Il via libera all’uso del latte in polvere in Italia imposta dall’Unione europea sotto il pressing delle lobby, mette a rischio un sistema produttivo che, nella sola provincia di Modena, conta una produzione di oltre 300.000 tonnellate di latte per una Produzione Lorda Vendibile (PLV) di 150 milioni di euro.
Lo afferma Coldiretti Modena in occasione della mobilitazione di allevatori, casari e consumatori in piazza Montecitorio a difesa del Made in Italy per impedire il via libera in Italia al formaggio e allo yogurt senza latte alla quale hanno partecipato anche gli allevatori modenesi capitanati dal Presidente di Coldiretti Modena Francesco Vincenzi e dal Direttore Giovanni Duò.
Si vuole porre fine – precisa Coldiretti Modena – al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, previsto da una legge nazionale del 1974, che ha garantito per oltre 40 anni l’alta qualità della produzione casearia nazionale. Il superamento di questa norma – continua Coldiretti – provocherebbe l’abbassamento della qualità, l’omologazione dei sapori, un maggior rischio di frodi e la perdita di quella distintività che solo il latte fresco con le sue proprietà organolettiche e nutrizionali assicura ai formaggi, yogurt e latticini Made in Italy.
“L’uso del latte in polvere danneggia e inganna i consumatori – spiega il presidente di Coldiretti Modena Francesco Vincenzi–, mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale. Senza contare il ruolo insostituibile che il settore degli allevamenti svolge come presidio del territorio, nel quale la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali al pascolo.”
“Con un chilo di polvere di latte, che costa sul mercato internazionale 2 euro – sottolinea il direttore di Coldiretti Modena, Giovanni Duò – è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore perché viene a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori. Il pressing esercitato dalla Commissione Europea sull’Italia ha già stimolato – continua Duò – gli interessi degli speculatori con le importazioni di latte e crema in polvere che sono aumentate del 16 per cento nel primo trimestre 2015 rispetto allo scorso anno, secondo una analisi della Coldiretti. E non è certo casuale che i 2/3 delle importazioni provengano da Francia e Germania, l’asse che detta la linea politica dell’Unione Europea”.
La polvere di latte – informa Coldiretti – è un prodotto “morto”, privo di proprietà organolettiche, che può arrivare da qualsiasi parte del mondo dove i maggiori produttori sono Nuova Zelanda e Stati Uniti mentre in Europa i leader sono Francia e Germania. La disidratazione consente di concentrare i costituenti del latte rendendoli conservabili a temperatura ambiente per oltre un anno e la tecnologia di produzione prevede che il latte, dopo essere stato corretto del suo contenuto di grassi, venga trattato termicamente con una perdita di valore biologico delle proteine del latte che può essere anche rilevante.
E’ in corso – sottolinea Coldiretti – un pericoloso braccio di ferro che potrebbe portare alla chiusura delle stalle, alla perdita di posti di lavoro, all’omologazione e all’appiattimento qualitativo della produzione nazionale dopo la lettera di diffida inviata all’Italia dalla Commissione Europea, che è stata purtroppo sollecitata dall’associazione italiana delle Industrie lattiero casearie (Assolatte).
L’Italia – sottolinea Coldiretti Modena – grazie alla tutela della legge nazionale ha conquistato un primato internazionale nella qualità e nella varietà della produzione di formaggi con ben 487 diversi tipi censiti a livello territoriale che lo scellerato comportamento delle lobby industriali rischia ora di far crollare.