Venerdì 26 ottobre alle 16, presso l’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena, seduta di studio sui seguenti temi: ‘Per una lettura iconografica dell’Appartamento dei Giganti nel Palazzo Ducale di Sassuolo’ – ‘Un episodio modenese di Angelo Venturoli: il “Palazzino nella Piazzetta di S. Francesco” del cavalier Luigi Landriani’.

Graziella Martinelli Braglia

Per una lettura iconografica dell’Appartamento dei Giganti nel Palazzo Ducale di Sassuolo

Nel Palazzo Ducale di Sassuolo, l’Appartamento dei Giganti – dal ciclo delle pitture che un tempo lo decoravano – è rimasto ai margini della pur ricca storiografia sula “Delizia” estense. Al piano rialzato dell’ala meridionale, si compone di un camerino e di due camere. Autentico palinsesto della storia del Palazzo per stratificazione delle sue testimonianze d’arte, è costituito da ambienti già del castello medievale, abbelliti dagli Este nel secondo ‘400, e quindi dai Pio di Savoia ai primi del ‘500. I restauri della Soprintendenza per i BSAE di Modena e Reggio Emilia, conclusisi nel 1998, hanno recuperato e valorizzato anche decorazioni parietali di pieno Seicento, quando il castello venne trasformato da Francesco I d’Este in sontuosa reggia barocca. Infatti, nel 1644 l’Appartamento fu qualificato con grandi tele, perdute, con ogni probabilità raffiguranti Storie dei Giganti a opera di pittori reggiani capeggiati da Francesco Mattei, in un contesto affrescato su cui sarebbe intervenuto nel 1646 Sebastiano Sansoni da Scandiano. A suggerire un’ipotesi interpretativa del significato iconografico è la raffigurazione dipinta delle statue dell’Errore e dell’Arroganza, dalla celebre Iconologia di Cesare Ripa: allegorie negative, esaltate nel gusto per il paradosso così diffuso nella retorica barocca, che erano un tempo accostate alle perdute Storie dei Giganti, di cui resta la sola scena del Castigo di Sisifo, dipinta su parete. Si ipotizza dunque che il ciclo figurativo – probabilmente dettato dall’abate Nicolò Musso – intendesse ammonire chiunque, nell’errore e per arroganza, osi sfidare l’autorità, come i Giganti, Sisifo e gli altri mitici personaggi di cui s’è persa la rappresentazione; e come questi furono puniti, così il castigo attende i ribelli al potere costituito, sia dell’Impero che del Papato, senza escludere un monito agli stessi cortigiani di Francesco I . Un ciclo, dunque, vertente sulla “hybris”, l’insolente presunzione di potenza da parte di colui che si erge contro gli dei, suscitando la loro vendetta.

Luca Silingardi

Un episodio modenese di Angelo Venturoli: il “Palazzino nella Piazzetta di S. Francesco” del cavalier Luigi Landriani

Angelo Venturoli (1749-1821), personalità dominante l’architettura bolognese nei decenni fra Settecento e Ottocento, scrive nella lista autografa delle opere da lui progettate, sotto la data dell’aprile 1782: “Facciata e Spaccati del Palazzino costruito nella Piazzetta di S. Francesco nella città di Modena spettante al Nobil Uomo il sig. cav. Luigi Landerniani (sic) Maggiordomo del Serenissimo Duca di Modena”. L’impresa modenese di Venturoli, che pure aveva attirato l’attenzione degli studi, non era mai stata sinora individuata. Si è ora identificato il nobile “Larderniani” nel cavalier Luigi Landriani proprietario dell’edificio, ora noto come Palazzo Ferrari, sull’odierno corso Canalchiaro (n. 138) là dove si allarga verso il piazzale San Francesco. Il cavalier Luigi Landriani (m. 1806), “spia-ambasciatore a Londra” nel periodo dal 1753 al 1766, “consigliere ispettore generale” del governo estense, e quindi Governatore di Correggio sul finire del Settecento, fu dunque il committente di questo palazzetto, riconfigurato sull’antica casa Roncaglia, proseguendo quella tradizione che, nell’arco del Settecento, aveva visto l’aristocrazia modenese affidarsi ai più affermati architetti d’ambito bolognese; a iniziare da Francesco Maria Angelini, cui spettano progetti per il Palazzo Rangoni sull’odierna via Farini e, con ogni probabilità, per la villa dei banchieri modenesi conti Sorra a Gaggio in Piano, e proseguendo con Alfonso Torregiani, autore di interventi nel palazzo dei marchesi Levizzani in corso Canalchiaro e in quello dei marchesi Frosini nell’attuale via Battisti. Ennesimo e cospicuo episodio nella riqualificazione settecentesca della capitale estense, il Palazzo Landriani, ora riconosciuto, viene così a costituire un’ulteriore pagina al catalogo di Angelo Venturoli, in particolare riconfermando l’inclinazione neocinquecentesca della sua cultura architettonica.

Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena – Palazzo Lorenzotti Rango d’Aragona, Corso Vittorio Emanuele 59 Modena