Negli ambienti scientifici sono noti col nome di “misuratori dell’antico” e sono ricercatori che nell’ambito di diverse discipline scientifiche sono in grado di stabilire caratteristiche ed età di un oggetto. A breve questi specialisti riuniti sotto l’egida dell’AIAr – Associazione nazionale di Archeometria, ovvero la scienza che attraverso le competenze multidisciplinari di chimici, fisici, geologi, biologi, archeologi, storici dell’arte è in grado di datare e descrivere composizione e proprietà di reperti archeologici e storico-artistici, si ritroveranno tutti quanti a Modena, ospiti dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. L’occasione che li vedrà riuniti sarà quella del loro annuale congresso.

L’appuntamento, che prevede un interessante ed intenso programma ricco di comunicazioni sui più recenti filoni di ricerca portati avanti dagli studiosi di questa materia, si terrà presso la sala Leonelli della sede della Camera di Commercio di Modena (via Ganaceto 134) a partire dalle ore 9.00 di mercoledì 22 febbraio e proseguirà fino a venerdì 24 febbraio 2012.

Organizzato dai ricercatori dei Dipartimenti di Scienze della Terra, di Chimica e di Biologia, il convegno nasce anche come occasione per gli studiosi dell’Ateneo modenese-reggiano di mostrare alla comunità scientifica l’avanzamento delle ricerche condotte su un sito molto speciale, quello di Piazza Grande, del Duomo e della Ghirlandina, patrimonio Unesco. Non a caso il convegno si chiuderà venerdì con un visita guidata condotta dal prof. Stefano Lugli, coinvolto in primis nelle ricerche sui materiali utilizzati per la costruzione di questi edifici.

Una curiosità: negli edifici del centro storico di Modena i ricercatori hanno individuato ben 21 tipologie di pietre diverse, giunte in città in epoca romana, ma provenienti da luoghi ed epoche ben più lontane. La più antica è un raro esempio di granito rosso di Assuan, città egiziana degli obelischi, che i ricercatori hanno datato a 606 milioni di anni fa e che è parte del colonnato del palazzo Comunale.

“La vita di una civiltà antica – ha dichiarato la prof.ssa Maria Giovanna Vezzalini dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, tra gli organizzatori dell’evento – soprattutto se preistorica si ricostruisce dallo studio dei materiali con cui sono stati prodotti manufatti e costruzioni. E’ grazie alla loro attenta analisi che i ricercatori sono in grado di risalire a costumi ed abitudini di un popolo. Le tecniche archeometriche danno un contributo fondamentale in questo senso. Rispetto all’analisi delle opere d’arte, invece l’archeometria si inserisce principalmente in termini di diagnostica. Si individuano ad esempio i componenti di un pigmento di un’opera d’arte o di un intonaco o la composizione di un materiale lapideo o di un vetro e si riesce in questo modo a ricostruire quelle che erano le tecniche manifatturiere del periodo e ad esempio valutare l’autenticità di un’opera o intervenire con opere di conservazione e restauro”.

Durante la tre giorni modenese il confronto non sarà circoscritto solo su ricerche in ambito nazionale, tra le quali si riferirà anche di scavi che vedono coinvolti ricercatori e studenti Unimore sul sito di Stromboli, più volte visitato dal Presidente Napolitano, ma si porteranno all’attenzione dei ricercatori esperienze scientifiche condotte in siti esteri dalla Grecia al Sudan, passando per il Giappone.

Tra gli interventi da segnalare quello del prof. Giorgio Bonsanti, storico dell’arte e fra i maggiori esperti di storia e tecniche del restauro, già soprintendente reggente alla Galleria Estense di Modena e impegnato in numerosissime altre istituzioni museali italiane, che nella giornata inaugurale di mercoledì 22 alle ore 9.15 parlerà di “Istanza estetica nel restauro del 2000”, della prof. ssa Gianna Ayala, archeologo, docente all’Università di Sheffield che parlerà di insediamenti preistorici nel corso di contributo recato ai partecipanti sempre mercoledì 22 alle ore 14.00 dal titolo “Integrazione delle scienze archeologiche nella geoarcheologia”; della dott. ssa Francesca Casadio, chimico, che dopo una importante esperienza al Getty Museum di Los Angeles è approdata all’Art Institute of Chicago in qualità di capo del laboratorio scientifico che giovedì 23 alle ore 10.40 riferirà su “Il Museo come fucina di un nuovo dialogo fra opere d’arte e ricerca scientifica: il caso americano”, relativo alla sua esperienza di sinergia fra discipline umanistiche e scientifiche nell’intervento e conservazione delle opere d’arte.