Lo scenario internazionale.
La guerra in Ucraina sta producendo pesanti ripercussioni nell’economia. Il Fondo monetario Internazionale nel suo World Economic Outlook diffuso il 19 aprile ha fortemente rivisto al ribasso le stime di crescita dell’economia mondiale. Per il 2022 si prevede un incremento del PIL globale del 3,6 per cento, 0,8 punti percentuali in meno rispetto a quanto stimato nell’edizione di gennaio (quando l‘incremento atteso era del 4,4 per cento)……
Lo scenario regionale.
Negli ultimi giorni Prometeia ha diffuso l’aggiornamento degli “Scenari per le economie locali” che consentono di esaminare le previsioni macroeconomiche per le regioni italiane. Partendo da assunzioni analoghe a quelle del Fondo monetario internazionale, Prometeia prevede per l’Italia una crescita del PIL del 2,2 per cento, 1,8 punti in meno rispetto ai dati elaborati a gennaio.
L’Emilia-Romagna, secondo le previsioni, chiuderà il 2022 con un incremento del PIL del 2,4 per cento, con una perdita di 1,7 punti percentuali nel confronto con tre mesi prima.
L’aumento dei costi energetici e, più in generale, dell’inflazione hanno un impatto diffuso che coinvolge tutti, imprese e i cittadini. Per alcune aziende a questi effetti negativi se ne aggiungono altri, connessi alla loro attività. Nello specifico, a essere maggiormente penalizzata è l’industria ceramica fortemente dipendente dall’’importazione di materie prime dall’Ucraina, in particolare l’argilla e il caolino.
Danni ingenti anche per la metalmeccanica che deve fronteggiare l’aumento del costo dei metalli e la difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime essenziali per alcune filiere, dall’automotive all’elettronica. Oltre il 30 per cento del grano commercializzato a livello mondiale proviene da Russia e Ucraina, così come altri prodotti cerealicoli, provocando forti ripercussioni anche nell’industria agroalimentare emiliano-romagnola. Nella moda, 1.220 imprese dell’Emilia-Romagna realizzano sul mercato russo quote rilevanti del loro fatturato, così come le 6.500 aziende della regione che ogni anno commercializzano con Russia e Ucraina.
In estrema sintesi, la guerra sta rallentando, ma non fermando la ripresa avviatasi lo scorso anno. Nel 2021 l’Emilia-Romagna si era confermata la prima regione italiana per crescita con un incremento del 7,3 per cento che aveva consentito di recuperare larga parte di quanto perso a causa della pandemia. Nel 2002 con una crescita del 2,4 per cento l’Emilia-Romagna sarà la seconda regione, preceduta solamente dalla Lombardia. Per il 2023 si attende una crescita del 2,7 per cento e l’Emilia-Romagna tornerà a condividere la prima posizione con Lombardia e Veneto.
I settori
Nel 2022 la ripresa dell’attività si arresterà nell’industria, proseguirà più contenuta per i servizi e continuerà, non più esplosiva, solo per le costruzioni, l’unico settore che ha già superato ampiamente lo scorso anno i livelli di attività del 2019 e che continuerà a trarre vantaggio dalle misure adottate a favore della ristrutturazione edilizia e dai piani di investimento pubblico.
Investimenti, export e occupazione
Gli investimenti fissi lordi nel 2021 hanno registrato un vero “boom” (+19,8 per cento) grazie alla ripresa dell’attività produttiva e ai massicci interventi di sostegno pubblici, tale da portarne il livello ben al di sopra di quello del 2019 (+8,8 per cento). Anche nel 2022 la crescita degli investimenti fissi lordi continuerà a trainare la ripresa (+6,5 per cento), nonostante l’aumentata incertezza abbia imposto una revisione al ribasso della stima.
Lo scorso anno, grazie alla ripresa del commercio mondiale, l’export regionale ha recuperato pienamente la riduzione del 2019 (+11,5 per cento). La revisione al ribasso della crescita del commercio mondiale per il 2022 operata rispetto all’edizione precedente ha portato a dimezzare anche la dinamica delle esportazioni regionali (+3,4 per cento).
Al termine del 2022 il valore reale delle esportazioni regionali dovrebbe risultare superiore del 7,7 per cento rispetto a quello del 2019.
Nel 2021 l’occupazione ha ripreso a crescere (+0,6 per cento), un trend che dovrebbe proseguire nel corso del 2022 (+0,8 per cento, equivalente a circa 15.300 nuovi occupati).
Il tasso di disoccupazione salito al 5,9 per cento nel 2020 è sceso al 5,4 per corso del 2021 dovrebbe attestarsi al 5,6 per cento nel 2022, una crescita dovuta a un deciso rientro sul mercato del lavoro di coloro che, precedentemente scoraggiati, non cercavano più una occupazione.
Nel 2023 e negli anni seguenti è prevista una crescita più sostenuta dell’occupazione e una fase di rientro del tasso di disoccupazione.