Il presupposto è che la pista di Marzaglia va fatta, ma i toni assunti dal dibattito non sono adeguati nei modi e nel merito. Va salvaguardato il rapporto con la città e il tema della sostenibilità è da declinare in termini ambientali, sociali, economici e democratici. Ecco il commento congiunto dei segretari provinciale e cittadino del Pd Davide Baruffi e Giuseppe Boschini:

«Mentre gli italiani discutono delle difficoltà della crisi economica e del lavoro, a Modena ci arrovelliamo intorno alla pista di Marzaglia: solo questo basterebbe ad indicare che c’è qualcosa che non va nell’agenda politica, che a noi non appare in sintonia con le preoccupazioni prevalenti dei modenesi. Se il tema è circoscritto, il suo svolgimento è forzato: c’è qualcosa di profondamente sbagliato nella contrapposizione manichea tra lo sviluppo e le esigenze dell’ambiente. Il partito ha il dovere di essere attento al rapporto con tutta la città e soprattutto al tema della sostenibilità delle nostre scelte. Questo non può significare assolutamente essere schiacciati sulle posizioni di Modena attiva. Sgomberiamo il campo da equivoci, ci sono differenze profonde rispetto alle loro obiezioni: per il Pd è stato giusto fare la pista di Marzaglia, un’opportunità importante che coniuga la vocazione manifatturiera della città con il brand Modena “Terra di motori”. Inoltre non siamo mai entrati nel merito delle questioni autorizzatorie e formali. Abbiamo viceversa sollevato un problema politico, quello della gestione del confronto con la città e le sue parti, del modo in cui si costruisce consenso attraverso il dialogo e la capacità di rendere leggibili e trasparenti le decisioni assunte. Abbiamo sollevato il tema di come dare leggibilità concreta ad uno sviluppo attento al futuro, ai posti di lavoro, alle esigenze delle imprese e della ricerca, ma altrettanta attenzione chiediamo venga posta alla sostenibilità ambientale, o sociale, economica e democratica, ossia ad un vero sviluppo sostenibile. Sono cambiati tempi, deve cambiare la risposta politica. Questo è l’elemento, irrinunciabile, che ci accomuna e accomuna il nostro impegno politico con quello dei nostri alleati. Se non parliamo questa lingua viene meno un fondamentale terreno di confronto su cui costruire insieme a loro le prospettive politiche della città. Perciò riteniamo che un problema da risolvere permanga, e non sia un semplice problema di toni, ma un problema politico: questa modalità di rapportarsi con la città non va bene. Non si può di volta in volta aprire un conflitto con il partito, i suoi alleati, le associazioni, i diversi enti coinvolti nei processi autorizzatori, le istituzioni stesse; non si possono derubricare le perplessità e i dissensi che di volta in volta possono nascere dinanzi alle singole scelte come retrivi, conservativi o forieri di “declino e miseria”. Questo modo di parlare e di rapportarsi ai cittadini non è liquidabile come intemperanza verbale. Occorre un cambiamento».