialmente in Romagna, con le province di Ravenna e Forlì Cesena), in cui perdurano quote medie di poco superiori. Di seguito, nel dettaglio, le quote estive di falda con le variazioni dei livelli; in merito la mancata elaborazione dei dati per la provincia di Rimini – dovuta, di fatto, al danneggiamento delle stazioni di campionamento sul territorio a seguito dell’alluvione – si segnala che i tecnici di CER e ARPAE sono da tempo già al lavoro per il ripristino dei punti di campionamento che, ricordiamo, sono oltre 130 sull’intero territorio dell’Emilia-Romagna:
- PIACENZA | Profondità falda freatica rispetto alla media 1997-2021: -234 cm (variazione rispetto alla rilevazione del 20 luglio: -8%);
- PARMA | -253 cm (+2%);
- REGGIO EMILIA | -233 cm (-9%);
- MODENA | -216 cm (+5%);
- BOLOGNA | -253 cm (-7%);
- FERRARA | -186 cm (+1%);
- RAVENNA | -207 cm (+8%);
- FORLÌ CESENA | -231 cm (+11%);
- RIMINI | N.A.
CER e ARPAE segnalano infine che il quadro attuale potrebbe mutare con l’arrivo, nel weekend, dell’atteso fronte di bassa pressione proveniente dal nord Atlantico che dovrebbe portare aria più fresca, rovesci anche a carattere temporalesco e un calo dei valori delle temperature di circa 10 gradi.