“Nell’ultimo consiglio comunale (rimasti solo i gruppi di maggioranza) è stata approvata una interessante delibera, proposta dalla giunta, per l’adesione da parte del Comune di Sassuolo alla fondazione per le vittime dei reati. Personalmente – affermano Nadia El Barrami (PD) e Antonio Rossi (Lista civica Pistoni) – consideriamo che questa possibilità sia un importante atto non soltanto simbolico, ma, utile per avviare un percorso politico che vuole i consiglieri di maggioranza e amministrazione, a fianco di ogni singolo cittadino, che in grande difficoltà emotive e di violenze subite, richiedono un concreto aiuto”.
“Ora finalmente l’amministrazione e in prima persona il Sindaco attraverso la fondazione Emiliano Romagnola può aiutare le persone e i loro familiari, materialmente e psicologicamente (sostegno scolastico, coperture del affitto e del mutuo oppure una copertura una tantum per le difficoltà più urgenti) vittime dei reati.
L’ adesione al Fondo, a fronte di un impegno economico annuo di una quota minimale, permette al nostro Comune “nonostante il periodo di ristrettezze economiche” di aiutare concretamente i nostri concittadini, anche se si trovano momentaneamente all’estero, in una fase delicata della propria vita.
Nonostante la delibera sia stata approvata con favore e larga maggioranza dei presenti – proseguono El Barrami e Rossi – crediamo che a questo punto sia necessario anche continuare con altre simili azioni. Crediamo sia necessario rimettere al centro della nostra agenda politica la prevenzione alle violenze, bisogna veicolare la comunicazione nelle scuole di ogni ordine e grado utilizzando messaggi sul femminicidio, dobbiamo intrecciare rapporti con le parti sociali per favorire e divulgare nei luoghi di lavoro il valore educativo tra uomo e donna, crediamo sia utile potenziare i servizi sociali con esperti in materia di vittime di violenza, abbiamo la necessario di favorire alloggi di sostegno (meglio di unione dei comuni) per chi sporge denuncia contro i violenti, crediamo sia utile uno sportello antiviolenza oppure creare un centro inter-distrettuale in rete con le associazioni rivolto alle persone vittime di violenza. Possiamo e dobbiamo mettere in campo qualsiasi forma di prevenzione, ogni uno deve fare la propria parte, mettiamo insieme le competenze necessarie, la violenza non guarda alla classe sociale e nessun territorio che si ritenga civile, viene risparmiato.
Siamo fiduciosi che i nostri suggerimenti possano servire e far comprendere che la strada non è breve, infine – concludono – crediamo che la vera rivoluzione anti violenza passa dalla rivoluzione culturale di cui tanto si parla ma tanto ancora bisogna fare”.