La diocesi di Modena, nel corso della conferenza stampa di questa mattina, ha precisato la propria posizione per quanto concerne l’accoglienza di un gruppo di profughi nella struttura dell’ex convento di San Cataldo, di proprietà dei padri Cappuccini e concesso alla Chiesa modenese in comodato per attività legate al sostegno e all’accoglienza.
Il Vicario generale mons. Giuliano Gazzetti ha affermato che “non sono state rispettate le scadenze degli accordi presi con la cooperativa l’Angolo, che gestisce l’accoglienza nella struttura, e nemmeno le caratteristiche dell’ospitalità”.
Il progetto era iniziato, per rispondere ad un’emergenza, nell’agosto scorso, la struttura era stata concessa per l’accoglienza di 29 persone. “Anche se poi sono state sempre più di 50 – prosegue mons. Gazzetti – le persone accolte. Il ritardo nei tempi di restituzione dei locali non ci ha permesso di avviare i progetto, condiviso con altre istituzioni del territorio, di accoglienza per donne sole con bambini. Ed ora dovremo anche intervenire per una ulteriore manutenzione dei locali”.
Le recenti visite del vice direttore della Caritas diocesana Federico Valenzano, del vescovo Castellucci e del Vicario generale hanno evidenziato una situazione definita “indecente, senza rispetto per la dignità delle persone”.
Una scansione dei tempi: il 15 settembre avrebbe dovuto concludersi l’accoglienza emergenziale del primo gruppi di profughi. Nel Protocollo erano stabilite anche le regole seguenti: sorveglianza costante da parte della Cooperativa, pulizia e decoro dei luoghi, presidio socio-assistenziale e sanitario. La diocesi concedeva a titolo gratuito i locali, chiedendo unicamente il rimborso delle utenze e degli eventuali danni alla struttura. Dall’inizio fu precisato che dall’ottobre 2016 la parte interessata del complesso sarebbe stata oggetto di adeguamenti per l’accoglienza di donne straniere con bimbi a carico.
Il 10 settembre è stato ridefinito l’accordo; al 30 settembre, data di scadenza del progetto di emergenza, fu concessa una proroga, per le difficoltà a reperire una nuova struttura, sempre lamentando la qualità dell’accoglienza. Il 5 ottobre la diocesi ha rivolto una ulteriore richiesta di spiegazioni sul mancato rispetto degli accordi, a cui è stato risposto presentando oggettivi ostacoli al trasferimento degli ospiti.
Il 2 novembre, durante un incontro tra i rappresentanti della diocesi e dell’Angolo, sono state ribadite le grandi difficoltà in cui la diocesi si trovava, a causa della situazione sopra descritta: numero doppio di persone ospitate rispetto alla capienza, impossibilità di procedere con il progetto a vantaggio delle donne straniere e dei loro bimbi; degrado dell’ambiente umano e materiale; imbarazzo di fronte ai proprietari, i padri Francescani, che si erano fidati della diocesi. In realtà la situazione, fino ad oggi – gli ultimi sopralluoghi sono dei primi giorni di gennaio – si è mantenuta inalterata e, anzi, è peggiorata: le condizioni in cui versano i profughi sono indecenti; il rapporto tra educatori e persone accolte risulta fortemente sottodimensionato; il corso di italiano che dovrebbe essere erogato per dieci ore settimanali è in realtà ridotto a due ore; vi sono danni alla struttura, causate dalle infiltrazioni d’acqua e la presenza degli educatori è sottodimensionata rispetto agli accordi.
“Parlano i fatti – ha concluso don Giuliano Gazzetti – e in discussione non è l’accoglienza in quanto tale, la Chiesa modenese accoglie già, infatti, attraverso differenti progetti e strutture, circa 200 persone, ma la qualità dell’accoglienza in quella specifica circostanza”.
Federico Valenzano, vice direttore della Caritas diocesana: “Il 2 gennaio, data della mia ultima visita, ho trovato nella struttura 53 persone, da Niger, Nigeria, Mali, Gambia, Eritrea e Ghana, 5 sistemate nel salone, 48 nelle stanze al piano superiore; il riscaldamento non era funzionante – anche l’operatrice lavorava con la giacca indosso – le finestre erano chiuse per mantenere il calore di qualche stufa elettrica. Ho trovato stanze con la muffa agli angoli, dal soffitto piove acqua. Non sono stati rispettati gli accordi con Anci e Prefettura sui corsi d’italiano. L’accoglienza va fatta con criteri precisi, non bastano i posti letto d’emergenza. La Chiesa modenese, attraverso la Caritas, “Un rifugiato a casa mia”, e in accordo con i progetti del Comune, Wellcome, e i progetti Sprar, esperienze in corso che si sono rivelate positive, crede in un modello dignitoso di accoglienza, che favorisce l’integrazione: esistono modelli virtuosi che vanno perseguiti”. Ricordiamo che anche la raccolta dell’Avvento di Fraternità per il 2016 sarà destinata ai progetti di accoglienza comunitaria delle parrocchie.
“Chiediamo – ha concluso Gazzetti – il rispetto delle regole; questo non significa non essere accoglienti, ma impegnarsi per il rispetto della dignità delle persone”.
Il prossimo appuntamento diocesano legato all’accoglienza sarà domenica 15 gennaio con la Messa dei Popoli, alle 15.30 nella chiesa parrocchiale di San Faustino, nella 103° Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato.