Sovraffollamento delle strutture, carenza di organico della polizia penitenziaria, mezzi datati e, in metà dei casi, fuori uso: ecco l’analisi numerica e politica fatta dal Pd sulla situazione degli istituti penitenziari modenesi.
Il nuovo padiglione della Casa circondariale di Sant’Anna destinato a ospitare 150 detenuti è ormai finito. Si è tenuta anche la prima ispezione per valutare ipotesi di fattibilità per l’apertura, ma già ora rispetto alla pianta organica mancano 51 agenti di polizia penitenziaria e i detenuti presenti sono ben 191 in più di quelli teoricamente possibili. Quel padiglione, quindi, secondo il Partito Democratico, potrà aprire solo a due condizioni: che arrivino altri agenti (e non vengano poi immediatamente trasferiti come è capitato a parte di quelli inviati a fine novembre) e che i 150 posti in più siano semplicemente occupati da quei detenuti che già adesso rendono Sant’Anna sovraffollato. Non si può certo pensare, in questa situazione, di ospitare altri carcerati provenienti dall’ esterno. Gli ultimi dati (aggiornati all’inizio di questa settimana) vedono la presenza alla Casa circondariale di 411 detenuti rispetto ai 220 originariamente previsti: in gran maggioranza si tratta di stranieri (il 68%), mentre gli italiani si fermano a quota 32%. Su di loro vegliano 170 agenti di polizia penitenziaria: dovrebbero essere, invece, 221. Internati in sovrannumero e carenze di organico anche alla Casa lavoro di Saliceta San Giuliano: gli ospiti sono attualmente 64 mentre non dovrebbero superare le 50 presenze, mentre gli agenti in servizio sono 35 quando ne servirebbero 49. Solo in parte diversa, ma legata alla peculiarità della struttura, la situazione alla Casa di reclusione di Castelfranco Emilia dove a fronte di 58 agenti previsti ne sono in servizio solo 48, ma anche i presenti sono meno di quanto in ipotesi la struttura potrebbe ospitare, 60 su di una potenzialità di 90 persone.
La dotazione di mezzi a disposizione del personale di polizia penitenziaria, masoprattutto la loro manutenzione, soffre pesantemente della mancanza di risorse. L’ultima vettura acquistata risale al 2005, quella più vecchia è stata immatricolata nel 1994. Per fortuna sono entrambe funzionanti, ma sono fra le poche perché su 13 mezzi in dotazione, ben 7 sono classificati come “fuori uso” o “guasti in autoparco”.
“Il sovraffollamento delle carceri, anche di quelle modenesi – commenta Giuseppe Boschini, segretario cittadino del Pd – è frutto di due fenomeni concomitanti: una giustizia lenta, incapace di misure alternative (come ad esempio i domiciliari) realmente affidabili e un approccio ideologico alla immigrazione, voluto soprattutto dalla Lega, che ha trasformato ogni immigrato in un potenziale criminale, e coperto di sospetto chiunque cercasse di lavorare per la loro integrazione sociale. A questo si aggiunge una inadeguata progettualità sulle strutture, a volte fatiscenti, a volte invece recenti ma prive della manutenzione necessaria, o dei necessari completamenti per il loro pieno utilizzo. A Modena queste situazioni le abbiamo tutte”. Il nodo ineludibile, però, secondo Boschini rimane quello del reinserimento: “Dobbiamo riallacciare il rapporto tra carcere e società, tra carcere e territorio. – conclude il segretario cittadino del Pd – I reclusi e gli operatori delle strutture penitenziarie non possono essere abbandonati in un mondo a parte, invisibile e senza parola. La reclusione deve tornare ad avere la sua finalità non solo di sicurezza e giustizia risarcitoria, ma anche di reinserimento, altrimenti la pressione migratoria, il disgregarsi del tessuto sociale, che la crisi sta accelerando, porteranno il problema carcerario ad esplodere definitivamente”.