A fine anno le imprese attive giovanili sono risultate 32.694, ovvero l’8,0 per cento delle imprese regionali. Gli effetti della crisi economica e della restrizione del credito continuano a pesare. In un anno la base imprenditoriale giovanile regionale ha perso 1.297 unità (-3,8 per cento), mentre le altre imprese sono solo leggermente diminuite (-0,4 per cento).
Questo emerge dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio di fonte InfoCamere elaborati dal centro studi e ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna.
Le imprese giovanili aumentano solo in Basilicata (+4,7 per cento), Molise (+3,0 per cento) e in Sardegna (+0,6 per cento). Segno rosso ovunque altrove e l’Emilia-Romagna tra le ultime.
La forma giuridica. La riduzione è da attribuire principalmente alla flessione delle ditte individuali (-1.105 unità, -4,2 per cento), ma la contrazione delle società di persone è molto più rapida (-9,5 per cento, pari a 262 unità) e attribuibile all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata, che sostiene le società di capitale (+116 unità, +2,7 per cento).
I settori di attività economica. Nelle imprese giovanili, l’andamento negativo continua a essere determinato soprattutto dal pesante crollo delle imprese delle costruzioni (-906 unità, -11,0 per cento), un settore che continua a scontare gravi difficoltà, a cui si aggiungono la rapida caduta delle imprese dell’industria (-131 unità, -5,1 per cento) e la flessione delle imprese dell’insieme del settore dei servizi (-387 imprese, -1,8 per cento), derivante dalla marcata riduzione del commercio (-276 imprese, -3,2 per cento) e dalla più lieve flessione nell’aggregato degli altri servizi (-111 imprese, -0,9 per cento). L’unico contributo positivo sostanziale allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile è venuto dall’agricoltura, silvicoltura e pesca, +127 imprese, pari a +5,9 per cento, effetto di un processo di rinnovo generazionale e dello sviluppo di forme di autoimpiego.