L’episodio di sabato scorso a Finale Emilia, dove alcuni farmaci sono stati trasferiti dalla Casa della Salute al frigorifero di un bar adiacente a causa di un distacco della corrente, risveglia alcune perplessità sul modello che le Aziende Sanitarie emiliane hanno deciso di percorrere in questi anni con grande slancio. Le Case della Salute non possiedono quelle caratteristiche strutturali e quelle competenze professionali che possano garantire la gestione di ciascun farmaco in maniera pienamente consapevole.
“Farmaci conservati in maniera impropria – anche per brevi periodi – possono causare gravi conseguenze per la salute dei cittadini, oltre che un costo per la collettività – spiega Silvana Casale, presidente di Federfarma Modena – A maggior ragione i farmaci, particolarmente costosi, che richiedono uno stoccaggio a temperature basse e controllate. Senza voler creare alcun allarmismo, rimaniamo tuttavia perplessi di fronte a quanto accaduto a Finale: un evento sicuramente accidentale, che però obbliga ad una riflessione seria”.
“Ricordiamo – prosegue Federfarma – che le farmacie private e pubbliche della regione Emilia Romagna (Federfarma e Assofarm), da tempo hanno dato la propria disponibilità alle Ausl per svolgere la cosiddetta “distribuzione per conto” dei farmaci, con l’obiettivo di sposare il potere contrattuale delle Asl nell’acquisto dei farmaci con la capillarità territoriale delle farmacie. Una strada che porterebbe enormi vantaggi al cittadino, che potrebbe ritirare i medicinali nella propria farmacia di fiducia evitando spostamenti chilometrici e code, ma che garantirebbe oltre alla capillarità un controllo professionale e coscienzioso dei farmaci stessi”.