Prevista e annunciata da esperti e scienziati, la “fiammata di caldo”, che doveva accompagnarsi all’irrompere dell’anticiclone africano <Zalka>, è arrivata puntuale e, purtroppo, non ha tradito le attese, facendo impazzire nella giornata di domenica 28 luglio 2013 le colonnine di mercurio, salite fino ad estremi record per Modena.
Gli strumenti di rilevazione dell’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia hanno misurato nel pomeriggio 38.0°C presso la stazione storica, posta sul torrione orientale del Palazzo Ducale di Modena, dove da oltre centottantanni si raccolgono puntualmente le osservazioni meteo della città. Si tratta di una temperatura che per il centro cittadino coincide non solo col record annuale, che resisteva dal 20 giugno scorso con 35.4°C, ma addirittura con la seconda temperatura di sempre, superando quella del 2003. Al primo posto assoluto restano al momento i 38.5°C raggiunti nel 1983.
In periferia, invece, nella stazione del Campus di Ingegneria di via Vignolese la colonnina è balzata alla temperatura record per il 2013 di 40.4°C.
Lo scorso anno – ci ricordano gli esperti dell’Osservatorio Geofisico universitario – in piazza Roma si arrivò a 37.3°C e al Campus di Ingegneria a 39.6°C. Non era andata molto meglio la notte poiché le minime giornaliere non sono mai scese sotto i 27.2°C entro il territorio urbano ed i 21.6°C verso la campagna.
“Oggi – commenta con ironia Luca Lombroso – si poteva perfino usare un termometro clinico, quelli da febbre per intenderci, per misurare la temperatura atmosferica. E’ sintomo che bisogna iniziare a preoccuparsi e a <curare> con urgenza le cause antropiche del riscaldamento globale, il quale è alla radice non tanto della singola ondata calda come quella in corso ma dell’aumento di frequenza delle ondate di caldo”.