In occasione della giornata mondiale della Prematurità, celebrata ogni anno il 17 novembre, la famiglia Nivazzi ha scelto di donare 7.700 euro all’ Unità Operativa di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale Maggiore. Una somma che sarà impiegata per l’acquisto di attrezzature cliniche di cui potranno beneficiare i più piccoli: un modo per aver cura della fragilità e, anche così, essere al fianco di tutti quei genitori che ogni anno si trovano sospesi, lottando al fianco dei neonati pretermine.
Non è raro, infatti, che una gravidanza si concluda prima delle 37 settimane fisiologiche. Nel mondo 1 bambino ogni 10 nasce prematuro, vale a dire prima del termine. In questi casi, il parto si trasforma in un evento traumatico: non solo per il piccolo che, talora pesando poco più di 500 grammi si troverà a trascorrere i primi mesi di vita in Terapia Intensiva Neonatale, ma soprattutto per l’intera famiglia formata da mamme, papà, nonni e parenti.
Al fine di facilitare la ricostruzione del legame mamma-bambino improvvisamente interrotto, sin dalle prime fasi del ricovero in TIN, l’equipe multidisciplinare di professionisti dell’Ospedale Maggiore dedica tempo e attenzione nel promuovere e accompagnare i genitori all’apprendimento dei diversi strumenti, utili a ricucire quella preziosa relazione: la marsupio-terapia, il contatto pelle a pelle e l’attaccamento al seno nel nome del motto “Zero separation-Non separare i neonati prematuri dai loro genitori” che in questo difficile anno più che mai deve essere sostenuto con forza.
Nel rispetto delle raccomandazioni internazionali, la Neonatologia dell’Ospedale Maggiore è un reparto a libero accesso, aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7: una scelta che favorisce la presenza dei genitori accanto ai neonati facilitandone il sostegno, anche attraverso la condivisione costante delle cure e dell’assistenza prestata ai loro bambini. Nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia, infatti, anche negli ultimi 18 mesi è sempre stata garantita la presenza di un genitore nell’arco delle 24 ore.
Presso la Maternità dell’Azienda USL di Bologna il percorso di cura e assistenza dedicato al neonato prematuro si articola in diverse fasi, prevedendo interventi di terapia intensiva proporzionali al grado di prematurità e di riduzione del peso neonatale. Già nella fase iniziale i neonatologi ricorrono a tecniche invasive solo se indispensabili, limitandone comunque intensità e durata, per attivare il prima possibile tecniche non invasive.
Generalmente, in assenza di complicanze peraltro non frequenti, i tempi di ricovero dei neonati pretermine hanno una durata che si prolunga fino alla data naturale della loro nascita che ne permette finalmente il ritorno a casa.
Il percorso terapeutico-assistenziale del prematuro prosegue anche dopo la dimissione dal reparto di Neonatologia: tre fisioterapiste e un neuropsichiatra infantile del servizio territoriale collaborano con i professionisti sanitari ospedalieri, accompagnando ciascun neonato nel percorso riabilitativo, mentre una psicologa resta a disposizione dei genitori per supportarne un rientro sereno al domicilio.
Covid e Maternità
Da Ottobre 2020 ad oggi, complessivamente sono 108 i neonati che sono stati seguiti presso l’ambulatorio neonatale covid, nati da madri risultate positive al parto. Tra questi, 8 neonati hanno avuto un tampone molecolare positivo, ma fortunatamente nessuno ha necessitato di assistenza respiratoria intensiva. Durante la prima ondata sono state 40 le gravide e 5 le puerpere seguite presso la Maternità dell’Azienda USL di Bologna, articolata su due punti nascita: l’Ospedale Maggiore, sede anche della Terapia Intensiva Neonatale, e la Maternità dell’Ospedale di Bentivoglio. Infine, durante la seconda e terza ondata sono state 290 le gravide e 85 le puerpere prese in carico dall’Azienda USL di Bologna.
Nelle foto (di Paolo Righi per l’Ausl di Bologna) Lorenzo Roti, Direttore sanitario dell’Azienda USL di Bologna; Fabrizio Sandri, Direttore del Dipartimento Materno-Infantile dell’ospedale Maggiore e la Famiglia Nivazzi.