Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha illustrato oggi in Consiglio comunale il documento “Idee e valori per Bologna” che contiene le linee programmatiche per il mandato 2016-2021. Di seguito l’intervento il suo intervento:
“Care Consigliere e cari Consiglieri, ‘Idee e valori per Bologna’: così abbiamo inteso chiamare le nostre linee programmatiche per il mandato 2016-2021. Vorrei in questo mio intervento riassumere gli aspetti principali e soprattutto concentrare la mia attenzione sul messaggio e gli impegni che queste linee programmatiche vogliono assumere. Noi siamo in una situazione profondamente modificata come contesto nel quale vive e lavora la nostra città, un contesto europeo e internazionale in continuo mutamento, e siamo in una situazione dove è necessario fare tesoro della nostra ultima recente campagna elettorale per dare risposte conseguenti.
Per farlo credo che sia necessario indicare una visione chiara e forte di città. Noi riteniamo che Bologna abbia tutte le caratteristiche per essere sempre di più una città europea e internazionale e pensiamo che abbia gli ingredienti per raggiungere questo obiettivo e mantenerlo per il proprio futuro. Pensiamo che questo sia importantissimo nel contesto attuale, dire che vogliamo una città con queste caratteristiche significa andare anche in controtendenza. Noi siamo contrari a un ripiegamento nazionalistico, siamo contrari a mettere in crisi la prospettiva dell’unità europea, siamo contrari a immaginare delle relazioni internazionali guidate in modo autoritario dall’alto senza il protagonismo della società e delle forze civili più operanti. In questi anni abbiamo garantito che Bologna potesse mantenere la strada aperta per questo obiettivo. Nel primo mandato abbiamo potuto seminare e introdurre prime essenziali riforme, ora abbiamo la possibilità e l’onore, insieme alla mia squadra, di fare dopo vent’anni un secondo mandato: noi vogliamo utilizzarlo per completare l’attuazione dei provedimenti che abbiamo ottenuto nel primo mandato e per continuare a innovare le nostre strategie in modo da dare un orientamento di fondo alla nostra città in un mondo in estremo movimento, per certi aspetti confuso, rispetto al quale vogliamo indicare una chiara direzione di marcia.
Riteniamo pertanto che questo obiettivo di città aperta e pluralistica, fondato su valori di eguaglianza e di solidarietà, sia un obiettivo attualissimo. Riteniamo che la nostra composizione sociale sia tale da rispondere bene a questo traguardo. Pensiamo di dover accentuare alcune caratteristiche del nostro intervento per uscire da una fase difensiva e accentuare la portata riformatrice delle nostre proposte.
Bologna non è una città in crisi. Abbiamo passato anni a discutere di declino e di zone d’ombra. Bologna è una città che nel contesto nazionale è all’avanguardia, sia per investimenti che per tassi di occupazione che per opportunità di crescita e di attrattività di nuove aziende sul proprio territorio. Bologna, però, deve comprendere che un rischio di crisi c’è e rispetto al contesto nazionale e da alcuni segnali che ci sono arrivati dalle recenti elezioni che riguardano alcuni aspetti della nostra vita sociale. Da questo punto di vista, per quanto riguarda i temi di prospettiva nazionale, abbiamo bisogno di lavorare su investimenti e conoscenza, istruzione, formazione e lavoro: questi tre temi sono al centro della nostra attenzione e noi andremo avanti implementando e attuando ancora di più quella modalità nuova di partecipazione che abbiamo cominciato a sperimentare nel precedente mandato e che ha trovato attuazione nell’impianto del regolamento dei beni comuni e dei patti di collaborazione: un’applicazione della sussidiarietà così come prevista dalla nostra Costituzione, sia in relazione alla necessità di accentuare da questo punto di vista gli interventi sui nuovi quartieri della nostra città. Una città, dunque, della collaborazione civica intesa in senso lato, intesa nel senso delle persone, dei cittadini, delle imprese, del privato sociale e del privato tout court. Questo metodo della collaborazione civica e della cooperazione attraversa tutto l’impianto della nostra proposta programmatica e su questo mondo vogliamo scommettere.
Il nostro ruolo regionale e nazionale ha bisogno di essere affermato con forza a partire dalla chiave a nostra disposizione, ovvero Bologna come tratto d’unione del sistema urbano regionale, sul quale molto stiamo lavorando e che vogliamo continuare ad approfondire. Una città, quindi, che è per i diritti sociali e per i diritti civili, una città che è per la riaffermazione e il rilancio di questi diritti, che è per servizi sociali, servizi pubblici e sanità di impianto universalistico. Quello che ci dice il contesto nel quale stiamo lavorando è esattamente che è in gioco questo: nel conflitto urbano e quindi nella possibilità stessa di una maggiore democrazia urbana. Oggi è in gioco una prospettiva di apertura e di progresso come noi ci ostiniamo a indicare, e una prospettiva di conservazione. Oggi sono tutti per il cambiamento, in particolare le forze di destra sono per il cambiamento. Noi siamo per un cambiamento autentico, noi proponiamo di fare tesoro della nostra memoria e rendere attuale quello che ci sembra modernissimo: un impianto socialdemocratico, cioè un impianto che vuole tenere unita la città rispetto al fatto di garantire a tutti stessi diritti e stesse pari opportunità perché possano ricercare la propria felicità. Non si fa questo se non c’è una base comune. Tutte le moderne analisi ci dicono che se non c’è uno stato sociale di questo impianto, ci sono poi persone condannate a inseguire le necessità della propria sopravvivenza e ci sono persone invece che possono permettersi il lusso di partecipare. Quindi una maggiore uguaglianza intesa come distribuzione di opportunità e anche una maggiore distribuzione, oltre che di risorse, di potere di fare, di capacità di fare, di abilitazione delle persone a cercare di realizzare la propria vita. Per questo noi intendiamo le persone quale il principale soggetto al quale rivolgersi. Persone che hanno a cuore il loro diritto a raggiungere questi obiettivi, ma lo vogliono esercitare nel campo di una libertà responsabile in grado di affiancare alla parola diritti la parola doveri. Noi vogliamo una città dove tante persone possano esercitare il loro diritto alla responsabilità, che è un diritto latente in questa città, ma anche, a chi lo sa ben guardare, molto esplicito nelle persone che ogni giorno si danno da fare per contribuire al bene comune di questa città. Questa è un’idea molto chiara di città e affatto generica, nel contesto nel quale stiamo lavorando, ed è un’idea che noi articoliamo in tutte le nostre proposte di settore alle quali con passione e competenza hanno lavorato i miei assessori.
Quindi io voglio solo accentuare alcune questioni: occorre che la nostra discussione si basi su un’analisi approfondita della demografia, che viene messa a vostra disposizione anche oggi, sulle prospettive demografiche della nostra città e su una consapevole riconsiderazione di quanto si stia modificando la ricollocazione geografica di Bologna per le nuove opportunità di relazioni internazionali che si sono intraprese, e anche per le nuove opportunità che le nuove infrastrutture, dall’Aeroporto, all’Interporto, all’Alta Velocità, stanno dando alla nostra città. Abbiamo bisogno di guidare il cambiamento e la costruzione del futuro. Il ruolo pubblico è il ruolo determinante. Il neoliberismo ha dimostrato tutte le sue incapacità, oggi vediamo un ripiegamento protezionistico falso e impraticabile che spinge a dividere i cittadini in cittadini di serie A e cittadini di serie B sotto il leit motiv impraticabile della precedenza ai nati qui, in nome di una presunta bolognesità. Io penso che la bolognesità autentica sia quella di una città che nel suo passato ha saputo attrarre qui cittadini da ogni parte del Mezzogiorno, che continua ad attrarre qui molti studenti universitari e in controtendenza rispetto all’affluenza delle iscrizioni all’università che ci sono a livello nazionale. Penso che questa controtendenza vada rafforzata e sostenuta dal Comune di Bologna in una fase aperta alla possibilità di cambiamento visto il confronto che si sta aprendo, difficile, a livello europeo contro una politica di austerità cieca e ottusa e che fa bene il nostro premier Matteo Renzi a evidenziare, rispetto al fatto che nelle nostre città, come ci ha detto il voto, abbiamo bisogno di una maggiore attenzione ai ceti popolari. Questa maggiore attenzione è una carattteristica bolognese che può assumere una valenza nazionale.
Questa amministrazione di centrosinistra ha vinto le elezioni, questa amministrazione di centrosinistra ha avuto come avversari una forza politica che si richiama a quel protezionismo e autoritarismo populistico che si sta affermando a livello europeo, ma abbiamo avuto anche, non solo la netta affermazione della coalizione di centrosinistra, ma una netta affermazione di nuove presenze in Consiglio comunale, da Coalizione Civica alla lista civica qui rappresentata da Manes Bernardini. Noi siamo disponibili a un confronto di merito. Abbiamo una solida maggioranza ma abbiamo anche chiara l’idea che per il bene della città, per tenere unita questa città sulle idee e valori che proponiamo, non genericamente, occorre essere aperti a ogni confronto e anche a raggiungere obiettivi condivisi e comuni. Dichiariamo qui, invece, la nostra completa ostilità alla forza politica che abbiamo sconfitto al secondo turno. Ci auguriamo che ci sia una riflessione nel campo del centrodestra, vedo che ce ne sono segnali, e ci auguriamo che sia possibile un confronto, ma su questo tema vogliamo essere molto chiari. C’è una battaglia delle idee da fare in città, oltre che essere fatta di investimenti pubblici, di provvedimenti e strumenti che trovate dettagliati nel nostro programma di mandato, questa battaglia ha bisogno di un progetto civico, ha bisogno di un’intesa che possa passare anche da questo Consiglio e che cercheremo direttamente nel rapporto con i cittadini. Abbiamo bisogno, quindi, di comprendere qual è la vera posta in gioco, e la vera posta in gioco è quella che cercavo di descrivervi: vogliamo considerare un’opportunità i nuovi cittadini o vogliamo considerarli unicamente un problema? Vogliamo considerare un’opportunità il fatto che in questa città ci siano le caratteristiche per mantenere e rilanciare un impianto forte di servizi sociali e di politiche di investimento pubblico o vogliamo fare di questo un elemento di contrasto fra di noi? Questo credo debba far parte della nostra discussione, per quanto ci riguarda noi riteniamo che le priorità che devono legare i nostri obiettivi di settore e che trovate evidenziate, debbano essere i quartieri: il quartiere è una priorità che deve attraversare tutte le politiche di questa amministrazione e di questa giunta. Noi abbiamo realizzato una riforma dei Quartieri, dopo anni che ne discutevamo, oggi abbiamo sei nuovi Quartieri e noi intendiamo affidare a questi sei nuovi Quartieri un ruolo essenziale rispetto a questa nuova modalità di partecipazione che stiamo sperimentando, quella della collaborazione civica, e rispetto all’attuazione di quanto abbiamo votato nel precedente mandato, cioè le modalità per attuare il bilancio partecipato con il protagonismo dei Quartieri. Rispetto ai Quartieri, il nostro impianto di riforme vuole agire perché diventino i referenti principali del lavoro di comunità per i beni comuni, sia per la parte che riguarda i patti di collaborazione civica, gli investimenti e la manutenzione, sia per quanto riguarda il lavoro di cura per il degrado.
Noi non riteniamo i nostri quartieri periferie. Non pensiamo che i nostri quartieri siano ascrivibili alla descrizione e al concetto di periferia che c’è nell’immaginario. Noi riteniamo che ci siano zone di periferia dell’anima, situazioni dove è necessario un maggiore intervento dell’amministrazione comunale, ma lavoriamo per affiancare al centro storico nuove centralità urbane attraverso i quartieri. Questo prevede il nostro impianto urbanistico, che aggiorneremo, e questo prevede anche la realtà dei quartieri. Abbiamo bisogno, come troverete nelle linee di mandato, di un grande percorso di rigenerazione urbana e rigenerazione sociale della nostra vita di comunità. Le città sostenibili sono sostenibili se adempiono alle tre caratteristiche della sostenibilità definite a livello europeo: sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il nostro lavoro sui quartieri terrà presente queste tre questioni sapendo che abbiamo grandi opportunità di realizzarle. Abbiamo già lavorato molto nel precedente mandato sul Paes, sul Piano di adeguamento climatico, continueremo a farlo. Abbiamo bisogno di essere una città, da questo punto di vista, a forti dotazioni ambientali e con una politica specifica per quanto riguarda tutte le componenti dell’ecologia urbana, dall’efficientamento energetico fino alle infrastrutturazioni a verde. Su questo noi riconfermiamo tutta l’attualità di quanto abbiamo previsto nel nostro piano urbanistico. Riconfermiamo la necessità che la città di Bologna sia trainante rispetto all’intera città metropolitana sul tema di realizzare il consumo a saldo zero di suolo. Ci sarà una discussione da seguire insieme rispetto alla nuova legge urbanistica annunciata dalla nostra Regione, che va in questa direzione. Sarà necessario, rispetto ai contenuti del piano strutturale comunale, anche riconsiderare i nuovi areali previsti dal Psc e che rispetto alle previsioni edificatorie delle nostre aree dismesse, ferroviarie, dei Prati di Caprara, della Staveco, della caserma Mazzoni e della caserma Sani, sono inattuali e non più necessari. Occorre cioè riconsiderare quanto vogliamo edificare nella nostra città sapendo che acquista una nuova centralità il tema dell’agricoltura urbana, che molto abbiamo sviluppato nello scorso mandato e che è pieno di opportunità anche in relazione alla prevista apertura di FICO e quindi al tema del cibo e della gastronomia, ma anche un primato che vantiamo nel campo degli orti urbani e di nuove modalità di gestione dei terreni agricoli anche nella nostra città.
Quindi una dettagliata, da questo punto di vista, assunzione di obiettivi e di responsabilità, non in astratto ma molto concrete rispetto anche agli anni precedenti.
Un’altra priorità dovrà incentrare tutte le politiche di settore che oggi presentiamo, sono gli adolescenti e i giovani. Lungi da me l’idea di descrivere una categoria di età con una sola etichetta:
penso che abbiamo molti anziani che stanno bene, molti giovani che stanno bene e molti adolescenti che stanno bene. Detto questo, è evidente che noi ci dobbiamo occupare della parte più debole di queste categorie di età, le dobbiamo dividere in base al reddito, come vuole giustizia sociale, e che dobbiamo anche però assumere con tutta evidenza come dicono le tendenze demografiche, che il tema degli adolescenti è un tema da prendere a cuore, sia per le questioni di cronaca del bullismo e di altri episodi, sia rispetto alla necessità di un maggiore affiancamento delle nostre istituzioni scolastiche e dei nostri servizi sociali, del ruolo dei nostri genitori e della famiglia rispetto a questo tema che richiede un cambio di passo. Così come lo richiede quello dei giovani rispetto ai quali io credo che possiate trovare nelle linee di mandato una specifica indicazione della necessità di continuare a creare occasioni di lavoro attraverso le nuove tecnologie, la ricerca culturale, le start up, attraverso le importanti collaborazioni che stiamo attuando con Unindustria e con il mondo delle imprese, con i progetti di alternanza scuola-lavoro che stiamo implementando con successo, primi in Italia. Questo è un terreno che attraverso un rapporto sempre più stretto e molto positivo, che confermo, con il nuovo Rettore e con l’Università, può dare ulteriori sviluppi.
La terza linea di priorità è il lavoro. Noi continuiamo ad avere a livello nazionale una crescita non adeguata. La Regione Emilia-Romagna e il Comune di Bologna sono le zone messe meglio, come aumento di occupazione e come quindi possibilità di dare delle risposte, ma soffrono di una mancata crescita nazionale e quindi, come vedete nelle linee di mandato, sono previsti molti strumenti nuovi per fare dell’attrattività e per fare degli investimenti anche nel campo del commercio e delle altre attività una politica essenziale sulla quale vogliamo concentrare la nostra attività. Abbiamo una novità che viene dal nostro passato quindi per me è davvero moderna e attuale. Io spero vi siate soffermati sulle dichiarazioni del nostro Arcivescovo Zuppi nonché sulle dichiarazioni a “Farete” del Presidente di Unindustria, Alberto Vacchi. Mi permetto di dire che anche da questo punto di vista abbiamo una peculiarità bellissima in questa città. È difficile oggi trovare il rappresentante di un’associazione di industriali che ci dica che c’è bisogno di politiche di investimenti pubbliche e private e di un sistema di welfare pubblico. Avviene in questa Regione. Non avviene a caso ma avviene in base a una storia, una storia da rafforzare e rilanciare, così come le affermazioni dell’Arcivescovo Zuppi fanno ben sperare sul fatto che si possa affrontare la sfida principale che abbiamo di fronte, cioè quella della nostra convinvenza urbana, dell’organizzazione di una vita democratica nella nostra città rispettosa delle differenze e agguerrita nel contrastare la povertà, fanno ben sperare per un piano di lavoro comune. Confermo qui che sono in corso incontri sull’opportunità di creare un fondo per il sostegno attivo al lavoro e di lotta alla povertà insieme a Unindustria e insieme alla Curia bolognese, un confronto che non potrà non vedere anche come protagonisti i rappresentanti dei lavoratori.
Infine la quarta priorità che noi indichiamo è quella dei diritti. Come ho già accennato prima, questi diritti hanno bisogno ovviamente di un’affermazione di doveri e hanno bisogno di mettere in condizione le persone di esercitare questi diritti e questi doveri. Rispetto a questo sono davvero contento di esprimere in questa giunta forse il primo assessorato ai diritti presente in una giunta comunale. Vorrei dire che lo facciamo con la consapevolezza che questa città ha un estremo bisogno di un richiamo generale al rispetto. Abbiamo bisogno che i cittadini, le istituzioni, le forze politiche, le associazioni, siano in grado di lavorare non per il cambiamento, in questo caso, ma per la restaurazione di un clima di rispetto e di tolleranza reciproca. Ci sono troppi episodi di maleducazione e di scarso senso civico che nulla hanno a che fare con pretesti di tipo politico inventati ogni volta. Su questo chiedo la collaborazione di tutti e qui davvero c’è un banco di prova. E chiedo di non strumentalizzare questo aspetto perché questo è un aspetto civico, è il senso di appartenenza a una comunità e sul senso di appartenenza alla comunità si può decidere di fare un’eterna campagna elettorale oppure si può decidere di condividere delle proposte e cercare di ottenere dei risultati. Resta il fatto che abbiamo bisogno di lavorare sui diritti da un punto di vista credo essenziale, che potrete giudicare ideologico e superato ma che io invece, abbiate pazienza, trovo attualissimo. Abbiamo bisogno di lavorare sulla condizione delle donne in questa città e di farlo in modo concreto. Abbiamo bisogno, cioè, di comprendere che quando parliamo di lavoro, di
adolescenti, di giovani o di persone, la maggioranza sono donne. Ha bisogno di comprenderlo il mio schieramento, che non può attardarsi su questo a ritenere che ci sia solo un problema di tolleranza. Abbiamo bisogno invece di implementare politiche e abbiamo bisogno su questo di una maggiore attenzione alla vita concreta delle nostre aziende e dei nostri luoghi di lavoro. Esiste nella realtà metropolitana un network di imprese che collabora da tempo e che fa benessere aziendale, politiche di conciliazione e lotta al tetto di cristallo, ovvero all’impossibilità di ottenere avanzamenti di carriera in un mondo dominato dalla cultura maschile, io credo che sia importante non far cadere questa iniziativa nel momento in cui è in gioco anche di nuovo il binomio emancipazione-diritti.
Uscendo dal generico e dalla declamazione dei diritti, accentuando i nostri interventi per quanto riguarda la lotta contro la violenza alle donne, aprendo un dialogo tra uomini e donne di cui in questa città c’è estremo bisogno, ma sapendo che quello che ci indica il pensiero avanzato della moderna cultura femminista è attualissimo: la nostra città è divisa in generi, generazioni e genti, e sono questi i tre ambiti sui quali si apre e si sviluppa sempre di più il conflitto sociale. Che lo vogliate o no, c’è un conflitto sui generi, c’è un conflitto possibile fra le generazioni, e la Brexit in Inghilterra dimostra quanto questo conflitto tra generazioni possa anche compromettere il processo dell’unità europea. E c’è un conflitto tra genti. Su questi temi io penso che noi dovremo concentrare la nostra attenzione. E su questi temi noi siamo aperti al confronto, l’attuazione sarà imperniata oltre che sui progetti e gli obiettivi che trovate indicati, su due questioni: l’ufficio dell’immaginazione civica che dovrà vedere protagonisti i Quartieri su questa applicazione del regolamento per i beni comuni, che è dettagliato negli scopi che trovate indicati nelle linee programmatiche e la task force antidegrado per la sicurezza, e anche qui trovate i dettagli. è quindi un lavoro che abbiamo definito trasversale, è un lavoro per progetti quello sul quale vogliamo invitare tutti al confronto, è un lavoro che ha grandi possibilità, noi siamo determinati a realizzarlo, ed è un lavoro che passa sul fatto che non verremo meno ai nostri impegni sugli altri settori. A proposito di cultura, abbiamo dimostrato che con la cultura si mangia abbondantemente in questa città, con gli investimenti in cultura che si sono realizzati in questi anni. Continueremo con gli investimenti in cultura con un’attenzione fondamentale agli operatori culturali e al rapporto degli operatori culturali con le nostre istituzioni che vanno riorganizzate per essere in grado di avere questa apertura; verso le attività culturali diffuse, che saranno un agente principale di questa battaglia delle idee che vogliamo portare in ogni quartiere della città e sarà anche l’occasione, il secondo mandato, per attuare impegni che non siamo riusciti a realizzare prima. Incontrerò a breve una rappresentanza degli scrittori della nostra città perché è maturo il tempo di programmare l’apertura di una “Casa della letteratura” che non sarà in centro storico ma sarà nei nuovi quartieri. Sarà mia cura informarvi sulle destinazioni e i luoghi appena sarà avvenuto questo incontro.
Voglio fare mia in conclusione un’affermazione di Federico Martelloni: la dignità del lavoro. Nel ricordo dell’operaio ucciso, e non mi sto commuovendo, penso che ci sia molto della storia della nostra città. La dignità del lavoro, i diritti sociali, i diritti umani, una città che vuole essere internazionale e aperta al mondo quando una buona parte del mondo vuole chiudersi in se stessa: o andiamo in questa direzione, o Bologna declina. È una battaglia che non dipenderà solo da noi ma è una battaglia che la mia amministrazione e la giunta vuole fare, e spero di poter contare anche sul vostro contributo.
Una precauzione finale, un po’ burocratica ma dovuta. Le linee di mandato del sindaco si presentano, contengono degli impegni e degli obiettivi, noi li abbiamo abbastanza delineati, ma abbiamo uno strumento che è tutto meno burocratico, e se è burocratico cambiamolo, rispettando le norme di legge: il Documento unico di programmazione. Lì queste linee si devono tradurre in azioni concrete. Cosa intendo per azioni concrete, e qui c’è il ruolo di controllo, indirizzo e modifica del Consiglio comunale: intendo che ci dev’essere scritto chi, come, dove e quando, nell’arco di questi cinque anni.
Quindi questa è una comunicazione dovuta che ho fatto con piacere e sulla quale sono disponibile al confronto. Dico però che il confronto che non finisce con questa presentazione ma si deve aprire sul concreto, e sul concreto sono aperto ad accogliere proposte migliorative per la loro traduzione effettiva nel Documento unico di programmazione.
Grazie davvero a tutti”.