«Figli e familiari disabili si confermano, per il Governo, un “problema” di chi li ha». È categorico il giudizio di Filippo Diaco, Presidente provinciale delle Acli di Bologna, sui contenuti del nuovo DPCM presentato ieri sera in conferenza stampa dal Premier Conte. «Nell’emergenza sono emerse le vere intenzioni dei nostri governanti. La famiglia si è dimostrata la prima e principale forma di welfare in questo tragico momento. Eppure, non è nemmeno stata nominata. Non lo sono stati i bambini, né i disabili, che soffrono più di altri questa circostanza».

Il Presidente delle Acli insiste nel sottolineare questa mancanza: «stiamo facendo enormi passi indietro. Tra poco il gap tra le donne lavoratrici con o senza figli diverrà incolmabile e torneremo agli anni Cinquanta» osserva Diaco. Vale anche per i papà: «le norme e i bonus sono del tutto insufficienti a coprire questi mesi di chiusura delle scuole». Il problema è più grave per chi ha figli o familiari disabili: «sulle spalle dei caregivers è lasciato tutto il peso dell’assistenza. Questa situazione avrà gravi ripercussioni sulla salute non solo delle persone con disabilità, ma anche di chi li assiste. Non ci si ammala solo di Covid-19 e occorre tenerne conto» osserva. E ancora una volta «il Terzo Settore è lasciato solo a colmare queste carenze». Esso non è neppure stato nominato: «a quanto pare la sussidiarietà funziona a senso unico: le istituzioni si rivolgono alle associazioni solo per chiedere». Le Acli condividono dunque le parole del Presidente della Regione Stefano Bonaccini, che si è detto deluso dal Governo: «sulle Regioni ricade ora una forte responsabilità. Le Acli ci sono, forti della propria esperienza lunga 75 anni, per contribuire a studiare modi sicuri ma efficaci per l’estate dei nostri bambini». Se è vero che vanno tutelati i posti di lavoro, bisogna partire dalle famiglie: «esse non sono una categoria: sono lo Stato, sono il welfare, la cura, la scuola, la sanità sono il futuro di tutti noi. Non possiamo fare loro beneficenza. Occorre un piano di sostegno serio, perché senza le famiglie non c’è speranza per nessuno» conclude Diaco.