I redditi dichiarati dalle cittadine e dai cittadini bolognesi aumentano leggermente, ma quasi la metà della ricchezza rimane nelle mani degli over 60. Le fasce giovani, di contro, risultano più in difficoltà rispetto al 2002, anno preso a riferimento per capire le dinamiche reddituali sul medio periodo. Sul fronte delle disuguaglianze, intanto, si registra la consueta distanza di genere tra uomini e donne, ma l’orizzonte è più sereno visto che la forbice sta diminuendo. Sono alcune delle conclusioni a cui giunge lo studio inedito dell’Ufficio di Statistica del Comune di Bologna sulle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche presentate nel 2016 dai bolognesi con riferimento a quanto percepito nel 2015. I redditi esaminati sono quelli imponibili ai fini Irpef, che colgono una dimensione della ricchezza personale e familiare che però non comprende informazioni dettagliate sul patrimonio di natura mobiliare e immobiliare. E’ comunque una fetta importante del bilancio familiare dei bolognesi, che l’Ufficio di Statistica ha poi comparato con gli stessi dati dichiarati dai contribuenti relativamente all’anno 2002, per curiosare sulle tendenze evolutive di medio periodo fortemente influenzate dalla crisi economica e finanziaria che non ha risparmiato le Due Torri così come tutto il resto del Paese.
“Da oltre un decennio – afferma l’assessore comunale al bilancio, Davide Conte – il Comune di Bologna monitora l’andamento dei redditi dei cittadini bolognesi. Si tratta di uno studio statistico utile per la costruzione del bilancio. I dati statistici sui redditi confrontati con le informazioni che arrivano dai servizi sociali, culturali e delle attività produttive, confermano alcuni trend importanti di cambiamento. In particolare sono quattro le informazioni su cui porre attenzione a livello di programmazione del bilancio, tre positive e una negativa: i nostri cittadini in questa fase del ciclo economico stanno mediamente meglio dato che si registra una leggera crescita del reddito medio procapite; si attenua, rispetto agli anni passati, il divario tra il reddito medio prodotto dalle donne e quello prodotto dagli uomini, ma si deve fare ancora molto soprattutto in termini di conciliazione dei tempi di vita famigliare e del lavoro; un sistema pensionistico più favorevole rispetto al passato favorisce un aumento del reddito medio delle classi di età più anziane; l’elemento più critico è il progressivo impoverimento delle classi di reddito già povere e in particolare un calo significativo dei redditi dei cittadini più giovani”. In termini di bilancio, “in linea con quanto emerge dai dati, abbiamo aumentato le risorse per il sociale e per le giovani generazioni – conclude l’assessore – e la stessa manovra di esenzione dell’addizionale irpef impatta proprio sulle fasce di reddito medio basse, quelle più a rischio di impoverimento. In termini di politiche è importante incrociare queste analisi con i servizi e le attività sul territorio, a partire proprio dal progetto Insieme per il lavoro, che vede insieme il Comune, la Diocesi e il mondo dell’impresa”.
Più della metà dei contribuenti dichiara meno di 20.000 euro lordi, tre su cinque sono donne
Nel 2015 a Bologna sono stati dichiarati 7,326 miliardi di euro di reddito imponibile ai fini Irpef, contro i 7,226 miliardi di euro dell’anno precedente. Il numero dei contribuenti si attesta a 293.587: in aumento risultano quelli di età compresa tra 45 e 59 anni e, in misura più ridotta, gli anziani over 75. Tiene la classe dei giovani fino a 29 anni, mentre in calo sostenuto appaiono le età 30-44 e 60-74 anni. Queste dinamiche sono comunque coerenti con le corrispondenti leve demografiche. Il reddito medio imponibile ammonta a 24.955 euro per contribuente, contro i 24.628 euro registrati nel 2014. Fra le grandi città italiane Bologna si colloca al terzo posto nella graduatoria del reddito medio, che vede Milano in posizione dominante. Il reddito mediano (valore che divide esattamente a metà la distribuzione, posizionando il 50% dei contribuenti sopra questa soglia e l’altro 50% sotto) è pari a 19.557 euro contro i 19.408 dell’anno precedente. Per effettuare un confronto corretto tra i due anni è anche necessario tenere presente che nel 2015 a Bologna si è registrato un tasso medio di inflazione negativo, pari a -0,6%. Pertanto sia in termini nominali che reali, il reddito medio e quello mediano in città aumentano leggermente.
L’analisi delle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2016 sui redditi 2015 mostra che oltre la metà dei contribuenti bolognesi (52%) dichiara cifre inferiori ai 20.000 euro di imponibile, pur detenendo solo il 21% della ricchezza. Se si alza la soglia a 30.000 euro, si comprende poco più dei tre quarti dei contribuenti. Solo il 3,3% dei cittadini ha dichiarato un importo superiore a 80.000 euro ma detiene quasi un quinto del totale dei redditi. L’asimmetria nella distribuzione dei redditi appare ancora più evidente se si analizzano i dati secondo il genere. Sotto i 20.000 euro di imponibile risultano infatti il 44% degli uomini e ben il 59,2% delle donne. Se si considera la soglia dei 30.000 euro, le due quote passano rispettivamente a 69,3% e 83%. Guardando alle fasce più alte, ha dichiarato più di 80.000 euro il 5,1% degli uomini e l’1,5% delle donne.
Anche nell’ultima rilevazione statistica dunque si evidenzia una significativa differenza di genere. I contribuenti di sesso maschile sono 140.741 e dichiarano un reddito imponibile complessivo di 4,222 miliardi di euro. Le femmine sono invece 152.846 e dichiarano in tutto 3,104 miliardi di euro. Il reddito imponibile medio maschile è dunque di 30.002 euro, il 47,7% in più rispetto a quello femminile, che si ferma a 20.307 euro. Se guardiamo al valore del reddito mediano, la forbice si assottiglia e scende al 27,2% in più per gli uomini. Questo significa che tra i contribuenti maschi c’è una maggiore concentrazione del reddito e cioè una presenza più elevata di percettori di redditi alti e medio-alti. Sul fronte delle diseguaglianze sul medio periodo c’è una buona notizia: pur essendo il divario di genere ancora molto netto, la distanza tra i due sessi si accorcia sensibilmente nel tempo, visto che nel 2002 il reddito mediano degli uomini era del 37,8% superiore rispetto a quello delle donne, oltre dieci punti percentuali in più rispetto al 2015.
Tornando all’oggi, e analizzando l’età dei contribuenti, si scopre che in tutte le classi i valori femminili sono inferiori a quelli maschili, ma il divario è molto più contenuto tra i 25 e i 44 anni. Dai 45 anni in poi le differenze si accentuano e raggiungono i valori più elevati nelle età comprese tra i 65 e i 79 anni. Vale la pena notare che nel tempo sono proprio queste ultime le generazioni per le quali il gap tra i due sessi ha subito un progressivo ridimensionamento, contribuendo ad attenuare lo squilibrio complessivo tra maschi e femmine in tema di reddito.
L’evoluzione dei redditi dei bolognesi tra il 2002 e il 2015
Se si confrontano i redditi imponibili mediani dichiarati ai fini Irpef dai bolognesi per il 2002 e il 2015, tenendo conto dell’inflazione, appare evidente che il reddito mediano è aumentato complessivamente del 2,6% ma solo grazie alle donne: l’andamento è infatti il risultato di un comportamento diverso dei redditi femminili che aumentano (+7%) e di quelli maschili che calano (-1,2%). Inoltre i contribuenti over 54 anni hanno dichiarato nel 2015 redditi il cui valore, al netto dell’inflazione, risulta più elevato di quello percepito dai loro coetanei nel 2002, con aumenti più accentuati tra i 60 e i 74 anni di età. Si tratta per lo più di persone appartenenti alla categoria dei pensionati o prossimi a esserlo, dunque la loro vita lavorativa si è già conclusa o si sta avviando alla conclusione. La tendenza positiva riguarda in particolare la componente femminile: significa che nel medio periodo le donne hanno partecipato in modo più significativo al mercato del lavoro e godono dunque di un trattamento previdenziale più adeguato delle loro coetanee di 13 anni fa. La situazione degli altri contribuenti è invece ben diversa, poiché negli anni hanno assistito a una consistente contrazione della capacità reddituale. Si tratta non solo di giovani e giovanissimi, che si affacciano al mondo del lavoro, ma anche di fasce di popolazione di età centrale, le cui condizioni economiche rappresentate in larga parte dai redditi ottenuti nel pieno della loro attività lavorativa, sembrano in media via via deteriorarsi.
In particolare nel 2015 i contribuenti under 30 rappresentano l’8,6% del totale e dichiarano il 3,7% dei redditi complessivi. I contribuenti over 60 sono invece il 40% del totale e dichiarano il 42,8% dell’ammontare complessivo. Nel 2002 la situazione dei giovani appariva meno svantaggiata: i contribuenti under 30 erano infatti l’11,5% e dichiaravano il 6,2% dei redditi. Quelli over 60 erano circa uguali nel numero ma detenevano in percentuale meno ricchezza (36,4%). Nel medesimo periodo, i contribuenti tra i 30 e i 59 anni di età dichiarano invece meno reddito (da 57,4% a 53,5%). In definitiva, tra il 2002 e il 2015 il reddito medio dei contribuenti più abbienti e quello dei più disagiati diminuiscono, ma per i secondi il calo assume un’entità molto maggiore. Sembra dunque emergere un aumento della distanza tra ricchi e poveri e soprattutto un deciso peggioramento di questi ultimi nel medio periodo: la fascia meno abbiente risulta quindi la più colpita dalla crisi economica.
Nazionalità, quartiere di residenza, tipologia delle famiglie
L’Ufficio di Statistica del Comune ha poi deciso di prendere in esame i redditi dichiarati dai soli contribuenti residenti in città, potendo così analizzare anche altri indicatori, come il luogo di residenza, la nazionalità, la composizione delle famiglie. Oltre al divario di genere e fra generazioni, l’ulteriore analisi mostra anche una marcata polarizzazione territoriale che evidenzia la presenza dei redditi più elevati nelle zone Colli, Galvani, Marconi e Murri, mentre i valori più bassi si trovano nelle zone della periferia ovest e nord, con i minimi registrati in Bolognina e a San Donato.
L’analisi ha riguardato anche la nazionalità dei contribuenti, scoprendo così che il numero degli italiani tra il 2014 e il 2015 è sceso da 253.680 a 253.098, mentre quello degli stranieri è salito da 27.867 a 28.634. Dunque il 10,2% dei contribuenti residenti in città risulta straniero e la percentuale sale al 16,3% tra gli under 60. Nel 2002 il numero di contribuenti stranieri era molto più basso, pari soltanto al 3,5% del totale. I redditi imponibili di entrambi risultano in aumento, ma il reddito mediano sancisce il divario esistente a sfavore degli stranieri: gli italiani dichiarano in media circa 21.000 euro, gli stranieri poco più di 10.000.
Infine uno zoom sui redditi dei nuclei familiari: si può osservare come oltre 88.500 famiglie di contribuenti siano composte da una sola persona; il reddito mediano dei single nel 2015 risulta pari a circa 20.000 euro. Seguono per numerosità le famiglie di due componenti; in questo caso il reddito mediano pro capite scende a poco più di 17.600 euro. Meno numerose appaiono le famiglie con 3 o più componenti alle quali viene, come è ovvio, associato via via un reddito mediano pro capite più basso.