Leggiamo in questi giorni alcune reazioni scomposte alla sentenza del Tribunale di Reggio Emilia, che ha consentito ad un giovane uruguayano di ottenere dalla Questura il permesso di soggiorno grazie al matrimonio, contratto in Spagna, con un cittadino italiano.

Riassumiamo i fatti: il 13 marzo il Parlamento europeo ha votato la risoluzione secondo cui il diritto alla famiglia va applicato senza discriminazione sulla base di sesso, in conformità alla Carta dei diritti fondamentali. Il 15 marzo la Cassazione ha ribadito lo stesso principio e dunque Tribunale e Questura si sono mossi in un ambito legislativo ineccepibile. Questo è così scontato, che persino il premier conservatore inglese Cameron ha proposto nel proprio paese una legge che si adegui a questa normativa. In Italia invece si annunciano sfracelli inesistenti, mentre si tace su un altro dramma vero.

I sacri difensori della famiglia tradizionale non ricordano che in Italia, secondo statistiche recenti, un uomo su 400 mila ammazza una donna in un anno e questo uomo nella quasi totalità dei casi è il marito o il convivente. E’ quindi decisamente falso e palesemente ridicolo attribuire la crisi della famiglia alle responsabilità degli ambienti culturali che sostengono il diritto democratico al pieno riconoscimento della condizione familiare di due persone dello stesso sesso. Qualcuno però è andato oltre il Forum delle famiglie. Si chiedono dai gay segni particolari perchè si dice che “una volta l’orientamento sessuale era un dato sensibile”. Stava forse scritto sulla carta d’ identità o sul passaporto, come succedeva durante il fascismo e si vede nel film “Una giornata particolare” di Ettore Scola?

Per Lucio Dalla le cose sono andate diversamente: era famoso e si accostava frequentemente ai Sacramenti. In democrazia i diritti di chi è più famoso sono diversi rispetto ai comuni cittadini? 

(ARCI – INIZIATIVA LAICA – CGIL)