“È una ferita che ancora fatica a rimarginarsi quella della tragedia dal popolo italiano del confine orientale. Basti solo pensare che, nonostante sia stato istituito un Giorno del ricordo, la ricorrenza ogni 10 febbraio è ancora oggetto di tante, troppe controversie. Controversie però che possono essere superate, attraverso la conoscenza, la riflessione e la trasmissione del ricordo di quegli eventi che hanno visto vittime tanti italiani e che ha toccato anche il territorio modenese.” È con queste parole che il Sindaco di Mirandola Alberto Greco ha voluto celebrare, nella mattinata odierna la ricorrenza del Girono del ricordo.
Particolarmente sentita dall’Amministrazione comunale in quanto importante pagina di storia, nella storia del nostro Paese, alla celebrazione ha avuto luogo, per il terzo anno consecutivo, in via Martiri delle Foibe a San Giacomo Roncole. Alla deposizione della corona di alloro, oltre al Sindaco greco erano presenti: l’Assessore alla Comunicazione del Comune di Mirandola Roberto Lodi e il Consigliere comunale Emanuele Zanoni. Don Fabio Barbieri parroco di Santa Maria Maggiore, Duomo di Mirandola, ha invocato una preghiera per la benedizione delle vittime, seguita dall’esecuzione del Silenzio.
“Reputo sia fondamentale – ha ripreso il Sindaco – ricordare questi italiani che ad un certo punto abbandonarono tutti i loro averi per ritrovarsi nella misera condizione di profughi. Questo perché semplicemente, non se la sentirono di vivere sotto il maresciallo Tito dopo aver assistito alla feroce caccia all’uomo da parte dei suoi partigiani, alle orripilanti esecuzioni nelle foibe di molti italiani, dopo aver saggiato il clima di persecutorio dei nuovi padroni verso qualunque cosa fosse Italia. Ma non va nemmeno dimenticato quando nel 1947 in tanti accecati dall’ideologia accolsero quei profughi con disprezzo e derisione trattandoli da venduti, da nemici del popolo, ma che invece null’altro erano che italiani reietti strappati dalla loro terra e dalla loro cultura.”
Parole a cui hanno fatto seguito quelle dell’Assessore Lodi, anch’egli presente al momento della deposizione della corona d’alloro. “La prima volta che sentii parlare di foibe fu da mio padre, negli anni ’70. Ero un ragazzino delle medie e a scuola i professori non raccontavano nulla a riguardo. Sui libri della tragedia vissuti degli italiani del confine orientale non c’era nulla e men che meno la parola foiba. Ricordo un famoso politico italiano togliersi il fazzoletto dalla tasca ed asciugarsi le lacrime davanti alla salma di Tito, il dittatore comunista iugoslavo che pianificò e ordinò l’infoibamento di migliaia di nostri connazionali giuliani, dalmati, istriani buttati vivi in quelle spelonche solo perché italiani. Una pulizia etnica in altre parole. Oggi finalmente la tragedia che si consumò, per mano di partigiani comunisti a guerra finita, sul confine orientale d’Italia, viene commemorata nel giorno del ricordo il 10 febbraio. Anche se purtroppo permangono ancora negazionisti o giustificazionisti di quegli eventi tragici. Ben vengano quindi occasioni di incontro nelle scuole, affinché si ricordi il sacrificio di chi volle, a costo della vita, essere Italiano.”
Occasioni di incontro, come quella di questa mattina rivolta agli studenti – molti quelli presenti – delle scuole secondarie di Mirandola, organizzata dal Comune e dalla biblioteca comunale “E. Garin”. Presso l’Auditorium Rita Levi Montalcini, il Prof. Massimo De Leonardis dell’Università Cattolica di Milano ha tenuto una conferenza dal titolo, “Istria: rapporti tra potenze nella tragedia di un popolo”. Con lui Roberto Riccò, autore del libro “Quegli strani italiani del villaggio S. Marco di Fossoli”. “La Repubblica Italiana riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del Ricordo” – ha dichiarato l’Assessore all’Istruzione e alla Cultura del Comune di Mirandola Marina Marchi ai ragazzi presenti in sala, anticipando l’intervento del Prof. De Leonardis – al fine di conservare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Portare oggi l’attenzione su quegli eventi, significa ricordare. Ricordare chi, gettato nelle foibe solo perché italiano, pagò con la vita, ricordare l’esodo e la tragedia, di centinaia di migliaia di italiani cacciati dalle proprie terre, rappresenta un insegnamento fondamentale da trasmettere alle future generazioni. Con l’iniziativa di questa mattina, l’Amministrazione comunale di Mirandola vuole contribuire a fornire agli studenti l’opportunità di approfondire una pagina di storia ancora poco conosciuta anche perché per anni è stata assente dai testi scolastici. Ricordare però è un imperativo morale. È solo dalla conoscenza storica che può nascere il dialogo tra i popoli europei. Quel dialogo che negli ultimi anni ha sancito importanti momenti di condivisione e di reciproca amicizia con le autorità croate e slovene.”