L’esperienza dei paesi anglosassoni di orto-giardini terapeutici comincia a trovare sostenitori anche in Italia. Grazie ad una collaborazione tra Unimore e la cooperativa sociale TICE verrà avviato a Correggio (RE) il primo giardino che si rifà a questa pratica terapeutica.
Un crescente numero di pubblicazioni, sia scientifiche che divulgative, sta riportando l’attenzione sull’antica pratica dell’ortoterapia, intesa come utilizzo di piante e giardini nella terapia di persone con disabilità fisiche, mentali, sociali o con disagio emozionale, ma anche, più generalmente, nel benessere di tutti: bambini, ragazzi, adulti e anziani. L’azione terapeutica si esplica con attività pratiche nel verde, curando una singola pianta da interno, camminando, riposando o conversando in questi orti-giardino.
Il Dipartimento di Scienze della Vita di Unimore e TICE, Cooperativa sociale che si occupa di servizi, consulenza e ricerca nell’ambito della salute mentale e dell’apprendimento, hanno deciso di unire le proprie differenti competenze – rispettivamente negli ambiti della biologia vegetale e della psicoterapia – per realizzare il progetto pilota sperimentale di un orto-giardino terapeutico.
La realizzazione di questo ambizioso progetto, unico in Italia e dalla forte componente innovativa, è resa possibile grazie all’attivazione di un dottorato in alta formazione in Scienze, tecnologie e biotecnologie agro-alimentari, con tutor didattico la prof.ssa Laura Arru di Unimore, affidato alla dott.ssa Giulia Elena Trentini e attivato presso il Dipartimento di Scienza della Vita con la collaborazione di TICE.
“La collaborazione con TICE – dichiara la prof. Laura Arru, ricercatore nel Dipartimento di Scienze della Vita – nasce dalla consapevolezza che è necessario un forte intreccio tra competenze in ambito terapeutico ed in ambito vegetale. Non basta un architetto del paesaggio come non basta uno psicoterapeuta. Occorre saper far dialogare le competenze”.
Il progetto contiene molti elementi di straordinarietà, si tratta di un progetto multidisciplinare in cui il Dipartimento di Scienze della Vita di Unimore mette a disposizione le competenze di Fisiologi Vegetali, mentre i professionisti di TICE intervengono con le loro competenze psicologiche e umanistiche in una meravigliosa complementarietà.
L’ ortoterapia è nata e si è sviluppata nei paesi anglosassoni, nei quali esiste la figura riconosciuta dell’ortoterapista, ovvero l’esperto capace di pianificare e progettare la realizzazione del giardino ortoterapico, scegliendone l’orientamento e la collocazione delle piante più adatte rispetto a spazi e utenza. In Italia non esiste ancora una simile figura, come neppure un giardino progettato ex novo, mentre qualcosa si sta muovendo e, in alcuni casi, sono stati utilizzati parchi già esistenti.
Il luogo su cui si sta realizzando il progetto pilota dell’orto-giardino terapeutico è situato nelle campagne reggiane, in via Ronchi San Prospero, nel comune di Correggio (RE), dove una antica casa colonica, con il suo podere, è stata oggetto di un restauro rispettoso della sua storia e dell’ambiente. Attualmente in quell’ambiente TICE svolge la propria attività psicologica con bambini, ragazzi con difficoltà di apprendimento emotive, cognitive e sociali, nonché adulti che si trovano ad affrontare momenti critici del loro percorso di vita.
Commenta così la responsabile della sede di Correggio di TICE, la psicologa e psicoterapeuta Maria Chiara Sacchetti: “Sin dalla sua nascita, TICE ha investito molto nella ricerca e nel rapporto con le Università del territorio, al fine di nutrire l’innovazione e la qualità dei servizi e degli interventi proposti. In questo caso, che rappresenta per noi la prima occasione per un dottorato interdisciplinare, siamo davvero entusiasti di ampliare le nostre prospettive, mescolando competenze che, seppur apparentemente distanti, potranno al contrario creare stimoli e reciproche contaminazioni, in grado di trasformarsi in un innovativo modello di intervento terapeutico“.
Il progetto che si svilupperà nell’arco di tre anni inizia con una prima progettazione su carta, che tenga conto di percorsi accessibili a tutti, compreso chi si muove in carrozzina, pianificando accessi sensoriali a utenti di tutte le età, inserendo stazioni per una pausa solitaria e stazioni per conversazioni di gruppo o colloqui più ristretti.