La Casa delle donne contro la violenza di Modena, come tutti i centri antiviolenza regionali, rimane aperta e risponde alle richieste d’aiuto delle donne che ne hanno bisogno per sé stesse o per un’altra donna.
In questo momento di emergenza sanitaria che costringe le persone in casa, le donne che convivono con uomini violenti possono trovarsi esposte a rischi sempre più gravi ed è per questo che i centri antiviolenza continuano a offrire supporto e accoglienza, nel rispetto delle misure di prevenzione e sicurezza prescritte per contenere il contagio da coronavirus.
“Per rispettare le misure di contenimento dell’epidemia – commenta l’assessora alle Pari opportunità Grazia Baracchi – le donne possono ritrovarsi costrette in casa con un partner violento in una convivenza che rischia di diventare drammatica. Ma queste donne devono sapere che non sono sole e che se hanno bisogno di aiuto possono contattare i centri antiviolenza che sono operativi e raggiungibili”.
Le donne che si sentono in pericolo, quindi, possono contattare telefonicamente o via whatsapp la Casa delle donne contro la violenza di via Vaciglio nord 6, che garantisce la reperibilità telefonica al numero fisso 059 361050, oppure al numero di cellulare 335 6958163. La richiesta di assistenza, per chi ne ha la possibilità, può essere inviata anche via mail (all’indirizzo most@donnecontroviolenza.it) ed è sempre attivo, 24 ore su 24, il numero verde gratuito nazionale 1522 dedicato alle richieste di aiuto e sostegno alle vittime di violenza e stalking.
Come suggeriscono gli stessi Centri antiviolenza, le donne possono contattarli quando vanno a buttare l’immondizia, a fare la spesa o in farmacia, attraverso una telefonata, un sms o un messaggio di whatsapp.
Per situazioni di emergenza si possono predisporre anche appuntamenti personali.
Le donne possono uscire di casa in qualunque momento per chiedere aiuto o per raggiungere il centro antiviolenza, nonostante le restrizioni imposte in questo momento, in quanto questa motivata esigenza rientra nel diritto alla salute e viene considerata una condizione di necessità anche ai fini dell’autocertificazione.
Anche le Case rifugio proseguono la loro attività e vengono comunque frequentate dalle operatrici per assistere le ospiti, soprattutto quelle con bambine e bambini.