“Si tratta sostanzialmente di recuperare dallo stato attuale in cui si trova, e salvaguardarlo, un edificio dall’alto valore storico che, se accuratamente valorizzato può portare ulteriore valore aggiunto al territorio.” Nelle imminenti giornate del FAI 17, 18 e 25 ottobre, particolarmente incentrate anche sulle Valli Mirandolesi, il Sindaco di Mirandola Alberto Greco si concede una riflessione su Portovecchio. Allo stabile dall’illustre passato storico ubicato nella zona di San Martino Spino, l’estate scorsa era stata dedicata una serata a cui oltre a numerosi partecipanti aveva preso anche il primo cittadino. “L’auspicio è che la sensibilizzazione e l’interesse verso questo edificio aumenti, per promuovere un iter di valorizzazione adeguato, considerate le potenzialità che potrebbe effettivamente esprimere, una volta completamente restaurato.”
Parole che si sente di riprendere anche l’Assessore allo Sviluppo del territorio, Frazioni e Promozione del territorio del Comune di Mirandola Fabrizio Gandolfi. “Le giornate del FAI, concentrate anche sulle Valli mirandolesi, ovvero il meglio che a livello naturalistico il territorio esprime, rappresentano un’importante opportunità per focalizzare l’attenzione su Portovecchio. Portovecchio è il tassello mancante nel mosaico sanmartinese che si è andato ravvivando da inizio millennio con la ristrutturazione del Barchessone Vecchio prima, poi del Barchessone Barbiere e per ultimo del Barchessone Portovecchio. I barchessoni, le basiliche delle Valli, edifici unici che ne sono ben presto diventate icona, facevano parte della stessa tenuta militare. Ma il Palazzo della direzione, il cuore del Centro, e tutti gli edifici di grande pregio all’interno della zona ancora oggi proprietà della Demanio, non sono mai stati restaurati. Né vissuti, fruiti, goduti dalle ultime generazioni. Il grande lavoro che è stato fatto su queste valli merita di essere compiuto: o sarà perso per sempre. Oggi l’intera area del Centro militare versa in rovina. E ci sono parecchi motivi per salvarla. Per esempio i fondi, che ci sono, stanziati dalla Regione già dai tempi del sisma: 3,8 milioni. Ma occorre un progetto. Partecipare al censimento indetto dal FAI è un modo per sensibilizzare su questo prezioso edificio da valorizzare e vivere. Date le diverse potenzialità – afferma l’Assessore Gandolfi ricalcando le parole del Sindaco Greco – che potrebbe effettivamente esprimere una volta recuperato: dal turismo, all’ambito formativo professionale, a quello museale se non di valorizzazione enogastronomica delle eccellenze locali tutte. Assurgere a diventare uno dei luoghi del cuore del FAI – una gara a cui partecipano luoghi d’interesse da salvare in cui sono i cittadini a proporli e a votarli – consentirebbe un maggior potere di contrattazione con la proprietà in funzione di una sua valorizzazione.”
PORTOVECCHIO: STORIA E NON SOLO
Portovecchio è senz’altro al centro della vita sanmartinese dalle prime attestazioni anteriori all’anno Mille sino, almeno, al 1954. I cavalli di razza famosi nelle corti di tutta l’Europa venivano allevati qui. Era una delle residenze di delizia dei Pico, probabilmente costruita su un forte medievale voluto dai Vescovi di Reggio. Nel Settecento l’area entra nel dominio degli Este che la affidano ai Marchesi Menafoglio. Dal 1883 l’allevamento equino diventa militare: V Centro di Deposito e Allevamento Quadrupedi per l’Esercito. E così vive sino al 1954. Una storia ripercorsa da Sergio Poletti, autore del fondamentale “Storia di Spino e San Martino del 1986”. Di tre anni precedente è, invece, il terzo Quaderno della Bassa Modenese, in cui è pubblicata una delle poche ricerche storiche sulle attività dell’allevamento militare. Antonio Gelati, l’autore, ha raccolto la testimonianza del dottor Molinari che nel Centro era Veterinario ai primi decenni del Novecento. Quand’era un Centro di eccellenza il cui personale veterinario altamente specializzato praticava operazioni piuttosto complesse come l’inseminazione artificiale. C’è un libro, inoltre, intitolato “San Martino dei Cavalli”, che risulta essere il volume più apprezzato sulla storia relativa alle funzioni dell’edifico nel corso dei secoli, edito a cura di Andrea Bisi nel 2015.
Nel ‘54 termina l’allevamento. Da allora la zona è rimasta militare e sempre interdetta. Ma nel 2017, per la prima volta, Portovecchio è stato aperto al pubblico. Marina Speziali, presidente Gruppo FAI Bassa Modenese, lo aveva scelto per le giornate FAI di primavera. E non aveva sbagliato: 2300 visitatori in due giorni. Il FAI è una organizzazione senza scopo di lucro che si propone di tutelare il patrimonio sia storico e artistico sia naturale e paesaggistico italiano. E Portovecchio può vantare entrambi i vincoli della Sovrintendenza di Bologna.
Il FAI indice ogni anno il Censimento dei Luoghi del Cuore, una gara a cui partecipano luoghi d’interesse da salvare. E sono i cittadini a proporli e a votarli. Un comitato spontaneo formato da tutte le principali associazioni sanmartinesi e da altri volontari ha creduto che Portovecchio meritasse di essere votato come Luogo del Cuore per entrare nella classifica. Una bella sfida, proprio quest’anno gravido di difficoltà. Ma è il genere di sfide che piacciono ad Anna Greco che ha promosso e coordinato l’attività del comitato.
DOMENICA 18 OTTOBRE, AL BARCHESSONE VECCHIO A SAN MARTINO SPINO, INIZIATIVA PER CELEBRARE PORTOVECCHIO CON LIBRI DEDICATI E MUSICA
Nell’ambito del “Censimento FAI Luoghi del Cuore 2020”, domenica 18 ottobre alle ore 17:30, presso il Barchessone vecchio verrà presentato il libro di Andrea Bisi “San Martino dei cavalli” che racconta la grande avventura della storia di San Martino e di tutto il territorio Mirandolese. A seguire una lettura di Sandra Braghiroli sulla vita quotidiana di San Martino negli anni ’40 tratta del libro di Gianni Campi “Il Caminon” (1975), mentre per la musica ci penserà il cantautore Franz Campi, testimonial FAI per promuovere Portovecchio, zona militare al censimento FAI 2020. Un’opportunità per rispolverare vicende e storielle di San Martino Spino ma anche per raccogliere delle firme per il recupero di palazzo Portovecchio e degli edifici di maggior pregio presenti nell’area. Per maggiori informazioni sugli eventi è possibile inviare una mail a cea.laraganella@unioneareanord.mo.it oppure chiamare telefonicamente i seguenti numeri 0535. 29724 / 29713 / 29507.