All’esito dell’udienza preliminare e dei giudizi abbreviati del processo ‘Angeli e Demoni’ sui bambini sottratti alle famiglie a Bibbiano e in Val D’Enza, il Tribunale di Reggio Emilia, Ufficio GUP – accogliendo le richieste del Pubblico Ministero, ha disposto il rinvio a giudizio per 17 imputati per complessivi 97 capi di imputazione.
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“La condanna a 4 anni (con interdizione dai pubblici uffici per la durata di 5 anni e dalla professione per 2 anni) di Claudio Foti, presidente della onlus torinese “Hansel e Gretel”, che fu incaricata di fare la psicoterapia sui bambini di Bibbiano, e le 17 richieste di rinvio a giudizio dimostrano che la vicenda dell’inchiesta “Angeli e Demoni” sugli affidi illeciti in Val d’Enza non era propriamente un “raffreddore”, come lo aveva definito Giuliano Limonta, presidente della commissione tecnica regionale sui minori, introdotta dalla giunta Bonaccini dopo i fatti di Bibbiano, quanto un “sistema”. Così i consiglieri regionali reggiani della Lega, Gabriele Delmonte e Maura Catellani, commentano la sentenza emessa dal giudice del tribunale di Reggio Emilia Dario De Luca, nell’ambito del processo legato all’inchiesta “Angeli e demoni”, iniziato il 30 ottobre di un anno fa. “Il centrodestra rimane garantista, tuttavia nell’ambito di una tale massiccia contestazione di reati e di rinvii a giudizio non si puo’ tacere. Parlando di sistema o di caso non si strumentalizza nessuno, mentre è evidente che a strumentalizzare bambini e famiglie sia invece stato il sistema amministrativo di chi gestiva i servizi sociali e gli affidi sul territorio su cui ora, finalmente, farà luce il processo pubblico” concludono Delmonte e Catellani.
“Affidare un minore a una famiglia diversa da quella naturale non può che essere una scelta d’amore da un lato e una necessità per garantire l’interesse del bambino dall’altro. Purtroppo, le prime condanne sui fatti di Bibbiano confermano, invece, un quadro a dir poco opaco, corellato da prassi inquietanti che hanno distrutto la vita di intere famiglie e compromesso il benessere psicofisico di tanti bambini. Quello che emerge è un vero e proprio sistema di malaffare perpetrato sulle spalle dei minori coinvolti e dei loro genitori. Mi auguro che la magistratura concluda definitivamente il suo iter su questo scandalo quanto prima, non solo per accertare tutte le responsabilità dei delinquenti coinvolti, ma soprattutto per far sì che con l’emergere della verità si possano prevenire e quindi scongiurare altri casi simili in futuro”. Così, in una nota, la presidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, Licia Ronzulli.
“La condanna a Claudio Foti nel processo ‘Angeli e Demoni’ sui bambini sottratti alle famiglie a Bibbiano e in Val D’Enza non è la fine, ma l’inizio di un processo che sarà compiuto solo al termine di tutti i gradi di giudizio. Fino a quel momento, tutti gli imputati devono essere considerati innocenti. La sentenza di oggi però dice cose molto importanti, soprattutto ai tanti che per ideologia o convenienza politica hanno cercato in questi anni di silenziare e a volte ridicolizzare una vicenda dai contorni gravissimi che ha distrutto intere famiglie. Vent’anni fa, durante l’inchiesta sui Diavoli della Bassa modenese, resa famosa dall’inchiesta giornalistica di Pablo Trincia, a finire sotto processo e a doversi difendere furono le famiglie che poi ne uscirono distrutte, ma il sistema che le aveva distrutte, no. Dopo 20 anni, a finire sotto inchiesta è finalmente il ‘sistema’: un cambiamento decisivo. Senza questo processo non ci sarebbe nemmeno la Commissione d’inchiesta che presiedo, grazie alla quale stanno emergendo gravi lacune e irregolarità in tutto il sistema degli affidi, non solo in Val d’Enza. In attesa della fine del processo, il risultato più importante è già stato raggiunto: tutti i bambini sottratti alle famiglie sono tornati a casa. Nessuno potrà mai ripagare loro e le loro famiglie di ciò che hanno subito, ma l’incubo è finito”. Così Laura Cavandoli, deputata parmigiana della Lega, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori.
La sentenza di condanna di Claudio Foti a 4 anni di carcere, pur avendo egli stesso scelto il rito abbreviato con la conseguente riduzione della pena, testimonia che la sottovalutazione che Regione Emilia-Romagna e Partito Democratico hanno sempre avuto in merito alla vicenda degli affidi della Val d’Enza, era evidente. Siamo di fronte ad una sentenza di primo grado e da garantisti aspetteremo una sentenza passata in giudicato per giudizi definitivi; tuttavia già da ora si può affermare che la definizione di “raffreddore” fatta da alcuni esponenti di Regione Emilia-Romagna al seguito della commissione di inchiesta sugli affidi dei minori della scorsa legislatura pare essere minimizzante e inopportunatamente giustificatrice. Augurandoci che ora il raffreddore non si trasformi in una pandemia sulla pelle dei minori, invitiamo nuovamente a ripensare al sistema degli affidi e al ruolo dei tribunali dei minori. Sul punto sono note le posizioni di Fratelli d’Italia che auspica una sezione “famiglia” in ogni tribunale e un controllo capillare, preciso, puntuale sui fondi destinati alle associazioni che si occupano di affidi. Lo dichiara Michele Barcaiuolo, Coordinatore regionale di Fratelli d’Italia.
L’Amministrazione comunale di Reggio Emilia esprime la propria soddisfazione per il pronunciamento odierno che ha riguardato la dipendente Daniela Scrittore, prosciolta dalle ipotesi accusatorie che la riguardavano. Abbiamo sempre avuto fiducia nel percorso autonomo della giustizia ma, conoscendo Daniela Scrittore, abbiamo sempre apprezzato la sua serietà personale e professionale convinti che la chiarezza della sua posizione progressivamente avrebbe trovato una sua definizione.
“Sono passati più di due anni dall’inchiesta che, nell’estate del 2019, ha colpito la Val d’Enza e Reggio Emilia, diventando un caso mediatico che ha sconvolto le vite di tantissime persone e delle loro famiglie, coinvolte nel dibattimento e letteralmente prese d’assalto dall’opinione pubblica. Nella giornata di ieri è arrivata la prima sentenza nella quale, accanto alla condanna dello psicoterapeuta Claudio Foti a 4 anni, sono caduti diversi capi d’imputazione. Così come la posizione del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti si è ulteriormente ridimensionata, essendo egli stato prosciolto delle accuse di falso. Il sindaco, con la sua famiglia, ha subito in questi anni delle gravissime ripercussioni a causa dell’assalto mediatico scatenatosi con l’avvio dell’indagine: Carletti continuerà di fatto il dibattimento con un solo capo d’imputazione, quello di abuso d’ufficio, per verificare se siano state commesse illegittimità di tipo esclusivamente amministrativo e nel caso a chi addebitabili. La strumentalizzazione del processo del “caso Bibbiano” ha profondamente scosso le nostre terre, diventando addirittura tema di campagna elettorale, sia a causa dell’aggressività della risposta mediatica, sia per l’esposizione a un pubblico processo per tutte le persone che a vario titolo sono entrate nella vicenda e di conseguenza per una intera comunità. Perciò occorrerà innanzitutto attendere i diversi gradi di giudizio attraverso i quali la giustizia farà il suo corso, per potere mettere la parola fine a questa dolorosissima vicenda e finalmente ristabilire la verità dei fatti, al di là delle pesanti ipotesi che in questi anni si sono susseguite, con la consapevolezza che si debba continuare a svolgere nel migliore dei modi il lavoro dei servizi sociali di aiuto e sostegno in situazioni di maltrattamenti in famiglia e della tutela dei minori”- Così Gigliola Venturini – Segretaria Provinciale PD, On. Andrea Rossi, On. Antonella Incerti, On. Graziano Delrio, Sen. Vanna Iori, Alessio Mammi Assessore Regionale, Andrea Costa Consigliere Regionale, Roberta Mori Consigliera Regionale, Ottavia Soncini Consigliera Regionale.