“Si delinea un quadro a luci e ombre nel settore manifatturiero del distretto vignolese Unione Terre di Castelli.
Le cause delle difficoltà del manifatturiero sono in buona sostanza le stesse che si registrano a livello nazionale – dichiara Giorgio Benincasa, coordinatore Cgil Distretto di Vignola – Senz’altro la crisi ormai strutturale, ma anche i deficit sistemici dell’industria italiana: posizionamento per buona parte in settori maturi a bassa intensità tecnologica, l’obsolescenza tecnologica, la poca propensione agli investimenti in ricerca e sviluppo.
Tutto ciò sospinge l’intero sistema economico verso un declino della produttività rispetto ai competitor che compromette sempre più le prospettive di ripresa e crescita.
Le imprese totali nel distretto vignolese sono circa 7.940 di cui 1.100 manifatturiere, 1.440 agricole, 1.230 delle costruzioni. Complessivamente nel 2012 erano invece 8.150.
La flessione ha riguardato maggiormente le imprese artigiane e comunque le aziende sotto i 20 dipendenti orientate al mercato interno.
Si è ridotto il fabbisogno occupazionale e gli ultimi anni hanno visto un aumento della disoccupazione, in gran parte quella femminile.
L’edilizia è ancora in profonda crisi, è un settore depresso con poche commesse e molte sofferenze finanziarie. Emblematico il caso della Open.Co di Castelvetro, azienda di infissi e serramenti, che si trova in regime fallimentare con il ricorso alla cassa integrazione straordinaria che vede coinvolti 160 lavoratori e per la quale si sta cercando di trovare una soluzione che dia continuità all’attività produttiva.
Il settore metalmeccanico accanto ad aziende che tengono dal punto di vista dei fatturati e dell’occupazione come la Bonfiglioli Riduttori e il Gruppo Fabbri, e in maniera più accentuata la Crown Aerosols Italia, si registrano aziende storiche in difficoltà come la C.M.S., la Sitma Machinery e la MecTrack che hanno fatto ricorso al contratto di solidarietà ed hanno dichiarato decine di esuberi.
Il settore ceramico, in gran parte collocato nel comune di Castelvetro, con nomi quali Ascot, CCV Castelvetro, Naxos, Abk Sir Production, Ceramiche Daytona e la Pastorelli a Savignano e la Fondovalle a Marano, dopo anni di difficoltà, sta vivendo ora, grazie anche ad una opera di riorganizzazione accompagnata da investimenti, una fase complessivamente positiva con tenuta e in alcuni casi anche di ripresa dei livelli occupazionali.
Infine abbiamo il settore dell’industria alimentare e in particolare del “comparto della lavorazione carni” che è fondamentale per l’economia e la competitività del territorio modenese e non solo per la sua funzione anticiclica. Nel distretto di Terre di Castelli abbiamo aziende come Inalca, Villani Salumi, Prosciuttificio S. Francesco, Alcar Uno, Global Carni, Castelfrigo, Assofood, dove sono occupati oltre 2.000 lavoratori.
In queste ultime settimane dopo anni di denunce e lotte sindacali il distretto della “lavorazione carni” di Vignola è arrivato ad un punto di rottura nell’applicazione del sistema degli appalti di manodopera.
Le indagini della Guardia di Finanza che si sono succedute in questi anni, hanno dimostrato che dietro gli appalti si nascondono spesso pratiche irregolari o illecite, spesso tollerate dalla committenza, pratiche che arrivano anche a determinare vere e proprie forme di sfruttamento.
Dopo la vertenza Castelfrigo portata avanti con tenacia dalle categorie e dalla Cgil confederale, il problema è stato finalmente riconosciuto in tutta la sua gravità dal sistema delle imprese.
L’impegno principale dei sindacati degli alimentaristi Flai/Cgil e della logistica Filt/Cgil è il rafforzamento dell’applicazione contrattuale corretta ed inclusiva per tutti i lavoratori, la regolarizzazione delle retribuzioni, ma anche il miglioramento delle condizioni materiali di lavoro.
Il confronto sindacale, sito per sito, pensiamo possa essere la modalità per affrontare e risolvere queste problematiche.
Riteniamo però che servono anche delle tutele di Legge, come la clausola sociale (che garantisce la garanzia del posto di lavoro in caso di cambio appalto) e come la responsabilità in solido tra committente e appaltatore.
In questa prospettiva un Accordo quadro nel tavolo istituzionale provinciale “lavorazioni carni” sarà fondamentale per responsabilizzare l’intero territorio, emarginare le pratiche irregolari (se non illegali) e costituire quelle precondizioni necessarie a garantire occupazione e competitività e agevolare la contrattazione nelle aziende nell’ambito di proficue relazioni industriali.
Tenendo presente tra l’altro che gli appalti riguardano comunque tutti i comparti, non solo quello della lavorazione carni.
Auspichiamo – conclude Benincasa – che l’allentamento del patto di stabilità dei Comuni e l’attuazione di quanto previsto nel Patto per il Lavoro Regionale consenta l’impiego di risorse pubbliche per innescare anche investimenti privati così da dar fiato alle imprese locali, rilanciare l’economia in una chiave di innovazione, qualità e sostenibilità energetica e ambientale in modo da recuperare occupazione ed evitare così la spirale viziosa meno lavoro, meno risorse, meno servizi, crescita delle diseguaglianze e della povertà”.