In Emilia-Romagna, per il solo settore delle costruzioni, sono state inoltrate 2 mila richieste di Cassa integrazione e più di 400 di Fsba, il  Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato. Ma si tratta di dati più che parziali, visto che continuano ad arrivare nuove richieste. Una situazione preoccupante perché il DPCM n.18 del 17 marzo, seppur contiene elementi positivi, non prevede l’obbligo di anticipo in busta paga per gli ammortizzatori, e di conseguenza a molti dipendenti la Cassa integrazione non viene anticipata dalle aziende. “Di questo passo, tante famiglie rischiano di non riuscire ad avere una disponibilità economica, seppur minima. Il rischio di trovarsi di fronte a una situazione ingestibile è reale”, mette in guardia il segretario della Fillea CGIL Emilia-Romagna Filippo Calandra.

“Sarebbe importante – aggiunge Calandra -, ora che il Governo ha garantito liquidità alle imprese, che attraverso questo nuovo decreto si consentisse l’anticipo in busta paga delle Casse integrazioni ai lavoratori”. Fino ad adesso, nel settore dell’edilizia, “abbiamo provato a dare risposta ai nostri lavoratori – continua Calandra – garantendo liquidità per il mese di aprile”. Ciò è stato possibile “grazie a un accordo tra le parte sociali”. In particolare, “le Casse edili in tutta Italia anticiperanno alcune spettanze maturate (premio APE)”, ma il problema ora riguarda maggio. “La situazione rischia di essere esplosiva, qualora le lavoratrici e i lavoratori dovessero ritrovarsi senza più soldi”, avverte il segretario regionale della Fillea CGIL, che lancia un appello “al senso di responsabilità sociale delle imprese per anticipare la Cassa integrazione” nonché un’esortazione “agli istituti di credito affinché rendano operativo nel più breve tempo possibile il protocollo sottoscritto in Regione, che garantisce un minimo di liquidità a tutti quei lavoratori che non hanno ancora ricevuto anticipi dalle imprese”. Infine, è necessario sin da ora monitorare la futura ripresa delle attività. “Bisogna subito segnalare i pericoli da evitare: che le imprese serie a corto di liquidità si consegnino alla criminalità organizzata e all’usura, e che quelle strutturate si trovino a competere con furbetti di ogni sorta, subendo una concorrenza sleale. Per queste ragioni – conclude Calandra – il Ministero del Lavoro e l’INPS devono immediatamente correggere la circolare sul DURC, che di fatto retrodata la verifica di regolarità al 31 agosto anziché effettuarla alla fine di ogni quadrimestre, come da nostra richiesta e come prevedono le regole vigenti. Ora più che mai chiediamo quindi a tutti gli addetti ai lavori di non fare passi indietro, a cominciare dalla lotta al lavoro nero e alla concorrenza sleale”.