I “Classici” di maggio giungono alla loro quattordicesima edizione: anche quest’anno il Centro Studi “La permanenza del Classico” dell’Alma Mater Studiorum, fondato e diretto dal Prof. Ivano Dionigi, offre all’Università e alla città un ciclo di letture e lezioni classiche che parleranno del nostro presente attraverso i grandi testi dell’antichità greca e romana, per interpellare la nostra identità di cittadini e di uomini.
Il ciclo di quest’anno s’intitola Homo sum: la parola più semplice e più disarmata, la parola più forte e più profonda che possiamo pronunciare.
Homo sum: nel verso di Terenzio, passato in proverbio fin dall’antichità, la dichiarazione prosegue con una chiusa celebre; una chiusa che prima i pagani (a partire da Cicerone e Seneca), poi i cristiani (Agostino soprattutto), poi gli umanisti e i moderni hanno inteso come una convinta affermazione di fratellanza universale: homo sum: nihil humani a me alienum puto, «io sono un uomo: nulla di ciò che è umano mi è estraneo».
Homo sum: una dichiarazione che tuttavia non si lascia intendere soltanto come un elogio dell’humanitas e del suo universalismo; homo sum – in molti suoi usi latini – dice e sottintende: «sono soltanto un uomo», ovvero «non sono un dio», in ossequio all’etimo a cui credevano gli antichi, “uomo” da humus, “terra”; homo sum afferma i limiti dell’uomo: e nella capacità di riconoscere tali limiti individua, dell’uomo, la paradossale grandezza.
L’Agostino delle Confessioni, dopo aver indirizzato a Dio il suo inquieto quid es, Deus meus?, «cosa sei, tu, Dio mio?», (1, 1, 4), si rivolge finalmente a se stesso (10, 6, 9 et direxi me ad me) e si interroga (et dixi mihi: tu quis es?); e la sua risposta suona a noi insieme umilissima e intensissima: et respondi: homo, «e ho risposto: un uomo».
Cosa può dire, oggi, a noi, l’homo sum che i classici insistono a ripeterci? Forse può dirci, ancora, che il nostro ‘essere uomini’ è un «miracolo terribile» (Sofocle) che ci interpella e ci provoca a indagare. Con umiltà e insieme con coraggio, anche nella convinzione che siamo destinati e condannati sempre al legame con gli altri, perché l’«uomo separato [choristheis] o è dio o è bestia» (Aristotele). Anche il «conosci te stesso» della sapienza delfica – che come l’homo sum significa innanzitutto: «sappi quanto sei fragile», «sappi che sei solo un uomo» – è inteso da Socrate, e da noi con Socrate, quale invito a interrogare, ogni giorno che ci è dato vivere, il mistero che noi siamo.
Consapevoli del nostro essere miracolosi e terribili. Consapevoli che «siamo uomini». E dunque consapevoli – e più di tutti quelle donne e quegli uomini che dedicano la propria vita a cercare la conoscenza per offrirla ai più giovani, e alla società intera – che «tutto ciò che è dell’uomo ci riguarda».
Gli incontri avranno luogo, come d’abitudine, ogni giovedì di maggio (7, 14, 21, 28 maggio), alle ore 21, nell’Aula Magna di S. Lucia e nella contigua Aula Absidale videocollegata.
Il ciclo sarà inaugurato giovedì 7 maggio dalla serata Tyche. Del conoscere, e vedrà la messinscena del più enigmatico e conturbante dramma dell’antichità, l’Edipo re di Sofocle, realizzata e diretta da una delle più vivaci compagnie del teatro contemporaneo, Archivio Zeta (Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni), con il commento di un maestro indiscusso della psicoanalisi, Massimo Recalcati. Per l’occasione, l’Aula Magna di Santa Lucia diventerà teatro di suoni e di voci, con le musiche di Patrizio Barontini e la regia sonora dell’équipe internazionale “Tempo Reale”.
La seconda serata, Pietas. Del dovere, ci offrirà – nell’intensa interpretazione di due grandi protagonisti del nostro teatro, Manuela Mandracchia e Luciano Roman – letture dall’Eneide di Virgilio, e in particolare dalla tragica vicenda di Didone. A commentare l’eterno conflitto fra interesse individuale e dovere verso la comunità a venire sarà un punto di riferimento non solo della dottrina costituzionale, ma anche della coscienza civile del Paese, Gustavo Zagrebelsky. Al pianoforte, per scandire le letture e incantarci con la sua musica, Giuseppe Fausto Modugno.
La terza serata, Eros. Dell’amare, ci guiderà all’interpretazione e all’ascolto di uno fra i più straordinari dialoghi di Platone, il Simposio: un testo che non cessa di provocare ogni facile concezione del rapporto fra la nostra passione e il nostro sapere. Ci guiderà nella comprensione del dialogo un ospite irrinunciabile delle serate di maggio, Massimo Cacciari, che introdurrà la lettura-spettacolo dal Simposio pensata da Claudio Longhi, alla guida di una squadra di giovani e già notevolissimi interpreti come Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Simone Tangolo. La serata sarà accompagnata, alla fisarmonica, dalle esecuzioni musicali di Olimpia Greco.
Infine, giovedì 28 maggio, la serata Tempus. Del vivere, ci porterà a riflettere sui nostri modi di vivere, subire o mettere a frutto il tempo che ci è dato, con la lettura de La brevità della vita di Seneca commentata da Ivano Dionigi. Accanto a lui, in una serata che vuol essere tutta dell’Alma Mater, leggeranno i brani di Seneca – tradotti da un maestro degli studi latini, Alfonso Traina – studentesse e studenti del nostro Ateneo, accompagnati dal Collegium Musicum Almae Matris.
Tutte le serate vedranno il coordinamento generale di Claudio Longhi e si avvarranno delle traduzioni e del contributo scientifico e organizzativo delle studiose e degli studiosi membri del Centro Studi “La permanenza del Classico”, Francesco Citti, Federico Condello, Elisa Dal Chiele, Camillo Neri, Lucia Pasetti, Daniele Pellacani, Bruna Pieri, Francesca Tomasi, Antonio Ziosi.
Modalità d’ingresso: l’ingresso è a inviti. Gli inviti potranno essere ritirati, fino ad esaurimento, il martedì precedente ciascuna rappresentazione, dalle ore 17 alle ore 19, presso il Centro Studi “La permanenza del Classico”, via Zamboni 32.
Per tutti coloro che non riusciranno ad essere presenti, sarà reso disponibile un servizio di diretta video on line, all’indirizzo www.permanenza.unibo.it.
Per informazioni: Centro Studi “La permanenza del Classico” – Dipartimento di Filologia Classica e Medioevale via Zamboni 32, Bologna tel. 0512098539 permanenza@unibo.it