Domani, lunedì 3 aprile alle ore 18,30 sulla pagina Facebook dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena (https://www.facebook.com/AOUModena) torna la rubrica L’Esperto Risponde con una puntata dal titolo “Parliamo di Epatiti Virali”. Ospite dell’incontro virtuale sarà il dottor Dante Romagnoli, gastroenterologo della Gastroenterologia del Policlinico, diretta dal prof. Antonio Colecchia e referente aziendale dello screening sull’epatite C promosso dalla Regione Emilia-Romagna.
La conversazione verterà sulle tipologie di epatiti, i fattori di rischio, le vaccinazioni e le opzioni terapeutiche. Le Epatiti virali rappresentano un rilevante problema di Sanità Pubblica Mondiale ed in questa ottica l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha fissato la riduzione del 90% dell’incidenza di nuovi casi di infezione tra gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Il Virus dell’epatite A (HAV) è un virus a RNA appartenente alla famiglia dei Picornavirade a prevalente trasmissione alimentare con il 36.8% dei casi che riporta consumo di molluschi crudi o poco cotti e il 23.5% di frutti di bosco congelati. Negli uomini sessualmente attivi invece il 42.9% dei casi ha riportato di aver avuto rapporti sessuali con uomini (MSM, Men who have sex with Men). L’Italia è un’area a endemicità medio-bassa con incidenza di circa 1 caso ogni 100.000 abitanti. Il Virus dell’Epatite A determina nella maggior parte dei casi un quadro di Epatite acuta che in rari casi può evolvere a insufficienza epatica severa (0.5-1%). Per questo tipo di epatite è disponibile un vaccino inattivato adiuvato molto efficace mentre non risultano attualmente disponibili trattamenti farmacologici specifici.
Il Virus dell’epatite B (HBV) è un virus a DNA appartenente alla famiglia degli Hepdnaviridae che si trasmette principalmente attraverso i rapporti sessuali, trasmissione verticale da madri HBsAg+, contatti intrafamigliari specialmente durante l’infanzia attraverso piccole escoriazioni e ferite cutanee e mediante lo scambio di siringhe e aghi infetti tra i tossicodipendenti. A livello mondiale sono stimati circa 292 milioni di pazienti con infezione da HBV, nel 2019 è stata registrata un’incidenza di 1.5 milioni di nuovi casi e 820000 morti per Epatopatia cronica HBV-relata. L’infezione da HBV può causare un’Epatite Acuta, oppure può decorrere in un’epatopatia cronica con evoluzione in cirrosi e conseguente rischio di sviluppare un carcinoma epatocellulare primitivo (HCC). Si stima che il circa il 54% di tutti gli epatocarcinomi insorgano in pazienti con Epatopatia cronica HBV-relata. La vaccinazione anti-HBV con vaccini ricombinanti a tutti i nuovi nati è lo strumento di prevenzione più efficace e sicuro. In Italia grazie all’efficace applicazione della campagna vaccinale, la prevalenza dell’infezione di HBV è pari allo 0.5% e l’incidenza pari a 0.22/100000 abitanti.
I pazienti con diagnosi di infezione HBV possono presentare coinfezioni con altri virus mediante le medesime modalità di trasmissione. Il Virus dell’Epatite Delta (HDV) è un virus “difettivo” in grado di infettare solamente i pazienti HBsAg+ e si stima che il 10% di tutti i pazienti con Epatopatia Cronica HBV-relata siano coinfetti. In Italia si stima che vi siano circa 10-15mila persone con coinfezione HDV. L’unico trattamento disponibile per una proporzione limitata dei pazienti è l’interferone peghilato alfa-2a, un trattamento immunomodulante gravato da importanti effetti collaterali con percentuali di risposta attorno al 20-25%. Fortunatamente c’è un’importante novità in quanto l’AIFA ha approvato la rimborsabilità di un nuovo farmaco, bulevertide che permetterà di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti con diagnosi di Epatite Delta.
Il Virus dell’Epatite E (HEV) è un Virus a RNA appartenente alla Famiglia degli Hepeviridae, si trasmette attraverso il consumo di cibi e acqua contaminati (genotipi 1 e 2) e contatto diretto o indiretto con animali infetti (genotipi 3 e 4 zoonotici). Il decorso dell’infezione da HEV è prevalentemente favorevole e a risoluzione spontanea nei soggetti immunocompetenti mentre sono stati registrati casi di cronicizzazione nei pazienti trapiantati di organo solido e nei pazienti oncologici in chemio- e/o immunoterapia. Non è attualmente disponibile un trattamento farmacologico specifico, tuttavia la letteratura scientifica riporta la possibilità di utilizzare la ribavirina in monoterapia al dosaggio di 600mg/die in casi selezionati.
Il Virus dell’Epatite C (HCV) è un Virus a RNA appartenente alla famiglia dei Flaviviridae che si trasmette principalmente mediante trasfusioni di sangue, utilizzo di droghe per via endovenosa attraverso lo scambio di siringhe, tatuaggi, manicure, pedicure, piercing; il contagio per via sessuale risulta poco frequente, tuttavia, risulta più probabile mediante rapporti anali e nella co-infezione dal virus dell’HIV. Non esiste attualmente un vaccino per HCV e pertanto l’adozione di misure igieniche finalizzate a evitare il contatto con sangue infetto è l’unica forma di prevenzione disponibile per l’Epatite C. Il Virus HCV rappresenta ancora una rilevante sfida per la Sanità Pubblica Mondiale, in quanto sono stimati circa 170 milioni positivi al test di screening (HCVAb+) di cui 84 milioni viremici (HCV-RNA rilevabile) ed in tale contesto occorre ricordare che il ritardo di 1 anno nell’applicazione dei programmi di screening e trattamento dei pazienti viremici si traduce in un eccesso di mortalità di 72000 pazienti/anno. I farmaci ad azione antivirale diretta (DAAs di II generazione) rappresentano un’opzione terapeutica formidabile con tassi di risposta >95%, ben tollerata con un elevato profilo di sicurezza per tutti i pazienti di qualsiasi età; pertanto, è prioritario proseguire la campagna di screening finalizzata all’emersione del “sommerso” per avviare rapidamente i pazienti al trattamento.