E’ tempo di Pride anche per le persone con disabilità. Proprio mentre le manifestazioni a difesa dei diritti civili colorano molte città d’Italia, nasce a Bologna un gruppo di persone LGBT con disabilità.
«Le persone gay che hanno anche una disabilità subiscono spesso una doppia discriminazione» spiega il referente del gruppo, Pierluigi. «Le difficoltà comunemente legate all’omosessualità possono moltiplicarsi. Pensate, ad esempio, ad una giovane lesbica che non è dichiarata in famiglia: se non è autonoma a causa di una disabilità fisica, come può vivere liberamente la propria affettività? Dovrebbe chiedere ai genitori di accompagnarla in un locale gay?».
Il rischio, allora, è l’isolamento. Il gruppo Jump, nato all’interno del circolo Arcigay Cassero di Bologna, costituisce anzitutto un luogo di socializzazione e di incontro per le persone LGBT con disabilità. «Non si tratta di ghettizzarsi ulteriormente in una minoranza nella minoranza, bensì di offrire quello che viene chiamato “supporto tra pari”, cioè uno scambio di esperienze tra persone che vivono situazioni simili. Vogliamo poter dire a chi ancora si nasconde, a chi pensa di essere l’unico disabile omo/bisessuale o trans, che in realtà non è da solo» continua Pierluigi. «Noi ci siamo e lottiamo per il nostro diritto ad una vita indipendente, anche sul piano dell’affettività e della sessualità.»
E il primo “salto” da fare per arrivarci è quello culturale. La cosiddetta “omodisabilità” – che proprio Arcigay aveva già indagato nel 2007, tramite la ricerca “Abili di Cuore” – è infatti una realtà ancora poco conosciuta, sia tra famiglie e operatori che all’interno della comunità LGBT. Il gruppo Jump intende perciò fare rete con gli altri gruppi e associazioni, sia LGBT che di persone con disabilità, organizzando eventi formativi, proiezioni di film e altre attività culturali mirate ad abbattere la “barriera” di pregiudizi e stereotipi.
Ma oltre alle barriere culturali, ci sono naturalmente quelle fisiche: «anche su queste stiamo lavorando» spiega il referente del gruppo. «Lo stesso circolo Cassero, che ci ospita – e che rappresenta il centro della comunità LGBT bolognese, e non solo – ha sede in un luogo molto suggestivo, che purtroppo però presenta ancora grosse barriere architettoniche». I volontari del Cassero si attivano per ridurre il problema, per quanto possibile, ma i lavori strutturali sono di competenza del Comune. «Basti dire che alcuni di noi, in carrozzina, per riuscire a raggiungere il Cassero devono aspettare che arrivi un passante a dargli una spinta su per la salita. Oltre che umiliante, è una situazione che potrebbe configurarsi come discriminatoria in base alla L. 67/2006».
Insomma, le barriere non mancano, ma nemmeno il coraggio e la determinazione. «Un gruppo di disabili che si chiama Jump, “salto”? Sembra un paradosso, o una presa in giro. Forse per questo ci è piaciuto come nome, perché ci ricorda una cosa impossibile. E l’impossibile va tenuto d’occhio: per i nostri nonni girare per la città su una carrozzina poteva sembrare impossibile, così come due gay non potevano andare in giro tenendosi per mano.
E invece oggi, disabili e omosessuali, sfiliamo per le strade partecipando al Pride. Oltre tutte le barriere»
Info
Il gruppo Jump si incontra ogni due giovedì, dalle 17 alle 19,
presso il circolo Cassero, in via don Minzoni 18, a Bologna.
Pagina FB: https://www.facebook.com/jumpoltre
Contatti: gruppojump@gmail.com cell. 349 6941664 (Pierluigi)