“In tema di Bilancio 2012, è nostro auspicio confrontarci quanto prima con l’Amministrazione comunale: quello che si profila all’orizzonte per cittadini e imprese modenesi è un aumento del prelievo tributario senza precedenti”. Il silenzio perpetuato fino ad oggi in materia di Bilancio, da parte del Comune di Modena preoccupa non poco Confesercenti. L’associazione imprenditoriale ha calcolato, seppure solo approssimativamente, che l’aumento della pressione fiscale locale per il 2012 tra IMU, Addizionale regionale Irpef, si aggirerà intorno a 73 milioni di euro. “Una cifra già di per sé esorbitante per la quale non si escludono ulteriori incrementi peggiorativi”.

Secondo Confesercenti infatti applicando l’IMU ad aliquota standard, il gettito complessivo 2012 potrebbe raggiungere almeno 86 milioni di euro, contro i circa 41 milioni dell’ICI 2011: come minimo, 45 i milioni di prelievo in più. Se poi a questi si aggiungono: l’incremento dell’Addizionale Regionale Irpef (+3,3%) stimato in un prelievo aggiuntivo pari a 10 milioni di euro e i 18 milioni di euro in più che il Comune conta di incamerare ‘manovrando’ le aliquote IMU, l’Addizionale Comunale Irpef e, forse, la nuova imposta di soggiorno, l’aumento sarà pari a circa 73 milioni di euro (da ripartire tra Comune, Regione e Stato).

Per individuare coloro che verseranno di più, si può prendere a riferimento quei circa 114 mila soggetti che a Modena già pagano l’Irpef (che non comprendono gli incapienti rispetto all’Irpef, ma che pagano l’IMU se proprietari di immobili). In tal modo possiamo dire che ciascun contribuente Irpef, nel 2012 dovrà mediamente versare (Addizionale Irpef e IMU) 640,00 euro in più rispetto a prima. “Una cifra che seppur di previsione è di per sé fin troppo consistente – fa sapere Confesercenti Modena, ricordando che il calcolo non ha tenuto conto di eventuali incrementi delle rette dei servizi, della TIA o di altri adeguamenti – e che se confermata andrà a gravare pesantemente sui già magri bilanci di famiglie e imprese”.

Prioritario pertanto per l’associazione imprenditoriale modenese rimane la riduzione delle spese correnti ordinarie dell’Ente comunale, a cominciare da quelle non direttamente legate a servizi di immediata fruizione per i cittadini. Discorso che dovrebbe riguardare tutti i servizi centrali, di amministrazione generale, di comunicazione, di gestione delle risorse, e altri ancora, attualmente esempio di frantumazione e di ridondanza. Senza escludere le attività dei servizi di Welfare non direttamente fornite all’utente e oggi, purtroppo, meno prioritarie, legate all’ascolto, alla comunicazione, all’informazione, allo studio, al coordinamento etc. su cui sarebbe possibile intervenire. Come pure per diversi uffici tecnici che risultano oggi, dopo il drastico ridimensionamento delle opere pubbliche da progettare e da realizzare, fin troppo esuberanti in ogni settore: dalla logistica, agli incarichi, alla dotazione organica, alla progettazione esterna etc. Si potrebbe poi guadagnare in integrazione e qualità delle politiche urbanistiche, dei lavori pubblici e delle manutenzioni ad esempio, costituendo gruppi di progetto tra diversi comuni, capoluogo incluso, con probabili ricadute importanti sui costi di gestione come su quelli di progettazione.

Utile sarebbe poi orientarsi verso una razionalizzazione dei costi delle Circoscrizioni, di quelli degli impianti sportivi utilizzati da utenti non dilettanti e di diversi servizi culturali, teatri e biblioteche inclusi. Anche servizi importanti come quelli di assistenza agli anziani e ai minori e quelli educativi dovrebbero accelerare i programmi di aumento dell’efficienza e di riduzione delle spese orientandosi maggiormente ad una gestione in convenzione.

“Gli esempi potrebbero essere assai più numerosi – sostiene Confesercenti – se si aprisse una nuova stagione di riforma strutturale per il medio periodo delle politiche e dei servizi comunali, visti nella loro forma allargata alle società, alle aziende e alle fondazioni comunali. Riforma che dovrebbe anche proporsi di contenere la pressione fiscale locale. Inoltre, l’applicazione anche ai servizi comunali della “spending review” (revisione della spesa) dovrebbe orientarsi ad una maggior armonia e convergenza, almeno sulle politiche fondamentali, con altri comuni della provincia senza escludere processi organizzativi orientati all’integrazione tecnico amministrativa. Ciò potrebbe rappresentare un passo in avanti anche nella razionalizzazione dei costi. Come del resto per il coordinamento di scelte e di regolamenti su area vasta”.

“Poiché su queste questioni di merito non abbiamo mai avuto occasione di discutere e di quantificare realmente quanto si potrebbe risparmiare, sarebbe auspicabile ed urgente fissare un incontro tra l’Amministrazione comunale e le associazioni imprenditoriali. Incontro che dovrebbe tenersi con una certa urgenza: prima cioè di gravare fiscalmente e ulteriormente su famiglie e imprese modenesi, evitando di colpire a dismisura i consumi e conseguentemente la tenuta (vedi applicazione dell’IMU) di molte PMI, del commercio e dei servizi”.