Sono 2.496 le donne che si sono rivolte dall’1 gennaio al 31 ottobre 2012, a un centro antiviolenza dell’Emilia-Romagna. Nello stesso periodo dell’anno precedente erano state 2.256, per poi salire alla fine di dicembre a 2.692. Tra 2011 e 2012 sono inoltre cresciute le richieste di soggiorno in case rifugio per sottrarsi a situazioni di particolare pericolo: 86 donne e 68 bambini nel 2011, 121 e 124 rispettivamente nel 2012. Se aumenta dunque il numero delle donne che decidono di chiedere aiuto, configurando una positiva emersione del fenomeno, dall’altro crescono da parte degli uomini comportanti particolarmente violenti che possono determinare situazioni di emergenza. Un elemento questo confermato anche dal drammatico fenomeno dei femicidi: 17 nel 2011 e 15 tra gennaio e ottobre 2012. E’ quanto emerge dai dati raccolti dal Coordinamento Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna presentati oggi a Bologna in Regione in occasione della Giornata internazionale contro la violenza alle donne, che cade il prossimo 25 novembre.
“E’ un problema drammatico, di fronte al quale non possiamo abbassare la guardia – ha sottolineato l’assessore regionale alle politiche sociali Teresa Marzocchi – dobbiamo lavorare su come stanno le donne, su come sta la famiglia, su come sta la nostra collettività e dobbiamo farlo rafforzando sempre di più l’integrazione tra istituzioni, privato sociale, servizi sul territorio. Una scelta questa che da sempre contraddistingue il nostro welfare di comunità, ma che ora diventa ancora più strategica per capitalizzare al meglio le poche risorse a disposizione per il sociale”.
In vista del 25 novembre Giunta e Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna hanno messo a punto diverse iniziative. Il 22 novembre a Bologna ( sala Polivalente della Regione, viale Aldo Moro 50) un convegno farà il punto sull’attività di “Liberiamoci dalla violenza”, il centro modenese gestito dall’Azienda Usl di Modena che rappresenta l’unica struttura pubblica che si occupa di recuperare uomini autori di maltrattamenti nei confronti delle donne. “La violenza contro le donne non è più un punto di vista” è invece l’iniziativa in programma il 23 novembre (sempre a Bologna presso la sala Polivalente) promossa dalla Commissione regionale per la parità, che proporrà una riflessione allargata ai tanti attori che sono coinvolti nel problema della violenza alle donne: dalle forze del’ordine, agli operatori sociale e sanitari, ma, tenendo ben fermo, come ha sottolineato la presidente della Commissione, la consigliera regionale Roberta Mori che “siamo di fronte a una questione che riguarda l’intera società e che deve essere affrontata attraverso un’alleanza forte con gli uomini, sul piano operativo e culturale”.
Tra i 30 e i 49 anni, sposata e con figli la donna che si rivolge a un centro antiviolenza. Nell’80% dei casi la violenza arriva dal partner
Abbastanza stabile nel tempo il profilo di chi si rivolge a un centro antiviolenza.Come ha spiegato Giuditta Creazzo, curatrice scientifica della ricerca, si tratta di una donna tra i 30 e i 49 anni, prevalentemente coniugata o convivente, all’80% con figli minori, una scolarità medio alta, ma condizioni economiche che in oltre la metà dei casi le impediscono di poter contare su un reddito sufficiente al proprio mantenimento. Oltre il 30% sono donne straniere, un dato tanto più significativo se si considerano le difficoltà linguistiche, culturale e sociali.
Un dato di fondo si ripete in oltre l’80% dei casi e cioè che la violenza è compiuta da un partner o ex partner. Tra l’inizio della violenza e la richiesta di aiuto passano in media sette anni, anche se i dati indicano una progressiva diminuzione.
I dati dimostrano inoltre che l’emersione del fenomeno è strettamente collegata alla presenza di strutture sul territorio. Non a caso subito dopo Bologna la provincia da cui proviene il maggior numero di donne che si rivolgono a un Centro antiviolenza è quella di Ravenna, dove operano – ha sottolineato la rappresentante del coordinamento Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna Antonella Oriani – ben tre Centri.
Il Centro modenese “Liberiamoci dalla violenza”: attualmente 18 gli uomini in trattamento
Compie un anno “Liberiamoci dalla Violenza” al momento l’unica struttura pubblica che nel nostro Paese si occupa di recuperare uomini autori di maltrattamenti nei confronti delle donne. Gestito direttamente dall’Azienda Usl di Modena e ad accesso gratuito, il centro è stato contattato dal 2 dicembre 2011 al 25 ottobre 2012 da 90 persone, di cui 42 uomini (per avere informazioni o chiedere un appuntamento); 11 donne (interessate ad avere informazioni per inviare i compagni); 37 persone a vario titolo interessate all’argomento. Attualmente il Centro modenese ha in trattamento 18 uomini, 3 sono stranieri, di età compresa tra i 28 e i 65 anni e di diversa estrazione sociale.