Un vero e proprio salasso stimabile attorno ai 70 milioni di euro, a cui se ne aggiungeranno altri 12 quando, a luglio 2013, entrerà in vigore l’aliquota all’11%: è questo il conto, salatissimo, che pagherà l’Emilia Romagna se verrà approvato il Disegno di Legge di Stabilità 2013 proposto dal Governo Monti che prevede dal 1° gennaio 2013 l’innalzamento dal 4% al 10% dell’Iva sui servizi socio-sanitari svolti dalle cooperative sociali. Una regione che può vantare oggi un Fondo per la Non Autosufficienza pari a 445,6 milioni di euro a cui va aggiunto un importo analogo proveniente dagli Enti Locali e dai cittadini che fruiscono dei servizi.
Il provvedimento è bocciato senza appello dalla cooperazione sociale dell’Emilia Romagna (911 coop sociali, 45.000 soci, 40.000 addetti e un volume d’affari di 1.500 milioni di euro) che sottolinea come il bilancio generale della manovra risulti ancora più pesante in quanto l’aumento dei costi pari a 70 milioni legato all’incremento dell’Iva non riguarda soltanto i servizi ad anziani e disabili non autosufficienti. A questi occorre poi aggiungere tutte le prestazioni educative e di assistenza all’infanzia, svolte nelle comunità e negli asili e case per l’infanzia (case materne), nei doposcuola e nei centri culturali e ricreativi per minori e adolescenti, ma anche a domicilio e nelle scuole che vedono gli operatori delle cooperative sociali impegnati nelle funzioni di sostegno. Oltre ai servizi di accoglienza ai cittadini stranieri e i servizi assistenziali rivolti alle persone con sofferenze psichiatriche e con dipendenze da sostanze psicotrope e, ora, anche da gioco.
Complessivamente, ricorda la cooperazione sociale, a livello nazionale questo aumento dell’Iva si tradurrebbe in un aggravio di oltre 500 milioni di euro, ripartiti per il 70% sulla Pubblica Amministrazione e per il restante 30% sulle famiglie utenti finali dei servizi. Un peso insopportabile in qualunque momento, ma in particolare oggi di fronte alla drastica e progressiva contrazione delle risorse pubbliche e private, che rischia di provocare, nel 2013, il taglio del 20% dei servizi.
L’approvazione di questo provvedimento costituirebbe quindi un vero e proprio colpo di grazia per il welfare territoriale e dei servizi che in questi anni ha visto azzerarsi anche l’apposito Fondo nazionale.
Anziché tradursi in maggiori entrate fiscali, questa misura comporterà maggiori spese per le ASL ed i Comuni ed una riduzione drastica dei servizi che colpirà gravemente da un lato le categorie più fragili e indifese (disabili, malati terminali, anziani e minori in situazioni di emarginazione sociale e disadattamento) e dall’altro tutte le famiglie che vedranno ridursi i servizi o aumentare i costi.
La cooperazione sociale auspica quindi che il disegno di legge proposto dal Governo Monti venga opportunamente modificato e a tale proposito rivolge un pressante appello anche al presidente della Conferenza Stato-Regioni, Vasco Errani, ed al presidente dell’ANCI, Graziano Del Rio, affinché possano contribuire a bloccare lo smantellamento del Welfare con le gravi ripercussioni che questo avrebbe sulle tante persone e famiglie che versano nel bisogno di assistenza e cura.