La CGIL dell’Emilia Romagna contrasta l’idea che tende ad inserire nella legge di stabilità 2014 la svendita delle spiagge e chiede alla Regione Emilia Romagna, alle Autonomie Locali, al sistema di rappresentanza delle imprese di farsi promotori di iniziative che combattano questa idea speculativa e puntino su lavoro e sviluppo.
Ancora una volta c’è chi tenta di usare la crisi per avvalorare politiche che favoriscono la speculazione, aprono la strada ad un abusivismo sfrenato, impoveriscono la capacità di attrattività del nostro paese.
La proposta di compensare gli effetti finanziari della manovra economica contenuta nella legge di stabilità 2014 attraverso la svendita delle spiagge demaniali, con il solo scopo di fare cassa, rientra nella logica di uno Stato che rinuncia ad essere protagonista nello sviluppo del Paese e sceglie di appagare gli interessi di pochi attraverso lo sfruttamento selvaggio di un patrimonio che è risorsa della collettività.
Già la non brillante stagione turistica ha pesato fortemente nell’andamento economico del settore sia per i riflessi occupazionali che di tenuta del sistema delle imprese, con profonde ricadute sull’economia generale del Paese.
Occorre quindi collocare il tema spiagge e demanio in un’ottica più generale di valorizzazione del sistema turistico del nostro Paese e dell’Emilia Romagna che si costruisce promuovendo e sostenendo politiche di investimento che consentano di qualificare l’offerta turistica attraverso veri e propri piani di valorizzazione dei territori, dove lavoro ed impresa sono protagonisti.
Il rapporto fra lavoro e sviluppo economico è inscindibile anche nel settore turistico, perché solo così si crea ricchezza, ridistribuzione del reddito e benessere territoriale.
La stessa iniziativa di costituzione del Distretto Turistico della Costa emiliano-romagnola, già inoltrato dalla Regione al Governo, si fonda su un’idea di qualificazione complessiva del settore e valorizzazione del territorio.