A distanza di tre anni dal terremoto, un’altra impresa rinasce dalle macerie, pur non essendosi mai fermata. È la cooperativa Muratori di S. Felice sul Panaro che dopodomani – sabato 27 giugno – inaugura la nuova sede, dopo che quella storica aveva dovuto essere demolita a seguito dei gravi danni provocati dal sisma. La cerimonia comincia alle 9.45 al Pala Round Table (piazza Italia) con il saluto del presidente della cooperativa Gianfranco Finelli e gli interventi di Gaetano De Vinco (presidente Confcooperative Modena), Lauro Lugli (presidente Legacoop Modena), Maurizio Torreggiani (presidente Unioncamere Emilia-Romagna e Camera commercio), Alberto Silvestri (sindaco di S. Felice e presidente Unione Comuni Modenesi Area Nord), Gian Carlo Muzzarelli (presidente della Provincia e sindaco di Modena), Alan Fabbri (consigliere regionale), Palma Costi (assessore regionale Attività produttive e ricostruzione post-sisma), Stefano Bonaccini (presidente Regione) e Maurizio Gardini (presidente nazionale Confcooperative). Il taglio del nastro è previsto alle 12 in via Campo di Pozzo 171, dove è stata ricostruita la sede della Muratori di San Felice. Si tratta di un edificio progettato e realizzato in modo totalmente diverso dal precedente, con caratteristiche di elevata efficienza energetica e in modo da richiedere nel tempo una manutenzione minima. Tra primo (uffici tecnici) e secondo piano (uffici amministrativi) la nuova sede si estende per 1.200 metri quadrati; gli uffici sono “open space”, con pareti mobili attrezzate. Il sisma ha causato danni per oltre due milioni di euro; la stessa cifra che è stata spesa per la nuova sede. «Il nostro timore era di non poter ricostruire – spiega Gianfranco Finelli, presidente della Muratori San Felice – Sotto le nostra fondamenta si era verificato il fenomeno della liquefazione delle sabbie, così come successo al campo sportivo: un caso rarissimo che ha fatto il giro del mondo. Abbiamo realizzato sondaggi con geologi, dal momento che la sabbia mista ad acqua appariva a macchia di leopardo. Alla fine è stato necessario progettare un sistema “a platea” innovativo per istituire una base omogenea sulla quale abbiamo potuto ricostruire con tranquillità».