Quante sono le abitazioni romane ancora celate nel sottosuolo di Modena? È possibile riportarle alla luce, assieme al loro patrimonio di pavimentazioni musive? Alle scoperte archeologiche passate e recenti nel territorio modenese, in particolare ai mosaici, è dedicata la conferenza di domenica 3 marzo alle 16.30 nella nuova sala conferenze dei Musei civici (Palazzo dei Musei, largo Porta Sant’Agostino 337). La direttrice del Museo civico archeologico etnologico Ilaria Pulini interverrà sul tema “Mosaici visibili e invisibili: scoperte passate e recenti”. Pulini proporrà notizie e curiosità sui mosaici romani di Mutina e del suo territorio, con riferimento alla mostra in corso al Lapidario romano, dedicata al mosaico ritrovato nella villa di Savignano sul Panaro, ma anche alla domus che si trova sotto la chiesa di Santa Maria delle Asse a Modena. L’ingresso è gratuito e per i partecipanti ci sarà una piccola merenda con tè e biscotti.

Nel corso dei secoli i modenesi hanno avuto molteplici occasioni di venire a conoscenza di recuperi di resti di antiche pavimentazioni, che testimoniavano la presenza di dimore di lusso, sia in città che nelle campagne. Diverse, a seconda che si trattasse di scoperte nell’area urbana o nel territorio, sono state le modalità del rinvenimento: a seguito di escavazioni profonde in città, visto che i livelli di età romana si intercettano normalmente fra i 3 e i 5 metri, in occasione di lavori agricoli o escavazioni superficiali nelle campagne, dove mediamente i depositi di età romana sono a meno di un metro di profondità. In alcuni casi si è proceduto al distacco, almeno parziale, di porzioni o lacerti delle pavimentazioni, ma la maggior parte dei mosaici non sono stati recuperati e di essi è rimasta testimonianza soltanto nel racconto degli scopritori o, in tempi più recenti, degli archeologi. La storia dei rinvenimenti archeologici a Modena e dintorni è piena di episodi di questo tipo, che al momento della scoperta suscitano la curiosità dei cittadini, poi cadono nell’oblio.

Il lavoro di documentazione avviato dal Museo e dalla Soprintendenza da oltre un trentennio, confluito nella carta archeologica della città e del territorio, offre un quadro aggiornato di tutte le scoperte effettuate nel corso del tempo. Fra queste, una serie di testimonianze di età romana si riferiscono a resti di pavimentazioni a mosaico. Soltanto alcuni di essi sono stati staccati, la maggior parte è rimasta in situ, altri sono andati dispersi per sempre.

Ilaria Pulini passerà in rassegna scoperte passate e recenti, in cui sono emersi mosaici di età romana, collegandole direttamente ai luoghi del rinvenimento: case, strade, piazze, parchi, terreni che i cittadini frequentano abitualmente, senza rendersi conto che lì sotto c’erano, e talvolta ancora ci sono, i resti delle case dei modenesi di duemila anni fa, fra cui ricche domus di città e opulente ville di campagna ornate da splendidi pavimenti a mosaico. Sarà l’occasione per ritornare a parlare della domus che si cela sotto la chiesa di S. Maria delle Asse, e anche delle spoliazioni compiute negli anni Sessanta nei siti dove sorgevano le più fastose residenze di età augustea.

Il ciclo di incontri “Metti un pomeriggio al museo” continua sabato 9 marzo dalle 15 alle 18 con “Non perdere il filo!”: dimostrazioni di tessitura, intreccio e maglia tenute da Nicoletta Di Gaetano, Thessy Schoenholzer Nichols e Giovanna Dallari, nell’ambito della mostra “Le vesti di sempre: gli abiti delle mummie di Roccapelago e Monsamopolo del Tronto”, in corso fino al 7 aprile. Domenica 10 marzo, sempre dalle 15 alle 18, andranno in scena letture e racconti dal titolo “Vita vissuta”, progetto teatrale dedicato alla vita delle popolazioni rurali dell’Appennino, curato da Vania Milani e realizzato dall’associazione Rocca et Labora, con il patrocinio della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia Romagna e dell’associazione Lo Scoltenna.

Sabato 16 marzo alle 16.30 si presenta il volume “Il mosaico riscoperto”, con il soprintendente per i Beni archeologici dell’Emilia-Romagna Filippo Maria Gambari, la direttrice del Museo civico archeologico etnologico Ilaria Pulini, Donato Labate e Luca Mercuri della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia-Romagna e Silvia Pellegrini del Museo civico archeologico etnologico. “L’arte dell’intreccio” è invece il titolo del laboratorio (su prenotazione) previsto per domenica 17 marzo alle 15,30 e alle 17 e rivolto ai bambini dai 6 ai 12 anni. Il laboratorio sarà preceduto da una breve visita alla mostra “Le vesti di sempre”. Chiude il calendario degli incontri l’appuntamento di domenica 24 marzo alle 16.30, “L’archeologo e l’artista. Arsenio Crespellani e Giuseppe Graziosi”: una visita guidata che comprende la gipsoteca Graziosi e la mostra sul mosaico scoperto da Arsenio Crespellani nell’Ottocento a Savignano sul Panaro e riprodotto all’acquerello dal giovane Giuseppe Graziosi.