Otto marzo, Festa della donna, una ricorrenza che il segretario regionale del sindacato Ugl Emilia-Romagna, Tullia Bevilacqua, vuole sottolineare così: “Dopo anni di battaglie e di leggi a favore delle pari opportunità di genere abbiamo ancora bisogno di ricordare che la donna rimane il soggetto più discriminato e indifeso non soltanto in ambito sociale ma nell’intera filiera del lavoro. E le statistiche lo ricordano ogni giorno: con gli alti tassi di disoccupazione femminile, l’ emarginazione a danno delle donne madri e lavoratrici, i differenziali salariali e pensionistici che penalizzano le donne, nella difficoltà a conciliare i tempi di vita e di lavoro, nelle inadeguate misure adottate nel welfare-state e nelle politiche sociali territoriali in caso di maternità con l’offerta dei servizi pubblici per l’infanzia che non è aumentata”.
“Per non parlare della violenza fisica e psicologica che le donne subiscono ogni giorno. Tutto questo a riprova che il governo Renzi s’è dimostrato sordo ai tanti appelli che anche il sindacato gli ha lanciato a difesa delle pari opportunità”: aggiunge Tullia Bevilacqua.
E che il problema sia particolarmente sentito anche in Emilia-Romagna lo dimostrano i dati di cronaca sul femminicidio e la violenza alle donne.
Da gennaio 2015 al novembre 2015 sono 5 le donne in Emilia-Romagna uccise dalla violenza maschile e ben 3301 (i dati presentati a dicembre 2015 sono riferiti al 2014) quelle accolte nei 13 centri antiviolenza aderenti al Coordinamento dei centri antiviolenza dell’ Emilia-Romagna, fra tutte le donne accolte a vario titolo, coloro che hanno subito violenza sono state 2978 (i 90,2%). Le donne che subiscono violenza psicologica sono il 91,2% (2255 donne); quelle che subiscono violenza fisica sono il 67,8% (1677 donne); quelle che subiscono violenza economica sono il 41,2% (1018 donne); quelle che subiscono violenza sessuale sono il 14,3% (353 donne). E sono anche in aumento le donne straniere che vengono “prese in carico” nei centri regionali, con una percentuale che si assesta al 36%.
E in Italia non è stato ancora colmato il gap con l’Europa visto che l’ Istat certifica una media complessiva del 46,8% delle donne tra i 15 e i 64 anni con regolare occupazione (il 56,9% di donne occupate al Nord e il 30,3% al Sud) e appena una donna su due (il 46,8%) che lavora in media in tutta Italia. Un tasso di occupazione femminile fermo ormai da un decennio che pone il nostro Paese all’ultimo posto in Europa. E nonostante si laureino più donne che uomini, la differenza di occupazione è circa il 7% già a un anno dalla laurea.
L’Europa ha già messo all’indice il governo su un’altra misura mai decollata: il credito di imposta per le donne lavoratrici, se ne era parlato molto, nel Jobs act era stato previsto un intervento sul fronte fiscale per sostenere il lavoro femminile, ma la previsione non ha avuto seguito.
“C’è ancora molta strada da fare. E che il tema della disoccupazione femminile debba essere posto all’ordine del giorno dell’agenda politica lo ha ricordato anche il presidente della Repubblica Mattarella nel suo primo discorso di fine anno”: aggiunge il segretario regionale dell’Ugl Emilia-Romagna, Tullia Bevilacqua, che ricorda , inoltre, che: “il sindacato Ugl pone con forza questa questione e chiede al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di porla al centro delle politiche del governo” con un presidio a piazza Montecitorio , a Roma, dalle 15:00 alle 20:00 , davanti al Parlamento, che si svolgerà proprio l’8 marzo 2016 , in occasione della Giornata internazionale della Donna.