“Il governo Meloni, con la decisione presa sul Superbonus, ha scelto di camminare in direzione opposta rispetto agli obblighi europei sull’efficienza energetica e ha confermato che la transizione ecologica del Paese non rappresenta una priorità.
La discussione condotta in queste settimane sulle detrazioni fiscali ha volutamente confuso il “perché” sia fondamentale investire nella riqualificazione energetica degli edifici, con il “come” farlo.
Il “perché” è legato alla necessità di ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza del patrimonio edilizio come contributo prioritario alla transizione energetica. Attualmente, infatti, quasi i due terzi degli edifici in Italia risalgono a prima della legge 10 del 1991 e sono fortemente energivori e costosi da gestire. Solo negli ultimi due anni abbiamo raggiunto un tasso annuo di ristrutturazione del parco immobiliare pari al 2%, ma molto è ancora da fare, soprattutto alla luce della direttiva europea che mira a portare gli immobili residenziali in classe E entro il 2030 e poi in D entro il 2033: obiettivi irraggiungibili senza una politica di agevolazioni adeguata e di lungo periodo.
Il “come”, ovvero i limiti delle modalità con le quali è stato attuato il Superbonus, cambiato una infinità di volte, sono diventati la scusa per derubricare l’urgenza della transizione ecologica.
Del Superbonus che, da solo, ha contribuito a quasi la metà dei risparmi energetici conseguiti lo scorso anno dall’Italia, si è parlato, infatti, soprattutto in termini di truffe e costi. Le prime vanno contrastate eliminando i bonus più semplici nei quali si sono annidiate, come quello delle facciate, e aumentando i controlli. Per quanto attiene i costi, invece, si continuano a tralasciare i benefici che il “110” ha determinato: da quelli economici diretti per lo Stato che, grazie alla tassazione, ha recuperato oltre il 40% della spesa pubblica; a quelli indiretti per il territorio, sia in termini di riduzione delle emissioni sia di occupati contribuendo, con il settore edilizio, per un terzo al rilancio del Pil e all’emersione dal nero di molti interventi. Tutto questo ha portato un evidente vantaggio alle famiglie che hanno visto ridursi i costi di gestione ed aumentare il valore patrimoniale degli immobili.
Bloccare la cessione del credito e lo sconto in fattura, significa mettere fine ai bonus indipendentemente dalla percentuale di detrazione e favorire esclusivamente soggetti in grado di avere sufficiente capienza fiscale ovvero, implicitamente, rinunciare all’enorme potenziale, in termini di risparmi, presente nei condomini italiani.
La decarbonizzazione del patrimonio immobiliare necessita, invece, di una riforma complessiva che stabilizzi nel tempo le detrazioni fiscali, con regole chiare e permanenti, in grado di aumentare i controlli e favorire la programmazione di investimenti di lungo periodo, evitando speculazioni sul valore delle forniture e dei lavori, nonché una progressiva elettrificazione dei consumi finali abbinati alla promozione delle fonti rinnovabili. Serve, inoltre, una maggiore capacità di attrazione dei capitali pubblici e privati per la rigenerazione urbana di ambiti estesi della città.
La politica economica e industriale del Paese non può più rinunciare ad una crescita funzionale a far rientrare i territori nei limiti della sostenibilità, a partire proprio dalla riduzione degli sprechi. Gli obiettivi di transizione ecologica ed energetica non rappresentano, infatti, solo una responsabilità sociale, ma anche una rilevante opportunità per la crescita economica ad alto valore aggiunto del nostro territorio”.
Alex Pratissoli – vicesindaco di Reggio Emilia