Morini-BonzaniIn occasione del 70° anniversario della Liberazione venerdì 24 aprile, alle 10 e alle 21, sul palco dell’Altro Teatro va in scena “Pane e Rose. Storie di pace e libertà. Una rivolta guidata dalle donne”, uno spettacolo della compagnia Teatro dell’Orsa scritto, diretto e interpretato da Monica Morini e Bernardino Bonzani. Il progetto, nato dalla collaborazione con ANPI, l’amministrazione comunale e Arci Reggio, ricostruisce la protesta veemente e appassionata di mille donne che l’8 ottobre del 1941 si presentarono davanti al municipio di Cadelbosco Sopra chiedendo pane e pace. Dieci di loro furono arrestate e incarcerate. 

Erano tutte antifasciste, braccianti, madri e mogli che dovevano provvedere alle famiglie mentre mariti, fratelli e figli erano al fronte, in guerra. Da questo episodio quasi sconosciuto e dimenticato, con interviste e ricerche, è stata ricostruita una storia di donne umili e piene di dignità, tra lotte per il lavoro e sacrifici per dare un’istruzione ai figli. Donne pronte ad agire, a fare la loro parte, a stendersi sui binari con i figli nella pancia per fermare i treni carichi d’armi.
Lo spettacolo è stato insignito del Premio del pubblico Museo Cervi Teatro per la Memoria 2013. Il Teatro dell’Orsa lavora con le storie. Le storie incise nella terra che abitiamo e non solo. Storie con radici lunghe. Le hanno ascoltate e raccolte dalla bocca di testimoni che ne hanno tenuto memoria, dai libri, dai giornali, da ciò che lascia segni. Le parole hanno chiamato la musica, il corpo si fa narrante. Così sono arrivate la storia dei fratelli Cervi, “Cuori di terra” con cui hanno vinto nel 2003, a Scenario, il Premio Ustica per il teatro di impegno sociale e civile, ma anche R60 ballata operaia per le memorie degli operai delle officine Reggiane e della Bloch, la vita di Nilde Iotti, la violenza taciuta e rimossa sulle donne, la Costituzione. “Qualcuno – spiegano Monica Morini e Bernardino Bonzani – chiama il teatro che facciamo teatro civile. Civile è la fatica del vivere sentendosi parte di ciò che c’è, civile è l’ascolto del passato e la tensione a costruire futuro insieme, dando valore alle parole, ai fatti, al sentire sommerso. Civile è l’ascolto di storie che hanno perso la voce. Dentro al teatro camminiamo come artigiani e artisti. Siamo quasi sempre autori dei testi che abitiamo sulla scena. Veniamo da esperienze che ci hanno addomesticato ad usare le mani, il cuore, la testa, in un fare che si traduce nella conoscenza della macchina teatro”.