Premesso che la UIL non nutre alcun dubbio sul fatto che i cittadini non debbano ricercare alcuna scorciatoia a pagamento per ottenere ciò che a loro è dovuto, riteniamo che le soluzioni proposte dall’Assessore Venturi, se non inserite in un contesto strutturale, rappresentino una risposta non sufficientemente adeguata e di scarsa prospettiva.
Leggendo infatti quanto apparso sulla stampa sembrerebbe che nel piano dell’Assessore Venturi, al via dopo l’estate, la diminuzione dei tempi di attesa si ottenga con prestazioni aggiuntive (es. la domenica), quindi attraverso la volontarietà dei professionisti dipendenti del SSR, con l’aumento delle prestazioni effettuate dal privato accreditato e con l’eventuale blocco della libera professione la dove si osservano notevoli divergenze tra attività a pagamento e attività istituzionale.
Ora, pur non contestando la legittimità dei percorsi soprariportati (ampliamento della SIMIL ALPI e della committenza esterna), la UIL ritiene che dette scelte, così come oggi sembra siano orientate, possano avere esclusivamente la caratteristica della straordinarietà alla quale deve far seguito un programma strutturato che faccia leva sulla disponibilità e la volontarietà dei professionisti o sull’aumento della committenza esterna solo dopo aver saturato le potenzialità produttive delle strutture pubbliche della Romagna anche uniformando gli orari ISTITUZIONALI dei servizi, come è stato concordato nei diversi protocolli di intesa tra la Conferenza Socio Sanitaria e CGIL CISL e UIL.
Oggi infatti In alcuni territori i servizi sono aperti istituzionalmente dal lunedì al sabato compreso per 12 ore al giorno, in altri no, ci aspettiamo quindi che la Regione intenda ragionare su prestazioni aggiuntive partendo dalla ricerca prima di tutto di uniformità dell’apertura dei servizi.
Non sfugge che la maggiore saturazione delle tecnologie comporterebbe un minore accesso a esternalizzazioni di prestazioni e una minore richiesta di committenza esterna correlata ad esigenze temporanee, potendo i cittadini contare su più ampie offerte ordinarie e costanti nel tempo.
Per quanto riguarda l’aumento delle prestazioni attraverso il privato accreditato ci spettiamo che i costi delle prestazioni siano uniformi nei vari territori e soprattutto siano competitivi rispetto ai costi sopportati per l’attività ordinaria o per l’acquisto di prestazioni aggiuntive all’interno delle strutture pubbliche. Non vi sarebbero infatti ragioni per orientare scelte non considerando questi semplici aspetti.
Infine il tema del blocco dell’attività libero professionale non può essere considerata una “strategia nuova”, questa possibilità esiste da anni ma non viene percorsa. Molte volte si parla di riforme innovative ma molto spesso più che riformare sarebbe sufficiente applicare la regole già esistenti.
Il piano di contenimento delle liste di attesa definito “straordinario” a ottobre del 2014 ha evidenziato i propri limiti, auspichiamo pertanto un piano “ordinario”, attraverso interventi strutturali e di maggiore appropriatezza delle prestazioni anche valutando gli indici di consumo medio regionale delle stesse, affinchè i cittadini possano contare su tempi di attesa accettabili e duraturi nel tempo e sulle prestazioni di cui hanno effettivo bisogno.