Sciopero di 4 ore dei lavoratori modenesi delle industrie del settore tessile-abbigliamento-calzature venerdì 31 marzo a sostegno della mobilitazione nazionale proclamata dai sindacati di categoria Femca/Cisl, Filtea/Cgil, Uilta/Uil per il rinnovo del biennio economico del contratto collettivo nazionale di lavoro.
Lo sciopero di 4 ore al pomeriggio (per i turnisti le ultime 4 ore del turno) interessa circa 6.000 lavoratori modenesi, in prevalenza donne, ed è
stato proclamato a seguito della rottura delle trattative con le Associazioni degli imprenditori, che, pur su differenti posizioni al loro interno, hanno avanzato una proposta economica di 72 euro contro i 78 euro richiesti dai Sindacati, con un allungamento del contratto di 6 mesi.
Femca/Cisl, Filtea/Cgil, Uilta/Uil hanno giudicato insufficiente e perciò inaccettabile una tale proposta che non tutela il potere di acquisto del
salario dei lavoratori!!
È chiaro l’intento degli imprenditori tessili di uscire dalle situazioni di difficoltà del settore scaricando sui lavoratori le loro contraddizioni, con il tentativo di comprimere diritti e aumenti salariali, anziché puntare su reali fattori di competitività.
Non a caso le Associazioni imprenditoriali, nel corso dei diversi incontri nei mesi scorsi, hanno tentato di scambiare il rinnovo del biennio economico con la modifica di alcune normative contrattuali
(riproporzionamento della maturazione dei ratei durante la Cig ordinaria, taglio del pagamento di 1/26 per le festività cadenti di sabato e 8 ore di
riduzione di orario delle attuali 56, unilateralità delle imprese nel decidere le 2 settimane di ferie nel periodo estivo superando le norme
dell’attuale CCNL che ne prevede la negoziazione a fronte di esigenze condivise).
Un tentativo, a cui la delegazione sindacale ha opposto un netto rifiuto, costringendo la controparte a togliere dal confronto questi “scambi
impropri”.
Il sindacato, le lavoratrici ed i lavoratori sollecitano le imprese del sistema moda italiano ad attivare politiche attive di innovazione, qualificazione e internazionalizzazione per sostenere il futuro della
filiera produttiva, il cui valore è dato anche da livelli salariali equi e coerenti con la qualità e l’immagine del Made in Italy nel mondo.