Altri guai per un 54 abitante a Reggio Emilia che, arrestato nel mese di marzo dell’anno scorso dai carabinieri della stazione di Corso Cairoli per una serie di condotte violente nei confronti della moglie e della figlia 17enne, compiute peraltro davanti agli altri suoi figlioletti che in lacrime assistevano alle violenze subite dalla mamma e dalla sorellina, è finito nuovamente in carcere. Dopo l’arresto l’uomo, sebbene il tribunale di Reggio Emilia gli avesse imposto il divieto di avvicinamento alla moglie, ha in maniera reiterata violato tale provvedimento recandosi, con cadenza di almeno 3 volte alla settimana, sotto casa della moglie e dei figli, citofonando insistentemente e intimando loro di farlo entrare a casa, pronunciando frasi sconnesse e minacciose.
Il 9 gennaio scorso è arrivato persino a caricare con forza nella sua auto il figlio più piccolo, minacciando con un accetta i presenti (compresa la moglie) che cercavano di farlo desistere. Condotte persecutorie che in questi mesi l’hanno visto anche presentarsi presso i locali scolastici frequentati dai figli pretendendo di vederli e minacciando di morte la moglie. Ma non solo: ottenuto fraudolentemente il duplicato delle chiavi di casa entrava liberamente molestando e minacciando moglie e figli cagionandogli un perdurante e grave stato di ansia e paura ed ingenerando in loro il fondato timore per la propria incolumità. Episodi persecutori, quelli denunciati dalla moglie e riscontrati dai carabinieri della stazione di Corso Cairoli, che sono stati segnalati alla Procura reggiana che ha chiesto ed ottenuto dal giudice del tribunale di Reggio Emilia un inasprimento del misura cautelare. Il 54enne è infatti stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare i carcere che ieri è stata eseguito dai carabinieri che hanno arrestato l’uomo.
L’uomo, si ricorda, nel marzo 2017 era stato arrestato dai carabinieri reggiani con le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate. Per questi motivi al 54enne era stato imposto il divieto di avvicinamento. Misura che pare non essere bastata per arginare la condotta delittuosa dell’uomo finito in manette in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere.