Quante armi nucleari ci sono ancora al mondo? Chi le detiene? Quanto costano? E chi le finanzia? E soprattutto cosa si può fare per arrestare la minaccia nucleare? A questi interrogativi prova a dare una risposta l’installazione allestita al Nuovo Diurno di piazza Mazzini e che sarà inaugurata venerdì 21 ottobre, alle 17. La mostra fa parte del “FestiValori”, il primo festival dedicato alla finanza etica che si svolge da venerdì 21 a domenica 23 ottobre (www.festivalori.it), promosso insieme a Banca Etica e Fondazione di Modena, con il patrocinio di Comune di Modena e Regione Emilia-Romagna.
Il percorso di approfondimento al Diurno, realizzato in collaborazione con Rete Pace e Disarmo e SenzAtomica, è stata presentato in anteprima ai giornalisti questa mattina alla presenza del vicesindaco di Modena, Gianpietro Cavazza, del direttore di Valori.it, Andrea Barolini, e della curatrice del programma FestiValori, Claudia Vago.
La mostra parte dai numeri: nel 2021, i nove Stati possessori di armi nucleari hanno speso 82,4 miliardi di dollari per queste armi, più di 156mila dollari al minuto, con un aumento in termini reali di 6,5 miliardi di dollari dal 2020. Ogni anno l’Italia spende tra i 50 e i 70 milioni di euro per il mantenimento della “capacità non convenzionale” (o capacità nucleare), che riguarda la gestione minimale della base militare di Ghedi, in Lombardia. La spesa annua per il mantenimento della capacità italiana di poter eventualmente utilizzare testate nucleari si è collocata tra i 120 e i 150 milioni di euro l’anno.
Un ruolo fondamentale nella lotta al riarmo lo ricoprono le banche. Nel 2021, 127 istituti finanziari hanno smesso di investire in aziende che producono armi nucleari, per un valore di 31 miliardi di dollari. A questo si devono aggiungere le diverse campagne tra cui “Italia, ripensaci”, nata a ottobre 2016 in occasione del voto nel Primo Comitato dell’Assemblea generale dell’Onu sulla risoluzione che chiedeva all’Assemblea Generale di approvare una conferenza di Stati per adottare uno strumento giuridicamente vincolante che prevedesse la messa al bando e lo smantellamento delle armi nucleari. L’Italia votò contro.
Tra gli eventi collaterali di FestiValori anche la mostra allestita in vicolo Squallore “Capire la finanza e cosa non va in 10 parole” ideata per comprendere dove nascono le crisi che tutti noi paghiamo e cosa possiamo fare per costruire un mondo diverso.
Il programma della tre giorni del “FestiValori” prevede 16 eventi in otto diversi luoghi della città, con la partecipazione di oltre trenta ospiti, tra i quali il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, il ministro uscente delle Infrastrutture e Mobilità sostenibile Enrico Giovannini, la presidente di Banca Etica Anna Fasano, l’attivista di Friday For Future Sofia Pasotto, il sindaco di Verona Damiano Tommasi insieme all’ex presidente di CoViSoc Cesare Bisoni, il conduttore radiofonico Massimo Cirri, l’attore del Terzo Segreto di Satira Marco Ripoldi e molti altri esperti e analisti.
Nel corso di FestiValori verrà presentato in anteprima nazionale il Rapporto sulla finanza etica in Europa. Nella giornata conclusiva sono previsti il pranzo con dibattito “Il gusto della sostenibilità”, la tavola rotonda “Il calcio dei palloni gonfiati” e la presentazione del libro “Consumi o scegli?” sul commercio equosolidale.
IL RAPPORTO SULLA FINANZA ETICA
Le banche etiche europee sono più redditizie della media delle banche tradizionali e sono pioniere nella misurazione e nella riduzione dell’impatto sul clima. Il dato emerge dal “Quinto rapporto sulla finanza etica in Europa” che sarà presentato in anteprima nazionale nell’ambito del Festivalori venerdì 21 ottobre alle 18 in Galleria Europa in Piazza Grande.
Il rapporto, pubblicato dal Gruppo Banca Etica in collaborazione con Febea, la Federazione europea delle banche e dei finanziatori etici e alternativi, mette a confronto i principali dati finanziari delle 24 banche etiche europee con quelli dell’aggregato di circa 4.500 banche operanti nell’Eurozona, sulla base dei dati forniti dalla Banca Centrale Europea.
All’incontro, intitolato “Banche etiche e banche tradizionali: due modelli a confronto”, intervengono Barbara Setti di Fondazione Finanza Etica, coautrice del rapporto; Patrizia Toia, europarlamentare, vicepresidente della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia; Stefano Cosa, docente di Economia degli intermediari finanziari di UniMoRe; le conclusioni sono affidate ad Anna Fasano, presidente di Banca Etica. Modera Andrea Barolini, direttore di Valori.it.
Come emerge dallo studio, nei dieci anni fino al 2020, le banche etiche sono state mediamente due volte più redditizie rispetto a quelle tradizionali, con depositi che nel 2020, nel corso della pandemia, sono cresciuti di oltre il 15% rispetto al 2019. Le banche etiche analizzate nel rapporto finanziano esclusivamente progetti con impatti sociali e ambientali positivi e sono strutturalmente diverse dalle banche tradizionali. Utilizzano, infatti, un approccio bancario che si basa sulla relazione con i clienti sia per il credito sia per la raccolta di risparmio e si focalizzano sull’economia reale, mentre le banche mainstream sono molto più dedite alle attività finanziarie (investimenti in titoli, servizi finanziari, ecc.).
Nel 2020, i prestiti a persone e imprese rappresentavano in media il 72,98% delle attività totali per le banche etiche, ma solo il 36,96% per il sistema bancario europeo. Come mostra il rapporto, le banche etiche sono all’avanguardia anche nella misurazione delle emissioni di CO2 generate indirettamente dai loro prestiti.