È stato eseguito nelle scorse settimane all’Ospedale Civile di Baggiovara, con il Robot Da Vinci, un intervento per risolvere una grave forma di endometriosi su una paziente di 29 anni, che sta bene ed è stata dimessa. L’intervento è stato effettuato dall’equipe di Chirurgia Generale, d’Urgenza e Nuove Tecnologie, diretta dalla dottoressa Micaela Piccoli e quella del Centro Endometriosi, diretta dal dottor Carlo Alboni e ha consentito di evitare le più gravi complicanze di questa patologia. Il robot Da Vinci consente tramite due consolle a due equipe di intervenire in contemporanea sul paziente, in modo mini-invasivo. L’intervento è stato svolto in collaborazione con l’equipe di anestesisti, diretta dalla dottoressa Elisabetta Bertellini e col personale infermieristico del Blocco Operatorio dell’Ospedale Civile.
In Italia sono affette da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva; la patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficolta a concepire. Le donne con diagnosi conclamata sono almeno 3 milioni.
L’Endometriosi è una malattia cronica caratterizzata da una presenza anomala in altri organi – ovaie, tube, peritoneo, vagina, vescica, intestino, il colon retto e l’appendice – del tessuto che di solito riveste di solito la parte interna dell’utero (l’endometrio). “Durante il ciclo mestruale – spiega il dottor Carlo Alboni – questo tessuto si comporta come l’endometrio e quindi provoca sanguinamento e conseguente infiammazione acuta e cronica. Le lesioni infiltrano letteralmente la parete degli organi colpiti e generano quadri di tenaci aderenze dentro la pelvi che possono compromettere anche la fertilità. La diagnosi precoce è importante perché consente di gestire la paziente migliorando la sua qualità di vita e riducendo il rischio di danno della funzione degli organi in cui si annida. È, però spesso, una diagnosi difficile perché i dolori vengono di frequente scambiati per semplici dolori mestruali o dolori addominali non specifici e quindi sottovalutati”.
Il Centro Endometriosi del Policlinico di Modena – attivo in seno all’Ostetricia e Ginecologia diretta dal prof. Fabio Facchinetti, segue circa 900 donne all’anno negli ambulatori dedicati ed esegue più di cento interventi chirurgici/anno su pazienti con questa patologia. “Nel caso specifico – conclude Alboni – grazie al robot abbiamo potuto operare insieme ai chirurghi generali. Noi abbiamo eseguito la rimozione delle lesioni endometriosiche dalle strutture di sostengo dell’utero, dal peritoneo e dallo spazio fra la vagina ed il retto (sede, peraltro, che più spesso genera sintomi dolorosi soprattutto durante la defecazione ed i rapporti sessuali). Utilizziamo la magnificazione dell’immagine tridimensionale e la precisione del Robot anche per eseguire la tecnica chirurgica (nerve-sparing) che ci permette di preservare le sottili strutture nervose che garantiscono il corretto funzionamento degli organi pelvici (vescica, retto, utero e vagina). Grazie alla mini-invasività dell’intervento, quindi, la giovane ha visto preservare la propria capacità di funzione degli organi coinvolti e riproduttiva”.
La paziente ora sarà seguita dal centro del Policlinico poiché la gestione della malattia endometriosica non si conclude assolutamente con l’atto chirurgico ma necessita di costante monitoraggio e adattamento della terapia a seconda delle necessità della paziente. Il rischio di recidiva della endometriosi profonda intestinale è molto basso ma in generale si definisce comunque un rischio legato alla cronicità della malattia.
“La paziente – conferma la dottoressa Micaela Piccoli – con una storia di dolori addominali ricorrenti, non ancora inquadrati correttamente, è giunta da noi per un addome acuto da sospetta appendicite. Durante l’intervento di appendicectomia laparoscopica, ci siamo resi conto della presenza di altre lesioni sul peritoneo e sul colon-retto compatibili con un quadro grave di endometriosi, che l’esame istologico sulle biopsie eseguite ha poi confermato. Grazie alla lunga collaborazione con i ginecologi sulle patologie endometriosiche, siamo in grado di riconoscere le lesioni sospette anche quando del tutto occasionali. Abbiamo, quindi, attivato il percorso diagnostico con i ginecologi e, avuta la conferma di un’endometriosi pelvica profonda posteriore, del peritoneo prevescicale e del retto (parte terminale del colon), abbiamo programmato l’intervento congiunto. Noi ci siamo occupati del retto che era infiltrato profondamente da questo tessuto eseguendo una resezione intestinale che, grazie al robot, è stato possibile portare a termine ricanalizzando subito l’intestino, senza alcuna colostomia o ileostomia di protezione, cioè un sacchetto che derivi temporaneamente le feci. La tecnologia robotica con la sua mininvasività, la magnificazione dell’immagine, la precisione del gesto chirurgico, la possibilità di lavorare in più specialità, consente non solo di essere radicali nel rimuovere la patologia, ma soprattutto di rispettare l’integrità della persona e garantirle un’ottima qualità di vita fin da subito dopo l’intervento.”
“Il successo terapeutico per questa patologia – conclude il Prof. Facchinetti – non può prescindere dal lavoro di squadra, dalla gestione multidisciplinare. Le pazienti affette dall’endometriosi possono presentare sintomi e segni clinici che simulano altre patologie specifiche di vari distretti (urinario, intestinale, osteo-muscolare). È pertanto fondamentale che nella nostra azienda ospedaliera sia consolidata una cultura della diagnosi differenziale precoce dell’endometriosi e sia presente una collaborazione attiva fra le Unità operative a favore delle pazienti”.