E’ aperta anche oggi, giorno di Ferragosto, al parco di Santa Giulia a Monchio di Palagano, “Uomini e dei delle montagne”, la mostra archeologica che invita alla scoperta della vita e delle credenze religiose delle antiche genti dell’Appennino modenese (orario di apertura: dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18; per informazioni: tel. 0536 966112).

La mostra, che sarà visitabile fino al 24 settembre, è promossa dalla Provincia di Modena e realizzata con la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia Romagna e la collaborazione del Dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

Tra il II e il I millennio prima di Cristo l’Appennino modenese non era un’area marginale ma un territorio ricco di insediamenti, costellato di importanti luoghi di culto, che custodiva risorse economiche, come i giacimenti di rame della Valle del Dragone, strategiche per la sopravvivenza delle comunità. I visitatori della mostra scopriranno i resti delle “palafitte perdute” che probabilmente occupavano i laghi attorno a Pavullo, e degli abitati costruiti su rupi isolate, come Pescale e Pompeano, e, pochi secoli più tardi, sulle sommità montane. I culti praticati da quelle antiche popolazioni sono invece testimoniati da preziosi oggetti che costituivano offerte votive agli dei. Tra questi due spade di bronzo, simbolo del potere dei guerrieri e dei capi: la prima, spezzata intenzionalmente per annullarne la funzione originaria, proviene dalla vetta del Cimone, un luogo simbolico, come tutte le alture, dove l’offerta era ritenuta più vicina alla sede celeste della divinità. La seconda, integra, è stata recuperata sulla cima dell’Alpe di Santa Giulia, dove scavi recenti hanno potuto accertare anche l’esistenza di una fossa votiva e di un rogo rituale. Altre testimonianze dell’abbondanza di luoghi religiosi nel territorio sono date dai numerosi bronzetti di devoti e figurine di animali, offerte votive che risalgono all’età del ferro, e dalle decine e decine di monete in argento e bronzo, databili a partire dal III secolo a.C., che erano probabilmente gli oboli che i pellegrini donavano agli dei e ai sacerdoti che officiavano i riti.

La mostra “Uomini e dei delle montagne” accompagna l’edizione del secondo volume dell’ “Atlante dei beni archeologici” della Provincia di Modena.