La cooperazione “malata”, quella “spuria, le finte cooperative, l’inchiesta su EXPO, su Mafia Capitale, sugli appalti di Ischia palesano una situazione inaccettabile nel sistema economico e produttivo italiano, a partire dal ruolo della Cooperazione, che necessità di una risposta immediata e radicale, in grado di bandire l’illegalità e lo sfruttamento nel sistema degli appalti.
La magistratura deve fare e farà il suo corso, ma questo paese non può più permettersi di avere da più di 700 giorni bloccata in Parlamento una legge contro la corruzione, di avere livelli istituzionali permeati dalla illegalità, lavoratori sfruttati con retribuzioni da 3€ all’ora nel sistema degli appalti.
Così come nel sistema produttivo il ruolo della Cooperazione deve tornare ad essere quello definito dai valori fondanti delle proprie radici: solidarietà, trasparenza, redistribuzione del reddito, partecipazione, democrazia economica.
L’importanza determinante della cooperazione nel sistema economico e sociale della nostra regione e nel paese viene messo in discussione da chi, agendo illegalmente, ha scelto la strada della competizione giocando sulla pelle dei lavoratori e dei soci, utilizzando e facendosi utilizzare dalla corruzione e dalla malavita organizzata per competere sul mercato. E’ indispensabile ritrovare il senso comune della legalità e del buon lavoro per uscire da un cancro che ormai sta permeando l’intero paese.
Per queste ragioni come Cgil riteniamo necessario rilanciare la nostra proposta di legge di iniziativa popolare sugli appalti e nella nostra regione proporre nel Patto per il lavoro il testo unico sugli appalti, in grado di bandire dal sistema produttivo i corrotti, chi opera nella cosiddetta “zona grigia”, chi non applica i contratti nazionali collettivi di lavoro, chi continua a operare con il massimo ribasso.
Così come riteniamo non più rinviabile la revisione delle legge 142 sul socio lavoratore, per ridare dignità, possibilità al socio lavoratore di partecipare democraticamente alle decisioni nelle imprese cooperative e esercitare funzioni di effettivo controllo.
La stessa Cooperazione ha bisogno di darsi nuove regole e ribadire i propri valori fondanti, di promuovere un’azione in grado di alienare chi opera border line con il “mercato illegale”, di riconoscere il valore del lavoro. Promuovere un’azione da parte della Cooperazione che metta in discussione quel gruppo dirigente che non decide una volta per tutte dove vuol operare: scegliere la legalità come barriera contro l’illegalità, è ormai inderogabile.
Come Cgil riteniamo che sia possibile costruire, insieme ai tanti uomini e donne cooperatori e cooperatrici di questa regione che vogliono rifondare il sistema cooperativo, ognuno nell’autonomia del proprio ruolo, un futuro che rilanci il modello cooperativo che fondi le proprie radici nel valore del lavoro e nei principi della nostra Costituzione.
(Segreteria Cgil Emilia Romagna)